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La rubrica Spoiler – podcast è cura della giornalista Beatrice Silenzi – direttore responsabile di Fabbrica della Comunicazione.

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“Il Re del Mondo” è un’opera unica nel suo genere, un distillato di sapienza esoterica e l’autore, René Guénon, è ancora oggi ricordato quale artefice di una critica radicale alla modernità, proteso ad un’instancabile ricerca, propria di chi si accosta alle grandi tradizioni spirituali ed al misticismo. 

Dato alle stampe nel 1927, Il re del Mondo non è una delle sue opere più citate e tuttavia è ammantata di un fascino tutto particolare. Non è un romanzo, non è un saggio storico convenzionale, né un trattato di filosofia accademica, eppure si inserisce in una curiosa congiuntura temporale: un’epoca in cui in Europa  impera la passione per i misteri d’Oriente, per i continenti perduti e si assiste ad un rinnovato interesse per l’esoterismo e le filosofie orientali.

L’eco di quest’opera, che mescola reportage e mito è tangibile nella seconda metà degli anni 20 del 900.
L’Occidente si scopre affascinato dall’idea che sotto la crosta terrestre possa esistere una civiltà nascosta e potentissima ed un sovrano custode di conoscenze perdute. Guénon, che in quegli anni collabora con riviste esoteriche ed è in contatto con altri studiosi, resta colpito dal libro e intravede dietro quelle narrazioni un nucleo di verità simbolica. 

Il fulcro del libro non è il racconto di un mito locale, ma consiste nell’identificare concettualmente il potere spirituale e la figura enigmatica del “Re del Mondo”, simbolo di un *Principio trascendente* mediatore tra il divino e l’umano, che garantisce l’ordine dell’universo.
Il suo regno è dunque collocato nell’Agarttha, cuore nascosto della Terra, accessibile solo ai grandi iniziati. 

Nel perennialismo dell’autore e, nell’idea che, come detto, esista una Tradizione Primordiale Unica da cui derivano tutte le altre e che promana da un remoto passato in cui l’umanità possedeva una sapienza unitaria, di ordine divino, trasmessa da una stirpe di esseri santi e saggi sta uno degli aspetti più importanti dell’opera.

Ma chi è davvero il Re del Mondo descritto da René Guénon?

È al tempo stesso il Sommo Sacerdote e il Sovrano universale, colui che conserva l’integrità del Principio attraverso i cicli storici.
Non ha un nome né un volto descritto, non è un monarca terreno ma un simbolo, che assume diverse maschere.

In più punti, specie nelle conclusioni, Guénon mette in guardia il lettore dal prendere alla lettera i miti di Agarttha: stabilire se un regno sotterraneo esista “fisicamente” in un luogo preciso è questione secondaria.

La concezione di un “centro” spirituale, luogo di concentrazione delle forze cosmiche e divine, è un tema ricorrente in diverse tradizioni mistiche. Questa tradizione, ormai perduta per la maggior parte dell’umanità, è conservata dai pochi iniziati che hanno accesso al Re del Mondo.
Il suo governo invisibile è ciò che mantiene l’ordine naturale e spirituale del mondo, anche se la maggior parte delle persone non ne è consapevole.

Il re del Mondo è dunque un’opera unica nel panorama letterario e filosofico del Novecento: un saggio di appena cento pagine, ma di straordinaria densità concettuale e ampiezza di riferimenti che ha contribuito nel tempo a tenere vivo il filone di letteratura esoterica e che si presta ad una lettura a diversi livelli in cui nulla è a caso. Una lettura certamente non facile ma stimolante e illuminante, fuori dal tempo.

L’influenza di questo libro è visibile anche nella successiva letteratura esoterica e in varie teorie del complotto che vedono l’esistenza di poteri occulti governare il mondo da dietro le quinte.
Il mito di Agartha e del Re del Mondo è stato successivamente ripreso da vari autori e movimenti spirituali, amplificando l’aura misteriosa e suggestiva che avvolge questi temi.

Approfondimento dell’appuntamento precedente Il Mondo Nuovo di Aldous Huxley

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