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Su Fabbrica della Comunicazione, Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile – si occupa della rubrica, “Comunicazione e Dipendenze”, in collaborazione con Studi & Salute Bolgan.
Ospite di questo appuntamento è la dott. Cristina Ombra, psicoterapeuta.
La Mindful Eating è la capacità di portare piena attenzione e consapevolezza all’esperienza alimentare e al cibo, permettendo di diventare consapevoli dei nostri stati interni relativi al mangiare, riconnettendoci con la nostra innata saggezza interiore.
Il programma MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction) creato e messo a punto da Kabat-Zinn, comprende pratiche di consapevolezza
- nel mangiare
- in movimento
- sul respiro, sensazioni, emozioni, pensieri
- nel camminare
Alla base del training ci sono le pratiche di mindfulness che incrementano la capacità di essere consapevoli, di dirigere l’attenzione al momento presente, di sospendere il giudizio e le reazioni automatiche.
Tre i pilastri:
La Mindfulness è in grado di incrementare la capacità di autoregolazione, disinnescando comportamenti automatici di risposta
Attraverso contenuti più didattici, i partecipanti vengono informati sui contenuti emotivi e cognitivi che emergono nei confronti del cibo.
Si accompagna il paziente nell’esposizione graduale al cibo trigger, fonte di ansia. Il cibo viene qui trattato come vero e proprio oggetto fobico a cui esporsi per estinguere poi l’evitamento esperienziale e l’ansia associata.
Una revisione della letteratura di 68 studi di intervento e osservazionali sulla mindfulness e sulla Mindful Eating ha trovato che tali strategie hanno migliorato i comportamenti alimentari come il rallentamento del ritmo di un pasto e il riconoscimento dei sentimenti di pienezza e un maggiore controllo sul mangiare.
Mangiare più lentamente è stato associato a mangiare meno cibo. La tendenza a. mangiare in risposta ad un vasto repertorio di emozioni negative, come ansia, o rabbia, Il funzionamento neurofisiologico, agendo, attraverso la neurogenesi, sulla struttura cerebrale stessa, ripristinando e rinforzando, anche a lungo termine, la capacità di osservare, riconoscere e gestire le proprie emozioni senza ricorrere al cibo e destrutturando modalità disfunzionali di relazione con il cibo, al fine di costruire con esso un rapporto funzionale ed altamente godibile.
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