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La rubrica Spoiler – podcast è cura della giornalista Beatrice Silenzi – direttore responsabile di Fabbrica della Comunicazione.

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LO STRANO CASO DEL DOTTOR JECKYLL E DEL SIGNOR HYDE

Già noto per L’isola del tesoro (1883) lo scozzese Robert Louis Stevenson, classe 1850 ispirato da un incubo che gli fornisce l’idea centrale dell’opera e profondamente affascinato dalla natura umana, concepisce
Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde durante un periodo di malattia.

Classico della letteratura gotica e dell’orrore, pubblicato inizialmente a fine 1885 e in volume nel gennaio 1886, ha un immediato successo di pubblico con recensioni positive che ne mettono in luce, in modo magistrale, la tensione narrativa ed il terrore.
Siamo nell’era vittoriana dei grandi cambiamenti: scientifici, industriali e etici, in cui il dibattito culturale è dominato dalla fede religiosa e dal nascere di nuovi saperi, influenzati dal positivismo capaci di mettere in crisi le tradizionali certezze e di scuotere i rapporti fra scienza, filosofia e religione.

Tali fermenti si scontrano con i valori puritani e conservatori della società vittoriana, generando da un lato entusiasmo, dall’altro smarrimento e in questo clima, l’opera di Stevenson riflette proprio questo contesto: da un lato incorpora l’ottimismo scientifico e la fiducia nelle soluzioni razionali, dall’altro evidenzia le paure sotterranee di una società a cavallo di ordine e caos.

“Sia sul piano scientifico che su quello morale, venni dunque gradualmente avvicinandomi a quella verità, la cui parziale scoperta m’ha poi condotto a un così tremendo naufragio: l’uomo non è veracemente uno, ma veracemente due.”
Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde è ambientato a Londra: tra gli eleganti quartieri dell’alta borghesia e le vie malfamate di un quartiere popolare e degradato: un doppio scenario urbano che riflette la frattura tra rispettabilità e degrado, tra ciò che è pubblico e ciò che deve restare segreto.

La vicenda di Stevenson è tracciata da tinte gotiche che colpisce profondamente il pubblico vittoriano che ne resta affascinato e insieme turbato: l’opera mette in discussione l’idea che il male sia esterno all’uomo, suggerendo, invece, che il germe dell’immoralità possa annidarsi nell’uomo stesso.
Tale intuizione costituisce uno shock per i lettori di fine Ottocento, tanto che il libro diventa in poco tempo un caso culturale discusso ben oltre la letteratura di intrattenimento.

Dunque, nella Londra vittoriana, l’avvocato Utterson indaga sul legame tra il rispettabile dottor Henry Jekyll – suo amico – e il malvagio Edward Hyde, individuo misterioso e ripugnante, brutale assassino, capace di malvagità gratuita.
Scoprirà solo alla fine che i due sono la stessa persona.
Jekyll,infatti, dopo aver creato una innovativa pozione, in grado di scindere la personalità dell’essere umano in due, decide di sperimentarla su di sé.

Da quel momento, la sua esistenza si divide in dualismo in cui egli continua a vivere da uomo serio, onesto e rispettabile nei panni di Jekyll, ed a sperimentare la malvagità più oscura nelle sembianze di Hyde.
Inizialmente reversibile, questo processo, porta la parte oscura a prendere il sopravvento, fino a quando Jekyll non più in grado di controllarla, decide di suicidarsi.

Sperimentando la pozione su di sé, il dottor Jekyll subisce quindi una trasformazione tale da far emergere la sua seconda natura, in cui è Mr. Hyde, in cui le sue inclinazioni, attratte dal male, soppiantano totalmente la sua identità.
L’assunzione di una nuova dose, lo riporta allo stato originario, consentedo il restaurarsi dell’identità precedente.

Le due personalità sono totalmente separate sia nell’aspetto fisico che nelle dinamiche psichiche: la prima identifica il dottor Jekyll, uomo alto, educato, di buoni princìpi morali e solidale coi suoi concittadini; la seconda, Mister Hyde, uomo più basso, più giovane, gobbo, dalle braccia corte, mani pelose e tozze, con i propri istinti, intelligenza e passioni inclinati a vivere il male in senso profondo e a soddisfare gli aspetti più sadici, egoistici, sfrenati.

L’epilogo assume il valore di un avvertimento etico: ogni essere umano ha il compito di confrontarsi con la propria “ombra” interiore, accettandola, trasformando il dolore, con maggiore consapevolezza poiché negarla completamente o cercare di estrapolarla può portare solo alla distruzione.
Hyde, creatura primitiva, incarna la paura della degenerazione della specie umana, richiama le teorie criminologiche di Lombroso diffuse proprio in quegli anni.

Sebbene quello di Stevenson non sia un romanzo distopico in senso stretto, preconizza inquietudini proprie della letteratura successiva.
L’idea che la scienza e il progresso morale possano risolvere i mali dell’umanità viene ribaltata dall’incubo: la scienza libera il peggio dell’uomo anziché il meglio.
È un monito cautelativo in cui la linea che separa l’utopia dalla distopia è sottile e solleva interrogativi inquietanti: “Io chi sono?” “fino a che punto conosco davvero me stesso?” .

Lo strano caso di Dr. Jekyll e Mr. Hyde è costruito in modo ingegnoso e, pur essendo breve, si mostra complesso: la vicenda è narrata in terza persona ma filtrata attraverso lo sguardo dell’avvocato Utterson, che agisce da detective.
Il tono misurato e analitico, quasi clinico, nel descrivere anche gli eventi più terribili, paradossalmente accresce l’inquietudine del lettore poiché i dettagli creano una gotica atmosfera molto potente in cui oggetti e spazi assumono un valore simbolico.

La commistione di più registri rende il racconto affascinante: un thriller investigativo, con indizi disseminati, false piste e colpi di scena in cui fantastico e poliziesco si fondono, precorrendo una contaminazione di generi che diverrà sempre più frequente nella letteratura del Novecento.
Se un punto debole è da trovare, esso è da rintracciare nella resa della trasformazione fisica di Jekyll in Hyde, descritta in modo sommario, senza indulgere in troppi dettagli.

Appena un anno dopo l’uscita, ne viene fatta una riduzione teatrale che debutta a Londra in un clima particolare: proprio in quelle settimane la città è scossa dai delitti di Jack lo Squartatore, oscura e celeberrima personalità criminale, che terrorizza la collettività intera.
L’opinione pubblica è talmente provata dalle vicende compiute da insinuare che l’attore possa essere il serial killer stesso. Per oltre un secolo dunque, l’opera conosce innumerevoli adattamenti: versioni teatrali, radiofoniche, cinematografiche, fino a rifacimenti in chiave diversa, citazioni in fumetti, serie TV.

Ma nell’opera c’è anche un altro conflitto: quello che tocca i pericoli di una scienza che non contempli l’etica.
La ricerca scientifica del dottor Jekyll, spinta oltre i limiti della morale, lo conduce a un “tremendo naufragio”, dimostrando come il progresso scientifico non controllato possa avere conseguenze catastrofiche. 

Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde è critico anche verso l’ipocrisia della società vittoriana, in cui la reputazione e la rispettabilità borghese sono valori supremi, da salvaguardare a costo di rimuovere o nascondere ogni comportamento deviante. Una storia avvincente, originale, godibile da un pubblico trasversale, una fiaba nera capace di trascendere i confini del genere horror.

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