Clicca per guardare il video
La rubrica Spoiler – podcast è cura della giornalista Beatrice Silenzi – direttore responsabile di Fabbrica della Comunicazione.
Segui tutti gli appuntamenti di Spoiler sul nostro sito.
CANTO DI NATALE DI CHARLES DICKENS
Nato nel 1812, pochi anni dopo, ancora bambino Charles Dickens è costretto a lavorare in una fabbrica di Londra mentre suo padre viene arrestato per debiti e questo trauma produrrà echi che saranno propri di tutta la sua opera letteraria.
Già autore affermato, concepisce Canto di Natale (A Christmas Carol), nel 1843.
L’ambientazione è la Londra industriale, avvolta nella nebbia e nel gelo invernale, simboli tangibili di un contesto urbano degradato che fa da sfondo a povertà estrema, lavoro minorile, famiglie ammassate in quartieri malsani.
In questo scenario Dickens desidera “risvegliare” le coscienze attraverso una storia toccante.
Protagonista è Ebenezer Scrooge, anziano banchiere avaro e misantropo, la cui “conversione” la vigilia di Natale, incarna un potente messaggio di speranza.
Il focus è nella forte denuncia morale e sociale, una critica alle condizioni del tempo.
La vicenda, in apparenza semplice, è in realtà una complessa allegoria: l’avidità contrapposta alla generosità, l’isolamento contro la solidarietà, la possibilità del cambiamento morale e la responsabilità verso i più deboli.
È “più di una storia: è un’invettiva contro l’egoismo e l’indifferenza”.
La figura estrema di Scrooge mette in luce la condizione delle vittime di tanta spietatezza.
Dunque il messaggio più esplicito dell’opera è che non è mai troppo tardi per cambiare.
Pur anziano e incallito nell’avidità, Scrooge dimostra che un ravvedimento è sempre possibile se si trova il coraggio di guardare dentro di sé.
La struttura tripartita del viaggio temporale sottolinea proprio il potere umano di riscrivere il futuro: scrutando ciò che potrebbe accadere, ma “il corso delle ombre future non è immutabile” e la redenzione è attuabile tramite un impegno concreto nel presente.
Altro tema è la condanna dell’idolatria del denaro. respirata dall’autore nel pieno della dottrina di Thomas Malthus e del capitalismo selvaggio.
La spietatezza verso i poveri, incarna questa mentalità: di fronte alla richiesta di beneficenza, il protagonista risponde che chi è indigente farebbe meglio a morire “per diminuire la surplus di popolazione” – parole agghiaccianti che riportano alle teorie malthusiane allora in voga, riprese da una certa Elite di potere in anni recenti.
Il Canto di Natale diviene così un atto d’accusa verso una società che a mala pena tollera l’indigenza e l’ignoranza: la coesione sociale, il calore umano, la memoria condivisa, l’atmosfera conviviale, il gioco, le risate attorno al fuoco sono elementi che ricollegano l’individuo a una comunità viva in un inno alla famiglia e all’infanzia, alle virtù semplici che l’età adulta spesso smarrisce in nome dell’utile.
La Londra della vigilia descritta nel racconto è un ambiente realistico, ispirato al presente dell’autore, ed enfatizzato al punto da ricordare per molti versi le ambientazioni oppressive di romanzi futuri.
Appassionato sostenitore dell’istruzione per tutti e impegnato in campagne per biblioteche pubbliche, Dickens lancia un monito ai suoi lettori benestanti: la volontaria cecità verso la miseria altrui è pericolosa, perché genera mostri.
È una critica sociale affilata e in filigrana si legge la paura di rivolte sociali o del collasso morale di un’intera nazione.
La vicenda è costruita con sapiente progressione drammatica in cui si mescolano fiaba e realismo, sarcasmo e pathos.
Cos’è che dà valore a una vita umana? È possibile la redenzione? Qual è il rapporto dell’uomo con la morte e con il prossimo? Dickens non insiste sulla dimensione teologica, la sua prospettiva è piuttosto etica e sociale. e ciò che viene salvato in Scrooge è la sua umanità.
È come se Dickens rispondesse all’antico quesito “può un uomo cambiare il proprio destino?” con un deciso sì, fondato sulla fiducia nelle potenzialità latenti del cuore umano.
La sua salvezza avviene quando egli spalanca la sua anima agli altri, trovando così significato e gioia.
È una concezione che ricorda il pensiero di Tolstoj (ammiratore di Dickens): la vera felicità sta nel vivere per gli altri. Un messaggio che risuona quanto mai attuale e necessario, non solo a Natale.
Il video pubblicato è di proprietà di (o concesso da terzi in uso a) FABBRICA DELLA COMUNICAZIONE.
E’ vietato scaricare, modificare e ridistribuire il video se non PREVIA autorizzazione scritta e richiesta a info@fcom.it.




