di FOCUS RADIO – Redazione di Fabbrica della Comunicazione

Ed improvvisamente tutte le testate si sono accorte di un decreto legge che dal prossimo 1 Ottobre prevede la possibilità, per le regioni del bacino padano, di bloccare la circolazione dei veicoli diesel, di categoria Euro 5.
I titoli sono sensazionalistici.
L’intento è quello di polarizzare l’opinione pubblica, o quantomeno di instillare in chi ne è più coinvolto, l’ansia da prestazione ecologica.

Ma cerchiamo di leggere tra le righe cosa sta succedendo…
Innanzitutto, tra tutti coloro che ne scrivono, pochi siti e testate giornalistiche forniscono al lettore un riferimento normativo certo, tutto il resto è da verificare: si fa riferimento, infatti, ad una generica sentenza della corte europea.

Si parte, di fatto, da due sentenze della Corte di Giustizia Europea, che si rifanno, rispettivamente a due cause: una del 2020 e l’altra del 2022, che impongono a Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna l’aggiornamento del loro piano di miglioramento della qualità dell’aria.
Di seguito è stato emanato il Decreto Legge 121 del 12 settembre 2023, entrato in vigore il 14 dicembre 2024, a firma di Mattarella, Meloni, Fitto – Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR – e Pichetto Fratin – Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica.

Il decreto in oggetto prevede la possibilità (e non l’obbligo) per le suddette regioni di imporre la limitazione alla circolazione, dal 1 Ottobre al 31 marzo di ogni anno, nei giorni feriali dalle 8.30 alle 18.30 e al momento, fino ad aprile 2026.
Le aree interessate sono quelle urbane dei comuni con popolazione superiore a 30 mila abitanti, ed in cui sia presente un trasporto pubblico adeguato, ma venga superato il limite dei livelli di PM10 e Biossido di Azoto.
Tutto questo però risulta essere diverso da una narrazione ufficiale che prevede un blocco tout court e ne attribuisce la colpa all’Unione Europea.

Chiarito l’aspetto normativo, però, vi sono tre importanti note a margine, da non sottovalutare.

La prima riguarda un inconsistente show del Ministro dei Trasporti Salvini che, con la sua ormai consueta modalità di comunicazione, ha sentenziato come non sia affatto regolare che non si potrà più circolare con un’auto Euro 5.
La Lega, a suo dire, sta lavorando per un emendamento, oltre a quello sugli autovelox, da aggiungere al decreto infrastrutture per scongiurare il fatto che alcuni milioni di italiani debbano lasciare l’auto irregolare in garage.
Secondo il Ministro, questo modo di fare è proprio delle follie europee, della Commissione von der Leyen, che ha approvato quella che lui chiama “fesseria” e che per gli europeisti è il “Green deal”.

E qualcuno potrebbe opinare: dov’era Salvini il 7 settembre 23, quando il Consiglio dei Ministri, di cui sembra fare parte, si era riunito per deliberare in proposito?

Eccoci alla seconda nota: decisamente più inquietante. Rimanda alle distopie dei migliori romanzieri poiché suggerisce una curiosa soluzione, pensata per chi non può permettersi di cambiare auto.
Per evitare il blocco, viene proposto un piccolo dispositivo GPS chiamato Move-In da installaresul veicolo. 
Sul sito della Regione Lombardia in poche parole viene spiegato che se scegli di aderire a Move-In, il tuo veicolo potrà circolare senza blocchi orari o giornalieri, rispettando solo un tetto massimo di percorrenza chilometrica annuale, calcolato in base alla tipologia e alla classe ambientale del’automobille ed il servizio è attivo nelle Regioni Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto.

Aspetta, aspetta…

Cosa si intende con la frase “rispettando solo un tetto massimo di percorrenza chilometrica annuale”.
A pensar male si fa peccato, ma… e il pensiero corre all’aberrante progetto delle “città dei 15 minuti”, in cui addirittura non si utilizzerà l’auto e ci si sposterà all’esterno solo grazie a crediti di carbonio forniti ai cittadini dal Governo, in seguito alla loro “aderenza” (leggi sottomissione) alle regole impartite dall’Autorità.

Ricordiamo qui che la citta dei 15 minuti sè così chiamata perché corrisponde ad un modello ideale che consente a ogni cittadino di raggiungere e fruire di servizi essenziali con uno spostamento che duri al massimo un quarto d’ora: per dirla con Carlos Moreno, l’urbanista franco-colombiano che ne parlava nel 2016.
Un piccolo feudo in cui tutto è concentrato, chiuso, anche la testa degli abitanti, in cui l’individualità – e con essa la possibilità di pensare criticamente – viene abolita.
Un formicaio distopico, artificiale, in cui non c’è dissenso e dove la libertà evapora.

Da brividi.

Prima di Moreno, a ben vedere, della teoria della “città dei 15 minuti”, si parlava solo all’interno degli ambienti accademici. Sdoganata durante i lockdown, è diventata di attualità anche per l’opinione pubblica.
Come non ricordare Anne Hidalgo, sindachessa di Parigi, che, nel 2020, includeva l’idea di Moreno nel suo programma elettorale, ispirando altresì Giuseppe Sala a Milano e Roberto Gualtieri a Roma.

Anche ad Oxford è stato adottato un piano basato proprio sul modello di Moreno, che ha provocato ampie manifestazioni di dissenso, a cui hanno partecipato migliaia di persone per protestare contro una strategia volta al controllo dei cittadini.

E come sempre accade, certe novità vengono proposte solo per una parte della cittadinanza italiana. Poche aree coinvolte, scarso interesse generale, nessuna reazione, zero dissenso.

Ma, come in ogni cambiamento, c’è bisogno di tempo e di persone che inizino lentamente a metabolizzarlo in attesa di altre iniziative analoghe. Senza scappatoie, senza scampo.

Infine – e questa è la terza ed ultima nota – cambiare l’auto sta diventando un lusso. Le nuove macchine elettriche o ibride sono esageratamente costose e destinate a pochi, ma i vantaggi nel possederne una appaiono assai scarsi, senza contare che i tempi di percorrenza si dilatano esageratamente, complicati anche dalle ricariche infinite.

Che accadrà?
Come sempre la palla passa ai cittadini, dipenderà dalla loro “resistenza”. Ci sarà una deroga all’iniziativa, ma una nuova piccola fessura della ormai celeberrima “finestra di Overton” si torna ad aprire.

È tempo di analizzare e metabolizzare. È tempo di capire e poi, pensare criticamante e in maniera nuova.

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