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La rubrica Focus Radio è a cura della giornalista Beatrice Silenzi – direttore responsabile di Fabbrica della Comunicazione.

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Rivoluzione Digitale: La Svolta Offline di Scuole e Nazioni

L’anno scolastico in Italia si è aperto con una novità significativa: lo smartphone è bandito dalle aule e dagli intervalli negli istituti superiori. Questa non è solo una stretta normativa, ma un segnale di una più ampia tendenza globale verso la “disconnessione digitale” istituzionalizzata, con l’Australia che, ad esempio, ha alzato l’asticella bloccando i social network ai minori di 16 anni. Siamo all’alba di un’era di “digital detox” globale?

L’Italia spegne gli schermi: concentrazione e interazione

La circolare del Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha esteso il divieto di usare lo smartphone durante l’attività didattica e in ogni momento della giornata scolastica, un provvedimento già in vigore nelle scuole medie.
L’obiettivo è chiaro: favorire concentrazione, interazione e un ambiente di apprendimento libero da distrazioni digitali.
Questa iniziativa si inserisce in un contesto più ampio di “ritorno alla disciplina” che vedrà nel 2025 ulteriori normative, come una stretta sul voto in condotta e un inasprimento degli esami di maturità, mirando a contrastare l’indisciplinatezza e la distrazione cronica della Generazione Z.

Molti dirigenti scolastici, come al Galilei di Roma, affiancano al divieto momenti di riflessione guidata sull’uso consapevole dello smartphone, privilegiando l’educazione alla punizione.
L’efficacia di un regolamento dipende dal suo rispetto. L’Associazione Nazionale Presidi, pur richiamando alla gradualità delle sanzioni (dalla nota sul registro alla sospensione), equipara l’uso dello smartphone in classe a una sigaretta accesa: inaccettabile.
Sorprendentemente, famiglie e autorità scolastiche sembrano allineate su questo fronte comune, sottolineando la crescente preoccupazione per l’impatto della tecnologia sui giovani.

La dipendenza da smartphone: una piaga globale

Il divieto scolastico è solo una delle risposte a un problema ben più grave: la dipendenza da smartphone, o “smartphone addiction”. Questa condizione, che nel lessico delle tossicodipendenze indica un uso patologico del telefonino e dei social, colpisce oltre un quarto degli adolescenti a livello mondiale, con conseguenze negative su sonno, concentrazione e relazioni sociali, come documentato dall’Istituto Superiore di Sanità.

Di fronte a questi numeri allarmanti, l’obiettivo non è demonizzare lo smartphone, ma imparare a gestirlo con consapevolezza, recuperando un sano equilibrio tra vita online e offline.
Esperti dell’ISS hanno stilato un vademecum di 5 buone pratiche per un graduale digital detox quotidiano:

Prendere coscienza del problema: Riconoscere i segnali di dipendenza in sé stessi o nei propri figli (impulso a controllare il telefono, ansia da separazione, difficoltà a disconnettersi).

Introdurre momenti e zone “smartphone-free”: Stabilire spazi e tempi senza telefono, come durante i pasti o in camera da letto, per creare “oasi” di disconnessione condivisa.

Dormire a sufficienza e bene: Spegnere i dispositivi almeno un’ora prima di coricarsi per evitare che luce blu e notifiche disturbino il sonno.

Silenziare le notifiche: Ridurre le distrazioni durante lo studio, lo sport, i pasti e i momenti di socialità, impostando la modalità aereo o semplicemente silenziare il device.

Impostare limiti di tempo all’uso ricreativo: Utilizzare le funzioni di monitoraggio del tempo e parental control offerte dagli smartphone per fissare un tetto massimo all’accesso ai social e ai videogiochi.

Questa strategia educativa, basata su piccoli passi, promuove moderazione e autodisciplina come nuove parole d’ordine per convivere con la tecnologia senza esserne sopraffatti. La sfida è culturale, trasformare la noia in creatività e riflessione, riscoprendo un rapporto più sano con il tempo e con sé stessi.

L’esperimento australiano: un divieto radicale

Parallelamente all’approccio italiano, l’Australia ha optato per una soluzione radicale: la prima legge al mondo che vieta completamente l’accesso ai social media per tutti gli under-16.
Questo provvedimento, passato con voto favorevole bipartisan, è motivato dalla necessità di proteggere la salute mentale dei più giovani.
Le aziende tech dovranno implementare rigorosi sistemi di verifica dell’età, pena multe salatissime. YouTube è l’unica piattaforma esclusa dal divieto, in virtù del suo “scopo educativo”.

La decisione australiana è un esperimento normativo senza precedenti che molti osservatori guardano con attenzione. Tuttavia, l’attuazione pratica del divieto presenta complessità tecnico-legali, poiché la legge non specifica i meccanismi di verifica dell’età.
Si temono anche effetti collaterali: isolare i giovani dai social li priva sì di contenuti tossici (hate speech, cyberbullismo), ma anche di risorse positive come comunità di supporto e spazi di espressione creativa.
Le grandi Big Tech, come Elon Musk e Meta, hanno espresso preoccupazione per un iter affrettato e privo di solide evidenze scientifiche.

Proteggere o fidarsi? Il dilemma dell’era digitale

Il dilemma di fondo resta: proteggere i giovani o fidarsi della loro capacità di adattamento? Ogni epoca ha avuto il suo “panico morale” di fronte alle nuove tecnologie, dai fumetti ai videogiochi.
I “nativi digitali” possiedono una straordinaria capacità di destreggiarsi con la tecnologia, imparando a riconoscerne limiti e opportunità.

Sarebbe ingenuo negare i rischi dello smartphone connesso ai social 24 ore su 24. L’universo digitale è progettato per catturare la nostra attenzione, sfruttando meccanismi psicologici di ricompensa.
Di fronte a un “avversario” così formidabile, è essenziale attrezzarsi con percorsi educativi che sviluppino spirito critico e autocontrollo.

Ma dove l’educazione non arriva o richiede troppo tempo, interviene la via normativa, con leggi e divieti.
Paradossalmente, il dispositivo pensato per connetterci può renderci più isolati e schiavi, rendendo necessario un ripensamento profondo del nostro rapporto con la tecnologia.

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