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La rubrica Spoiler – podcast è cura della giornalista Beatrice Silenzi – direttore responsabile di Fabbrica della Comunicazione.

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EYES WIDE SHUT DI STANLEY KUBRICK

È l’ultimo film di Stanley Kubrick, tratto liberamente da Doppio sogno (1926) di Arthur Schnitzler.
Con Eyes Wide Shut, il regista aveva accarezzato l’idea di adattare il romanzo fin dagli anni ’70, riconoscendo nella crisi coniugale borghese descritta dall’autore viennese un tema intramontabile, legato alla psicoanalisi freudiana e alle pulsioni nascoste dell’inconscio.
Girato tra il 1996 e il 1998, usciva nell’estate 1999 postumo, poiché Kubrick morì improvvisamente poco dopo aver completato il montaggio.

Il film è ambientato a New York di fine millennio, illuminata dalle luci natalizie ma attraversata da inquietudini sotterranee. Protagonisti sono il dottor William Harford (Tom Cruise) e sua moglie Alice (Nicole Kidman), giovane coppia dell’alta borghesia.
In questa cornice narrativa – fedele a grandi linee al Doppio sogno di Schnitzler – Kubrick innesta una complessa rete di simboli, riferimenti storici e suggestioni esoteriche, spingendo la vicenda oltre il dramma psicologico privato e trasformandola in un affresco critico sul Potere occulto nella società contemporanea.

Il titolo stesso, Eyes Wide Shut (“occhi spalancati chiusi”), con il suo paradosso, allude ad una condizione di una visione senza comprensione: i protagonisti hanno gli occhi aperti ma restano ciechi di fronte alla verità – un chiaro riferimento all’autoinganno collettivo della gente comune di fronte a realtà più scomode.
Kubrick scelse questo titolo enigmatico, segnando fin da subito una presa di distanza e un ampliamento rispetto alla fonte letteraria, focalizzata sulle ambiguità oniriche e le tentazioni erotiche in una Vienna post-bellica.

Eyes Wide Shut invece traspone il “doppio sogno” a New York espandendola con personaggi e scene assenti nell’originale. Kubrick, cineasta dalla formazione enciclopedica, con il suo perfezionismo ha riempito il film di riferimenti colti.
La vicenda fin dalle prime battute prepara lo spettatore a una lettura stratificata: non è soltanto un dramma erotico-psicologico, ma un labirinto di riferimenti filosofici, storici e culturali che invitano a molteplici livelli interpretativi, dal più personale (il rapporto di coppia, la gelosia, l’inconscio) al più generale (la natura del potere, la contrapposizione tra apparenza e realtà).

Al cuore di Eyes Wide Shut vi è l’esplorazione del desiderio erotico e delle sue implicazioni sul legame coniugale. L’uomo, che fino ad allora aveva vissuto la vita coniugale in modo routinario e superficiale, si trova nell’enigma dell’universo interiore della moglie.
Eros e Thanatos si intrecciano: la vicinanza della morte alimenta il desiderio, mentre l’incomunicabilità regna.
L’aspetto che distingue Eyes Wide Shut da Doppio sogno, elevandolo a critica socio filosofica è la rappresentazione di un Potere elitario occulto che manipola e domina nell’ombra: una gerarchia che esiste nascosta nella società capace di qualsiasi sopruso pur di difendere i propri privilegi.

Questa dimensione distopica, dietro la facciata rassicurante di una New York addobbata a festa, mostra un universo parallelo, cupo e autoritario, in cui le regole morali e legali comuni non valgono per chi detiene il potere e che si muove al di fuori della società comune, in spazi separati e inaccessibili (come la villa fuori città). L’inquadratura di decine di lussuose limousine parcheggiate all’esterno sottolinea la partecipazione di membri dell’élite finanziaria, politica e culturale. Cosa avviene in quel posto?
Atti estremi e ritualità che restano impunite?
Nel minimizzare la morte di una prostituta riecheggia un cupo nichilismo che rivela il disprezzo con cui l’élite consideri la vita della gente comune: persone che diventano semplici pedine sacrificabili.

La democrazia e l’uguaglianza sono dunque un’illusione, mentre la società segreta parallela ricorda per certi versi quelle descritte nei romanzi distopici classici, ma anche una triste realtà: si pensi allo scandalo Epstein e ai party segreti emersi molti anni dopo il film.

Alcune note tecniche.
Kubrick, perfezionista com’era, aveva imposto di poter girare tutto il film a Londra ricostruendo in studio interi scorci di New York, per poter controllare ogni dettaglio scenografico; è poi difficile immaginare un uso più intelligente della musica in quella litania inquietante le cui parole appartengono ad un canto bizantino recitato da due preti rumeni.
Questo canone, detto anaphora, è l’ultima parte della messa bizantina ortodossa che la compositrice Jocelyn Pook avrebbe capovolto, conferendo al risultato un sapore, a suo dire “diabolico”.

Poi ci sono Tom Cruise e Nicole Kidman, realmente sposati all’epoca, partecipi nella pellicola di un’autentica intimità, eppure erano già in via di disgregazione.
All’uscita nelle sale, la pellicola divide pubblico e critica. L’attesa del film “proibito” girato in segreto per anni, è enorme: alcuni la giudicarono fredda, o troppo cerebrale.
Oggi il film è un capolavoro tardivo, destinato a un pubblico adulto e amante del cinema d’autore, a chi predilige i film densi di significati nascosti e aperti all’interpretazione, degno coronamento della carriera di Kubrick che ripropone diversi interrogativi: quanto conosciamo davvero delle persone più vicine a noi?

Kubrick rimane straordinariamente fedele allo spirito di Doppio sogno: con un thriller dell’anima, lento che si insinua nella “notte oscura” dei protagonisti, nella dualità tra la vita sociale e quella segreta dei desideri e di un mistero, un non detto, un non visto, nelle relazioni umane che forse è meglio lasciare inesplorato.

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