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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica della domenica mattina a cura di Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile – con Enrica Perucchietti si chiama L’Altra Domenica.

La morte è un problema tecnico, dal momento che 400 persone sono in lista d’attesa per immersi in azoto liquido (a una temperatura di -196°C) post mortem.
Una start-up sta cercando di “costruire un mondo in cui le persone possano scegliere quanto tempo vivere, indipendentemente da dove si trovano, da chi sono e dalle loro risorse finanziarie.”
In altre parole, l’azienda offre un servizio di crioconservazione. 

L’obiettivo è preservare il corpo in modo incontaminato finché la medicina non avrà sviluppato nuove prospettive di vita, o nuove cure e, solo a a quel punto, il cadavere verrà scongelato e rianimato.

“Forse ci vorranno 100, 300, 500 anni prima che sia possibile far rivivere, guarire e ringiovanire un organismo umano”, ha spiegato al giornale Bild il fondatore Emil Kendziorra. “È un rischio, ma anche un’opportunità”. Al momento, però, la crioconservazione rimane una scommessa fantascientifica.

E che dire di Elon Musk?

Come riporta il New York Times, dallo scorso settembre il miliardario di Tesla e SpaceX ha connesso alla sua rete di telecomunicazioni anche il popolo Marubo, in Amazzonia, che da tempo vive in insediamenti sparsi.

Il popolo Marubo che finora aveva conservato abitudini tradizionali è composto da 2 mila persone in Brasile e, da quando è sbarcato nel paese sudamericano, il servizio si è espanso arrivando a coprire anche alcuni degli ultimi luoghi al mondo rimasti senza connessione.

“I giovani sono diventati pigri a causa di internet e stanno imparando i modi dei bianchi” dicono preoccupati gli anziani del villaggio.

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