;

Clicca per guardare il video

La rubrica Il Punto di Vista è a cura dello scrittore e giornalista Max del Papa e Beatrice Silenzi, direttore responsabile di Fabbrica della Comunicazione.

IL CASO CORONA E LA GIUSTIZIA SPETTACOLO

Mentre le luci di un Natale “in rosso” si spengono per lasciare spazio alle incertezze del 2025, il panorama sociopolitico italiano ed europeo appare segnato da una mutazione profonda, quasi antropologica. Quello che emerge dalle cronache recenti non è soltanto un insieme di fatti slegati, ma il disegno coerente di uno Stato paternalista e autoritario, che sotto la maschera dell’inclusione e della sicurezza sta erodendo sistematicamente gli spazi della libertà individuale.

L’anno si chiude, paradossalmente, ancora nel segno di Fabrizio Corona. È la cartina di tornasole di un Paese che da vent’anni vive aggrappato alle avventure di un “farabutto matricolato” (per citare Massimo del Papa) trasformato, a seconda della convenienza mediatica, in paladino della giustizia o in mostro da sbattere in prima pagina.
Ma la questione Corona solleva un problema più profondo: la giustizia a geometria variabile.

Se Corona scava negli “altarini” di certi ambienti, viene indagato per revenge porn; se avesse fatto lo stesso contro altri bersagli, sarebbe stato celebrato come un nuovo Assange.
Questa discrezionalità evidenzia come la magistratura sia diventata un potere senza contropoteri, capace di fare politica e di influenzare la narrazione pubblica, decidendo chi debba essere riabilitato e chi debba sprofondare nel fango.

L’episodio dei cosiddetti “genitori del bosco” — una famiglia neorurale i cui figli sono stati sottratti dai servizi sociali dopo una richiesta di valutazione psichiatrica che sa di TSO — è l’emblema del nuovo Stato confessionale laico.
Non si tratta di difendere il fanatismo di chi rifiuta l’acqua corrente, ma di chiedersi: fino a che punto lo Stato può spingersi nell’entrare nelle case dei cittadini?

L’accanimento contro chi “sgarra” dall’ordine prestabilito — che si tratti di vaccinazioni, di stili di vita alternativi o di educazione — rivela una concezione dello Stato che si arroga il diritto di decidere cosa sia “giusto” e “salutare” per noi.
Il caso della tredicenne autorizzata dalla magistratura a cambiare sesso è, in questo senso, l’apice di questa deriva.

Un’operazione che, dietro la retorica dei diritti, rischia di “uccidere” l’identità di un’adolescente prima ancora che possa formarsi, trasformando i minori in cavie di un’ideologia che lo Stato impone con forza normativa.
La “Cinesizzazione” dell’Occidente
Uno dei punti più allarmanti dell’analisi di fine anno riguarda la cosiddetta cinesizzazione dell’economia e della società.
Citando le tesi di Greg P. sul Wall Street Journal, si osserva come non sia stata la Cina a democratizzarsi seguendo il modello americano, ma l’America (e l’Europa con essa) a sposare un capitalismo di Stato in salsa cinese.

Siamo passati dal capitalismo consumistico del dopoguerra — “più hai, più sei felice” — a un capitalismo penitenziale: “non avrai nulla e sarai felice”. È un dirigismo economico e morale dove la finanza globale si allea con la burocrazia statale per limitare gli spostamenti, i consumi e le proprietà.
La politicizzazione dell’economia porta a un controllo capillare che ricorda i modelli orientali, dove il cittadino è un suddito a cui viene concessa una libertà vigilata finché non disturba il manovratore.

In questo contesto, anche le iniziative apparentemente grottesche dell’Unione Europea assumono un significato preciso. La “slitta inclusiva a missioni zero” con un Babbo Natale transessuale che viaggia senza controlli doganali non è solo una bizzarria burocratica.
È un’applicazione della Finestra di Overton: abituare l’opinione pubblica all’assurdo per far passare riforme sostanziali.

Il messaggio subliminale è chiaro: la libertà di movimento non è un diritto, ma una concessione legata all’accettazione di nuovi standard etici e digitali (la “Santa Card”).
È lo stesso meccanismo visto con i monopattini elettrici: presentati come feticci di libertà e sostenibilità, sono stati rapidamente seguiti da targhe, assicurazioni e restrizioni.
La slitta di Schengen è il simbolo di un’Europa che sostituisce la sostanza dei diritti con il feticismo del controllo inclusivo.

La “Cosca Unica” della Politica Italiana
Sul fronte interno, la distinzione tra destra e sinistra appare sempre più sfumata. Quella che Massimo del Papa definisce la “cosca unica del potere” vede una continuità sorprendente tra i governi di diverso colore.
Se la destra al potere tace sulle imposizioni dello Stato che prima combatteva, è perché la logica dell’appartenenza ha superato quella dei valori.

Il caso di Aboubakar Soumahoro, che dopo essere stato “spretato” dalla sinistra sembra guardare a destra riscoprendo il tricolore, è solo un esempio della fluidità degli attori politici che lottano per restare “dentro” il sistema.
Dietro le quinte, si consumano manovre per la successione in Forza Italia, con la sostituzione di Tajani a favore di figure come Occhiuto, in un gioco di incastri che mira a blindare il potere di Giorgia Meloni verso la Presidenza della Repubblica, tagliando fuori gli alleati scomodi.

Il video pubblicato è di proprietà di (o concesso da terzi in uso a) FABBRICA DELLA COMUNICAZIONE.
E’ vietato scaricare, modificare e ridistribuire il video se non PREVIA autorizzazione scritta e richiesta a info@fcom.it.