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Non chiamiamola Dittatura Sanitaria, è molto peggio. Marco Gervasoni

Non chiamiamola Dittatura Sanitaria, è molto peggio. Marco Gervasoni

25 Novembre 2020

Parliamo di linguaggio o – per meglio dire – di definizioni linguistiche, che sono importanti.

Il regime segregazionista che vige in Italia (e in tutti i paesi che hanno scelto il lockdown) viene spesso chiamato “dittatura sanitaria”.

E’un termine forte che rende l’idea, ma insoddisfacente perché è un “dare la patente” di nobiltà a questo regime chiamandolo “dittatura”.

Nell’antichità Romana il termine dittatura (che era un potere straordinario dato a un dittatore) serviva per ristabilire la salute non dei singoli individui ma della comunità, dello Stato.

Qui vediamo la grande differenza.
Oggi abbiamo una dittatura, se vogliamo chiamarla così, il cui obiettivo non è affatto restaurare lo Stato, la società e la comunità, ma distruggerla …quindi non è esatto chiamarla dittatura.

Per configurarsi una dittatura ci deve essere un Dittatore, cioè qualcuno che incarni, più o meno carismaticamente, la missione, ma oggi non pare di individuarlo.

Nonostante i toni fuori dalle righe, nessuno sarebbe in grado di riconoscere Speranza nelle vesti di un dittatore che arringa le folle o che, semplicemente, comanda.

Quindi il termine “dittatura sanitaria” non ci piace.

Le dittature sono qualcosa di tremendo, ma hanno sempre un loro rilievo tragico e nobile, che invece questo regime non ha.

Allora come chiamarlo?
Tirannia?
Tirannia va già meglio.
Dispotismo?
Dispotismo sanitario ancora meglio, perché il dispotismo rievoca immediatamente i modelli orientali.

Ascolta l’intero podcast di Marco Gervasoni

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