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La rubrica Spoiler – podcast è cura della giornalista Beatrice Silenzi – direttore responsabile di Fabbrica della Comunicazione.
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Matrix è un’opera cardine del cinema contemporaneo
Nel 1999, in un clima culturale segnato dall’avvento di Internet e dall’ansia del nuovo millennio, esce Matrix, film di fantascienza cyberpunk scritto e diretto dai fratelli Andy e Larry Wachowski
Primo capitolo di una trilogia (seguiranno Matrix Reloaded e Matrix Revolutions nel 2003, oltre a un quarto episodio nel 2021), ha ottenuto un enorme successo di pubblico e critica, vincendo quattro premi Oscar e imponendosi immediatamente come fenomeno culturale di portata globale
In Matrix convivono intrattenimento adrenalinico e profondità concettuale: si tratta infatti di un film che combina spettacolari scene d’azione e innovazioni visive (celebre l’“effetto bullet time” al rallentatore) con una trama ricca di riferimenti filosofici e letterari.
Ambientato in un futuro distopico, il film presenta un mondo in cui l’umanità vive inconsapevolmente prigioniera di una simulazione, la “Matrice”, creata da macchine dotate di intelligenza artificiale
Il protagonista Neo (Keanu Reeves), hacker dalla doppia vita, scopre grazie a Morpheus (Laurence Fishburne) e Trinity (Carrie-Anne Moss) che tutto ciò che credeva reale è in verità un’illusione artificiale costruita per tenere soggiogata l’umanità e questa premessa narrativa – semplice nella sua essenza ma gravida di implicazioni metaforiche – si inserisce in un ricco contesto storico-culturale: da un lato attinge alla tradizione della fantascienza distopica e del cyberpunk degli anni ’80 e ’90, dall’altro riflette le inquietudini filosofiche di fine Novecento su realtà virtuale, identità e controllo sociale.
Il risultato è stato definito una “fantasmagoria tecno-gnostica” che intrattiene lo spettatore ma al contempo lo invita a interrogarsi sul confine tra realtà e illusione. In questa recensione, scritta con il taglio di un critico culturale esperto di filosofia, storia e letteratura, esamineremo Matrix in profondità, articolando l’analisi nei seguenti punti: il contesto e le fonti d’ispirazione, i temi filosofico-spirituali e distopici, la struttura narrativa e lo stile, lo sviluppo dei personaggi e, infine, l’impatto dell’opera sul panorama culturale, ieri e oggi.
Fin dalle prime scene, pone al centro la dialettica fra realtà e apparenza, articolando uno dei grandi temi filosofici: e se il mondo che percepiamo non fosse quello reale? Morpheus lo esplicita con una domanda diretta a Neo: «Che vuol dire reale? Dammi una definizione di reale»
Il nostro intero mondo potrebbe essere una costruzione ingannevole, riecheggiando così un topos classico della filosofia occidentale e non solo. Numerosi commentatori hanno letto Matrix come un rifacimento contemporaneo del mito della caverna di Platone.
Dal punto di vista artistico, i suoi punti di forza sono molteplici: una regia inventiva che ha saputo rinnovare il linguaggio visivo del genere; una sceneggiatura audace che intreccia filosofia, spiritualità e azione con equilibrio; personaggi carismatici che trascendono gli stereotipi e incarnano idee universali; una colonna sonora e un comparto tecnico impeccabili che amplificano l’esperienza sensoriale.
La sua narrazione rimane avvincente anche dopo ripetute visioni, anzi molti dettagli e riferimenti si apprezzano maggiormente col senno di poi,
Altri hanno notato come i due sequel abbiano complicato e appesantito la mitologia della saga, diluendo in parte la purezza del primo capitolo – un giudizio condiviso dagli stessi autori di un’analisi accademica, i quali definiscono i seguiti “molto inferiori all’originale” e caratterizzati da rivelazioni “che complicano in modo artificioso il messaggio espresso dal capitolo iniziale”.
In un’epoca in cui il cinema commerciale tende spesso a evitare rischi intellettuali, la pellicola dei fratelli Wachowski (oggi sorelle) rimane un esempio virtuoso di come si possa fare divulgazione culturale attraverso il grande spettacolo: guardando Matrix si esce dalla sala (o ci si alza dal divano) intrattenuti, ma anche pieni di domande nuove.
E forse il più grande complimento che si possa fare al film è che continua, dopo decenni, a risvegliarci un po’ – dal torpore dell’abitudine, dal conformismo della visione – ricordandoci l’importanza di dubitare, di conoscere noi stessi e di scegliere consapevolmente la pillola della verità.
“Matrix è ovunque” dice Morpheus a Neo
Alludendo alla pervasività dell’illusione: ma ovunque, grazie a questo film, è anche la consapevolezza di poterla riconoscere e combattere. In definitiva, Matrix merita il suo status di cult perché riesce ancora oggi a intrattenerci e ispirarci, confermandosi un’opera adatta non solo agli appassionati di fantascienza, ma a chiunque sia disposto a mettere in discussione la realtà apparente per cercarne una più autentica.
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