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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica della domenica mattina a cura di Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile – con Enrica Perucchietti si chiama L’Altra Domenica.

Era giugno 2022, quando si parlò per la prima volta di una “lista di giornalisti” filoputiniani in Italia. Persone illustri e meno conosciute venivano sbattute – con tanto di foto “segnaletiche” – sulla prima pagina del quotidiano “Il Corriere della Sera”.

All’epoca il numero uno del Comitato per la sicurezza smentiva in tv il suddetto elenco, sottolineando “abbiamo attivato un’indagine alla fine della quale, ove lo ritenessimo, produrremo una specifica relazione al Parlamento”.
Per il quotidiano, insomma, sostenere che le sanzioni a Mosca danneggiassero anche l’Europa sarebbe stata pura “disinformazione”.

Di fatto, allora si parlava di una lista di proscrizione frutto di “un’indagine su tv, giornali, social network per fare chiarezza su un’eventuale minaccia “ibrida” russa che tenterebbe di influenzare il dibattito nei Paesi occidentali con propaganda, disinformazione, fake news”.
Oggi questi argomenti ritornano, dopo più di un anno e mezzo di distanza.

Oggi che l’Ucraina rischia di cedere sotto la pressione dell’esercito russo e che, sul campo, i soldati di Kiev continuano a perdere avamposti, mentre le armi tardano ad arrivare e che il sostegno incondizionato degli Stati Uniti, sembra sempre meno deciso, Volodymyr Zelensky – nel giorno della ricorrenza dell’inizio del conflitto con la Russia – si fa portavoce di una proposta folle.

Affinché la “propaganda russa” non contamini irrimediabilmente i Paesi che reputa più vicini a sé, come l’Italia, dice alla Meloni di esserle molto grato e felice dell’accordo siglato, “ma ci sono molti pro-Putin in Italia e prima di tutto dovreste cancellare loro i visti. Anche questa è un’arma. Vedete cosa succede quando i russi si trovano in un Paese, vedete la guerra in Ucraina, per questo credo che dovreste mandarli via”.

Che si tratti di giornalisti italiani, oppure russi in Italia, resta il fatto che quelle del leader ucraino, sono parole gravissime. Eppure, quale eco hanno sollevato nel nostro Paese? Nessuna.

Ma il messaggio di Zelensky è chiaro.
Così come lo sono gli articoli 21 della Costituzione italiana, 18 della dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e 10 della convenzione europea sulla salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, che tutti dovrebbero conoscere.

E forse la più grande amarezza consiste nel rendersi conto che, invece, le cose non stanno così. 

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