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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica della domenica mattina a cura di Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile – con Enrica Perucchietti si chiama L’Altra Domenica.
Nuovi dettagli sconcertanti sui piani del defunto finanziere Jeffrey Epstein, che vanno ben oltre le già note accuse di traffico sessuale. La rivelazione, supportata da fonti come il New York Times, del progetto di Epstein è quella di creare una “super-razza” umana, un’ambizione che intreccia eugenetica, ingegneria genetica e intelligenza artificiale.
Epstein, profondamente inserito nei circoli del potere, manteneva legami con figure di spicco come Donald Trump, come dimostrano diverse fotografie che li ritraggono insieme a feste ed eventi sociali. Secondo Perucchetti, la loro frequentazione è durata per diversi anni e includeva anche interessi economici comuni, smentendo di fatto i tentativi di prendere le distanze dalla controversa figura di Epstein.
Un presunto piano di Epstein era quello di utilizzare il suo ranch in New Mexico per inseminare decine di donne e diffondere il proprio DNA, con l’obiettivo di migliorare la razza umana. Questa visione delirante non è un’idea isolata, ma si inserisce in un filone di pensiero che unisce transumanesimo ed eugenetica, una passione condivisa da molti magnati della Silicon Valley e da influenti “filantropo-capitalisti”.
Perucchetti ha spiegato che questa ossessione per il perfezionamento della specie e il potenziamento dell’essere umano, a volte anche attraverso l’ibridazione con le macchine, è un tema ricorrente in certi ambienti elitari.
Si fa riferimento a come l’eugenetica, apparentemente sconfitta dopo la Seconda Guerra Mondiale, stia riemergendo sotto nuove forme, come la medicina rigenerativa, il biohacking e l’editing genetico.
Questi progetti, spesso presentati come avanzamenti scientifici, nascondono il desiderio di una élite di plasmare il futuro dell’umanità secondo i propri criteri, considerandosi depositari di un DNA superiore.
Il caso Epstein, quindi, si rivela essere molto più complesso e stratificato di quanto appaia.
Non si tratta solo di abusi e ricatti, ma anche di una rete di potere che tocca l’intelligence internazionale e progetti scientifici ai limiti dell’etica.
Una riflessione amara si impone su come queste tematiche, che sembravano confinate a romanzi distopici come “Il mondo nuovo” di Huxley, si stiano pericolosamente concretizzando, spesso sottovalutate dall’opinione pubblica.
La vicenda di Epstein, dunque, funge da prisma attraverso il quale osservare le inquietanti intersezioni tra ricchezza, potere e un’ideologia transumanista che mira a trascendere i limiti umani, ma solo per pochi eletti.
La facilità con cui tali idee vengono liquidate come semplici eccentricità di miliardari rischia di nascondere un pericolo molto più concreto: la normalizzazione di un pensiero che divide l’umanità tra “ottimizzati” e “naturali”, tra chi può permettersi di “migliorarsi” e chi è destinato a essere lasciato indietro.
Le rivelazioni sul caso non sono quindi solo la cronaca di crimini individuali, ma un monito su dove una società priva di una solida bussola etica potrebbe essere diretta, un futuro in cui i sogni di onnipotenza di pochi potrebbero diventare l’incubo di molti.
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