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La rubrica Libero Pensiero – a cura di Beatrice Silenzi giornalista e direttore responsabile – ospita il docente e ricercatore Enzo Pennetta.
COMUNICAZIONE E SLOGAN. PERCHÉ NON RIUSCIAMO PIÚ A CAPIRCI?
Viviamo in un’epoca di comunicazione incessante, eppure il nostro linguaggio si sta impoverendo a vista d’occhio.
Con un vocabolario sempre più limitato, non solo parliamo in modo più “risicato”, ma rischiamo di perdere la capacità stessa di formulare un pensiero complesso e critico.
A lanciare l’allarme è Enzo Pennetta, docente e scrittore, che dal suo osservatorio privilegiato – la scuola – testimonia un declino tangibile delle capacità espressive, un fenomeno che non riguarda solo i giovani, ma l’intera società.
Dalla Letteratura ai Social: Le Cause di un Impoverimento
Secondo Pennetta, le cause di questa tendenza sono molteplici e interconnesse. Se un tempo la televisione di Stato proponeva adattamenti letterari come l’Odissea o i Promessi Sposi, oggi l’offerta mediatica è dominata da reality show e talent, caratterizzati da un linguaggio “terra terra” e spesso volgare.
Assorbiamo passivamente questi modelli e li replichiamo.
Un ruolo cruciale è giocato dall’evoluzione dei social media. Si è passati da piattaforme come Facebook, dove la scrittura poteva ancora avere un ruolo centrale, a Instagram, dove l’immagine prevale nettamente sul testo.
L’approdo finale è TikTok, dove domina il video breve, la parola scritta è ridotta a sottotitolo e la soglia di attenzione è minima: se un contenuto non cattura immediatamente, si passa oltre con un semplice gesto.
Questo percorso, sottolinea Pennetta, “fotografa l’impoverimento del linguaggio”, spingendoci verso una comunicazione basata sulla suggestione e non più sull’articolazione logica di un discorso.
Dagli Slogan ai Riflessi Condizionati: Le Conseguenze sulla Società
Questa povertà lessicale ha effetti devastanti. Il primo è il crollo della capacità di attenzione, un’esperienza che ogni insegnante può confermare: mantenere la concentrazione di una classe è diventato un’impresa che richiede strategie quasi teatrali.
Ancor più grave è la trasformazione del dialogo in uno scambio di slogan.
Quando mancano le parole per argomentare, la comunicazione si riduce a “riflessi condizionati”, simili alla reazione dei cani di Pavlov.
Termini complessi come “normalità” o “fascista” vengono usati come etichette, semafori rossi o verdi per segnalare un nemico o un alleato, senza una reale comprensione del loro significato.
In questo modo, il linguaggio cessa di essere uno strumento di comprensione per diventare un’arma di propaganda.
Le persone, giovani e adulte, finiscono per ripetere frasi che suonano come dogmi, schierandosi dalla parte che “conviene” per essere considerati “brave persone” all’interno di un quadro politicamente corretto.
Stanchi di Pensare: Quando Manca il Tempo per la Cultura
A questo quadro si aggiunge un fattore sociale determinante: la stanchezza.
La vita lavorativa moderna, sempre più stressante e meno gratificante, prosciuga le energie mentali.
La lettura di un libro richiede uno sforzo attivo di concentrazione, un lusso che pochi possono permettersi a fine giornata. È molto più semplice abbandonarsi alla fruizione passiva di una serie TV.
Pennetta ricorda come gli antichi Romani distinguevano l'”otium” (il tempo dedicato allo studio, alla filosofia, alle arti) dal “negotium” (il lavoro).
L'”otium” era l’attività qualificante dell’uomo libero. Oggi, quello che chiamiamo “tempo libero” assomiglia più all’ora d’aria di un carcerato, uno scampolo di tempo relegato nei momenti di maggiore stanchezza, inadatto a coltivare il pensiero.
È Ancora Possibile Invertire la Rotta?
Nonostante il quadro preoccupante, non tutto è perduto.
Secondo Pennetta, chi si occupa di comunicazione e cultura ha oggi una responsabilità ancora maggiore: essere più chiari, sintetici ed efficaci, per rendere i contenuti accessibili anche a chi ha meno strumenti, senza banalizzarli.
La soluzione più potente, però, resta individuale: riscoprire il valore della lettura.
Per poter scegliere le parole giuste ed essere efficaci anche con poche frasi, è indispensabile possedere un vocabolario ampio e ricco.
Tornare a leggere un libro non è un’abitudine desueta, ma un atto di resistenza necessario per riappropriarsi della capacità di pensare liberamente e comprendere il mondo in tutta la sua complessità.
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