;

Clicca per guardare il video

La rubrica Libero Pensiero – a cura di Beatrice Silenzi giornalista e direttore responsabile – ospita il ricercatore e studioso di Leonardo Da Vinci, Riccardo Magnani.

“American Leaks” La verità nascosta dietro la scoperta dell’America

C’è una sottile linea che separa la storia ufficiale dal racconto alternativo, e Riccardo Magnani la attraversa con passo deciso. Nel suo nuovo libro, American Leaks – Cronaca insospettabile di una scoperta inesistente, lo studioso e scrittore riporta alla luce un intreccio di arte, potere e menzogna che, se confermato, riscriverebbe uno dei capitoli più fondanti della modernità: la scoperta dell’America.

Dietro le 500 pagine del volume, non c’è solo un’indagine storica, ma una provocazione culturale: l’idea che Cristoforo Colombo non sia mai esistito, e che la “scoperta” del Nuovo Mondo sia stata un’operazione politica orchestrata dai poteri dell’epoca per legittimare una conquista già in atto. Una tesi ardita, certo, ma costruita – sostiene Magnani – su una base documentale concreta e verificabile.

“Ho abbandonato gli studi di economia per dedicarmi al Rinascimento”, racconta Magnani. “Non si può comprendere la storia moderna senza affrontare il nodo della scoperta delle Americhe, che ha orientato la cultura, l’arte e la politica di tutto l’Occidente”.

Il suo lavoro parte da un presupposto sorprendente: mappe, testi e opere d’arte anteriori al 1492 mostrerebbero conoscenze geografiche delle Americhe già radicate nel sapere europeo.
“Già nella cultura greco-romana”, spiega, “esistevano rappresentazioni precise del continente americano. Le Americhe non sono state scoperte: erano già abitate, già mappate e già raccontate”.

Un esempio emblematico è l’Esperis di Basin da Parma (1460), dove si narrano le gesta di Pandolfo Sigismondo Malatesta, il quale “naufraga” su un’isola di nome Zefiro, sorprendentemente simile a quella dove, trent’anni dopo, Colombo sarebbe approdato.
Coincidenze o indizi di una costruzione retroattiva? Magnani non ha dubbi: “Cristoforo Colombo è un personaggio fittizio, un nome funzionale a giustificare un colossale ratto geopolitico”.

Colombo, Vespucci e il “ratto delle Americhe”

La figura del navigatore genovese, sostiene Magnani, sarebbe stata creata ad arte dai reali di Spagna e da Amerigo Vespucci. “Colombo si firmava Christopheres, portatore di Cristo: un simbolo, non una persona. Un’icona costruita per mascherare l’appropriazione di un intero continente”.

L’operazione sarebbe nata all’indomani della caduta di Costantinopoli (1453), quando l’Impero bizantino – e con esso il controllo delle rotte verso l’Oriente – cadde sotto i Turchi. L’Europa cristiana, spinta dal papato e dalle grandi monarchie, cercò allora nuove vie commerciali e nuovi territori da sottomettere.

“La cosiddetta scoperta delle Indie occidentali”, spiega Magnani, “fu un progetto politico guidato dai reali di Spagna e di Portogallo, sotto la regia di Pio II e dei suoi successori. L’obiettivo era semplice: sostituire l’impero di Bisanzio con un nuovo impero d’Occidente”.

Un disegno culminato con Carlo V, erede diretto dei reali di Spagna e dell’impero asburgico, che nel Cinquecento diede vita all’“impero su cui non tramonta mai il sole” – l’embrione, secondo Magnani, della futura Europa unita.

Botticelli, cronista dell’inganno

Ma dove entra in scena l’arte, e in particolare Sandro Botticelli? Magnani individua proprio nel pittore fiorentino l’anello mancante tra la narrazione ufficiale e la verità taciuta.

“Botticelli è il cronista silenzioso di questa vicenda”, afferma. “Le sue opere – dalla Primavera alla Nascita di Venere – non sono semplici allegorie neoplatoniche, ma veri e propri resoconti cifrati dei viaggi oltreoceano.”

Secondo lo studioso, il pittore avrebbe inserito nelle sue tele rotte, paesaggi e riferimenti geografici alle Americhe, molto prima del 1492. E lo avrebbe fatto su commissione del suo mecenate, Lorenzo de’ Medici del ramo Popolano – cugino “ribelle” del Magnifico – strettamente legato agli stessi Vespucci.

“Lorenzo il Popolano e Amerigo Vespucci erano alleati in affari e imparentati con la corona spagnola. Botticelli, al loro servizio, dipingeva cronache che denunciavano l’appropriazione indebita del Nuovo Mondo”, spiega Magnani.
“Opere come i pannelli di Nastagio degli Onesti rivelano un doppio livello di lettura: dietro la novella di Boccaccio si celano le vicende reali della famiglia Vespucci, tra complotti e usurpazioni”.

Il disegno politico: dal Papato all’Europa moderna

La chiave di volta del racconto è l’alleanza tra potere religioso e potere politico. Pio II, papa umanista e stratega, avrebbe orchestrato insieme ai regnanti iberici e all’imperatore Federico III un piano per controllare i commerci e i territori americani.

“Dietro la scoperta del Nuovo Mondo si cela un progetto imperiale,” sostiene Magnani. “L’obiettivo era costruire un dominio sovranazionale sotto l’egida papale, con eserciti e interessi economici comuni. È l’embrione di quella struttura europea che ancora oggi condiziona i destini del continente”.

Un parallelismo che l’autore non esita a spingere fino al presente: “Le dinamiche di allora – inganni, manipolazioni, concentrazioni di potere – sono le stesse che vediamo oggi. Cambiano i protagonisti, ma non i meccanismi. L’uso della cultura come strumento di controllo rimane invariato”.

“La cultura non è in crisi. È la conoscenza che manca. La cultura è un sistema di nozioni condivise, spesso manipolate. La conoscenza è la ricerca della verità dietro le convenzioni. E oggi viviamo immersi in un mondo dove la cultura è al servizio del potere, mentre la conoscenza è bandita”.

Un’affermazione che riapre il dibattito sull’educazione, sull’informazione e persino sul ruolo delle nuove tecnologie. “Anche l’intelligenza artificiale”, osserva ironicamente, “può diventare un mezzo per indirizzare le opinioni.
Se scrivo una frase di Herman Hesse e l’algoritmo mi chiede ‘chi è?’, significa che anche le macchine vengono addestrate a ignorare certi saperi.”

Dietro la polemica e la provocazione, American Leaks invita soprattutto a un gesto intellettuale: dubitare. “Viviamo sommersi di informazioni costruite per convenienza”, conclude Magnani.
“L’unico antidoto è lo spirito critico: leggere, confrontare, verificare. Non basta aprire un manuale o ascoltare la versione di un divulgatore televisivo. Se esiste una mappa dell’America del 1450, bisogna prenderla per quello che è: una prova, non un’anomalia da negare.”

E così, tra arte e indagine storica, American Leaks diventa più di un libro: è una sfida al pensiero unico, un invito a guardare la storia – e il presente – con occhi diversi. Perché, come scriveva Herman Hesse, “di una storia è vera solo la parte che l’ascoltatore è disposto a credere.”

Il video pubblicato è di proprietà di (o concesso da terzi in uso a) FABBRICA DELLA COMUNICAZIONE.
E’ vietato scaricare, modificare e ridistribuire il video se non PREVIA autorizzazione scritta e richiesta a info@fcom.it.