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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica Approfondimento Stoico è a cura dello scrittore ed antifilosofo Michele Putrino e Beatrice Silenzi, direttore responsabile.

La Crisi Etica Contemporanea e l’Illusione del Kit delle 72 Ore

L’introduzione del cosiddetto *kit delle 72 ore*, promosso come strumento di resilienza in caso di emergenza, rivela un paradosso emblematico del nostro tempo. Se da un lato viene presentato come misura precauzionale, dall’altro appare come una soluzione superficiale, incapace di affrontare le radici delle paure collettive. L’idea che 50 ml d’acqua, medicinali e carte da gioco possano preparare la popolazione a scenari apocalittici non solo risulta naïf, ma riflette una visione miope delle sfide reali.

L’ironia emerge quando si confronta questa iniziativa con le strategie degli antichi romani, citati nel dibattito: mentre le legioni si preparavano alle battaglie con disciplina e una chiara gerarchia di valori, oggi si propone una borsa simbolica, quasi fosse un accessorio da viaggio.
Il riferimento a Scipione Emiliano, che guidò la distruzione di Cartagine senza affidarsi a oggetti di conforto, sottolinea il contrasto tra una cultura fondata sul sacrificio e una società moderna ossessionata dal quick fix (soluzione rapida).

La Plebbaglia al Potere: Una Leadership Senza Visione

Il termine *plebbaglia*, utilizzato per descrivere la classe dirigente contemporanea, non allude a uno status sociale, ma a una povertà interiore.
Si tratta di individui privi di una visione etica, spirituale o ideologica, ridotti a gestire questioni tecniche senza comprendere il peso delle proprie azioni. La critica è netta: chi governa oggi sembra incapace di parlare di dovere, sacrificio o bene comune, limitandosi a narrazioni economiche slegate dai bisogni reali della popolazione.

Questo vuoto di valori ha conseguenze concrete. Quando i leader non incarnano principi superiori, le decisioni politiche diventano atti meccanici, privi di prospettiva a lungo termine.
L’esempio delle pastiglie di iodio distribuite durante le crisi nucleari, presentate come soluzioni miracolose, dimostra come il riduzionismo tecnocratico sostituisca una reale preparazione culturale.
Il rischio è che, in assenza di una guida morale, ogni emergenza venga gestita con strumenti inefficaci, alimentando ansia e sfiducia.

Lo Stoicismo come Antidoto alla Fragilità Moderna

In opposizione a questa deriva, lo stoicismo emerge come modello filosofico capace di fornire risposte concrete. Marco Aurelio, imperatore e filosofo, insegnava che «ogni cosa avviene in armonia con la natura universale».
Questo principio non implica rassegnazione, ma l’accettazione attiva dei cicli storici. La civiltà romana, come tutte le grandi culture, visse fasi di ascesa e declino, riconoscendo nella caduta un’opportunità per rinascere.

Applicare questa visione oggi significa interpretare la crisi contemporanea non come una fine, ma come un *inverno* necessario, premessa per una nuova primavera.
Gli stoici invitavano a concentrarsi sul presente, vivendo con virtù qui e ora, indipendentemente dalle circostanze esterne. Seneca ribadiva che il vero potere risiede nell’autodisciplina: «Se vuoi sottrarti alle preoccupazioni, non chiedere che accada ciò che desideri, ma desidera ciò che accade».

Il Collasso Ciclico delle Civiltà: Lezioni dalla Storia

La storia dimostra che nessun impero è eterno. Roma cadde non solo per invasioni esterne, ma per corruzione interna, perdita di valori e frammentazione sociale. Analogamente, la modernità affronta una crisi multidimensionale: economica, ambientale, identitaria, mentre i romani avevano codici chiari (il mos maiorum), oggi manca un sistema etico condiviso.

Il collasso non va temuto, ma interpretato come parte di un processo naturale. La sfida è costruire, durante il declino, semi di rinascita.
Ciò richiede un ritorno a principi non negoziabili: il dovere verso la comunità, il coraggio nelle avversità, la ricerca di un significato oltre il materiale. Senza questa base, ogni tentativo di resilienza — come il kit delle 72 ore — rimarrà un palliativo.

Etica e Dovere: Oltre l’Individualismo

Il concetto stoico di *dovere* (o *kathekon*) offre un antidoto all’individualismo contemporaneo. Agire per dovere significa compiere azioni giuste non per ricompensa, ma perché intrinsecamente valide.
Un genitore che educa i figli, un cittadino che rispetta le leggi, un leader che serve il popolo: queste figure incarnano un’etica che trascende l’interesse personale.

Oggi, invece, prevale una logica mercantile: ogni gesto è calcolato in termini di vantaggio. Questo approccio, applicato alla politica, trasforma il bene comune in una merce negoziabile. La conseguenza è un’erosione della fiducia, con cittadini sempre più cinici e disillusi.

Famiglia e Comunità: Microcosmi di Resistenza

La famiglia, come microcosmo sociale, riflette la salute dell’intera civiltà. Un nucleo familiare senza valori condivisi diventa un insieme di individui isolati, incapaci di affrontare crisi collettive.
Al contrario, una famiglia unita da ideali alti — come quelle descritte da Cicerone o Catone — può resistere a qualsiasi tempesta.

Lo stesso vale per le comunità locali. In assenza di istituzioni affidabili, la risposta alle emergenze dipenderà sempre più da reti informali basate sulla reciprocità e la fiducia. Qui, l’insegnamento stoico torna attuale: coltivare virtù personali (giustizia, coraggio, saggezza) non è un esercizio astratto, ma un atto di resistenza concreta.

Come insegnavano gli stoici, la vera resilienza nasce dalla capacità di vivere con integrità, indipendentemente dalle circostanze. In un’epoca dominata dalla plebbaglia, l’unica rivoluzione possibile è interiore: riscoprire il dovere, accettare i cicli della storia e agire con virtù, giorno dopo giorno. Solo così potremo trasformare l’inverno in un’opportunità di rinascita.

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