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Su Fabbrica della Comunicazione la rubrica Spoiler – podcast è cura di Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile.

Pubblicato nel 1965, Dune di Frank Herbert ha trasceso le sue origini per diventare un classico monumentale della fantascienza, una saga tentacolare nata da una confluenza unica di preoccupazioni ecologiche, riflessioni storiche e profondità filosofica.
La sua eredità duratura risiede non solo nella sua immaginativa costruzione del mondo, ma nelle complesse domande che pone su potere, religione, ecologia e la condizione umana.

Dalle Dune dell’Oregon ad Arrakis

Dune emerse da un fertile panorama culturale degli anni ’60, riflettendo le ansie per le crisi ecologiche, le tensioni geopolitiche della Guerra Fredda e i movimenti di decolonizzazione.
Frank Herbert, all’epoca giornalista, trasse ispirazione diretta da uno studio sulla stabilizzazione delle dune sabbiose dell’Oregon con le piante.

Oltre all’ecologia, Herbert era affascinato dai cicli storici e dal ruolo dei leader carismatici. Osservò come i deserti, luoghi di estrema scarsità, abbiano spesso dato vita a potenti religioni e figure messianiche.
Il leggendario T.E. Lawrence (Lawrence d’Arabia) servì come significativo parallelo per il protagonista di Dune, Paul Atreides – un outsider che adotta i costumi di un popolo del deserto e guida la loro rivolta militare.
Le prime bozze modellavano Paul in modo ancora più esplicito su Lawrence, sebbene Herbert in seguito abbia complessificato la narrazione per evitare una semplice rievocazione storica.

Un Universo di Temi: Ecologia, Religione e Potere

Inizialmente accolto con scetticismo e rifiutato da oltre venti editori per essere troppo lungo, complesso e atipico, Dune costruì gradualmente una solida reputazione attraverso il passaparola.
La vittoria dei premi Nebula e Hugo nel 1966 ne consolidò il posto, e da allora ha venduto milioni di copie in tutto il mondo, tradotto in dozzine di lingue e diventato una pietra miliare cinematografica.

Il pianeta desertico Arrakis, unica fonte della vitale spezia Melange, è centrale. La spezia, che prolunga la vita e permette i viaggi interstellari consentendo ai Navigatori della Gilda di “piegare lo spazio”, è una chiara allegoria di risorse critiche come il petrolio.
I conflitti per Arrakis rispecchiano le lotte del mondo reale per il controllo delle risorse, in particolare l’importanza storica del Medio Oriente nell’approvvigionamento petrolifero.

I Fremen, popolo indigeno di Arrakis, hanno una cultura profondamente intrecciata con l’aspro ambiente, dove ogni goccia d’acqua è sacra – un “manuale di consapevolezza ambientale”, come suggerì lo stesso Herbert.

Religione e Spiritualità: Herbert intreccia magistralmente diversi fili religiosi e spirituali.
La cultura Fremen attinge pesantemente dalle tradizioni islamiche e mediorientali, con termini come “Muad’Dib”, “Lisan al-Gaib”, “Shai-Hulud” e “Jihad” derivati direttamente dall’arabo.

Questo non è superficiale; conferisce profondità ed esplora temi di profezia e fede. Le Bene Gesserit, un’antica scuola di addestramento mentale e fisico, impiegano la “Missionaria Protectiva”, seminando profezie messianiche per manipolare le popolazioni, evidenziando la strumentalizzazione della religione.

Messianesimo e la sua Critica: Il viaggio di Paul Atreides come messia profetizzato (il Kwisatz Haderach, il Mahdi) è un elemento centrale.
Herbert esamina criticamente i pericoli della leadership carismatica e del culto della personalità, riflettendo uno scetticismo post-Seconda Guerra Mondiale verso figure che promettono utopie ma rischiano di imporre nuove forme di tirannia.
Paul è tormentato da visioni di una jihad galattica condotta in suo nome, un destino contro cui lotta.

Filosofia: Libero Arbitrio, Stoicismo e Zen: Il romanzo affronta la tensione tra predestinazione e libero arbitrio, che Herbert paragonò a un koan Zen.
La prescienza di Paul gli mostra miriadi di futuri, eppure si sente intrappolato dall’inerzia degli eventi. Ciò riecheggia nel paradosso di Epimenide.
Lo stoicismo è evidente nell’addestramento Bene Gesserit di Paul, che gli permette di controllare emozioni e corpo, recitando la famosa “Litania Contro la Paura”. Anche i Fremen mostrano una resilienza stoica nata dalla loro dura esistenza.

Dune offre una profonda critica delle strutture di potere, dagli imperi galattici feudali e monopoli corporativi (come la Gilda Spaziale) all’insidiosa influenza degli ordini religiosi.

La struttura narrativa di Herbert è ambiziosa quanto i suoi temi. Impiega una prospettiva onnisciente in terza persona che si sposta fluidamente, entrando nelle menti di vari personaggi anche all’interno di una singola scena.

Ciò permette al lettore di comprendere non solo le azioni ma anche i pensieri intimi, gli inganni e le motivazioni nascoste, creando una profondità quasi shakespeariana.
Lo stile è denso, ricco di terminologia non spiegata (sebbene sia fornito un glossario), che richiede immersione da parte del lettore.

Un aspetto unico è la quasi assenza di computer avanzati e robot, conseguenza della “Jihad Butleriana” nella storia del romanzo, dove l’umanità rovesciò le macchine pensanti.
Questa scelta conferisce un sapore distintivo, quasi medievale, all’ambientazione futuristica.

Dune è stato paragonato a Il Signore degli Anelli di Tolkien per la sua costruzione del mondo, sebbene la visione di Herbert sia probabilmente più cupa e politicamente cinica.
Tolkien, a quanto si dice, detestava intensamente Dune. Un dialogo più diretto esiste con la saga della Fondazione di Asimov; l’opera di Herbert può essere vista come una risposta, reintroducendo l’irrazionale e il mistico come forze trainanti della storia, in contrasto con l’enfasi di Asimov sul razionalismo.
La sua influenza è innegabile, con echi in opere come Star Wars (George Lucas riconobbe numerosi paralleli).

Adattamenti ed Eredità

Il viaggio di Dune sullo schermo è stato arduo. L’ambizioso ma alla fine irrealizzato progetto di Alejandro Jodorowsky degli anni ’70 è leggendario.
Il film di David Lynch del 1984, sebbene visivamente impressionante, fu una delusione critica e commerciale, faticando a condensare l’immensità del romanzo.
Più recentemente, l’adattamento in più parti di Denis Villeneuve è stato lodato per la sua fedeltà, grandezza visiva e capacità di rendere accessibile il complesso universo di Herbert senza eccessive semplificazioni.

Mentre alcuni criticano Dune per un finale occasionalmente brusco o una certa freddezza emotiva nei suoi personaggi man mano che diventano ingranaggi di una macchina storico-epica, i suoi punti di forza sono schiaccianti.

È un universo di sabbia e spezia, di profeti e politica, che affascina ancora, dimostrando che la migliore fantascienza parla non solo di futuri immaginati, ma di verità umane. Senza tempo.

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