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La rubrica L’Altra Domenica è a cura dello scrittrice e giornalista Enrica Perucchietti e Beatrice Silenzi, direttore responsabile di Fabbrica della Comunicazione.
ILLUSIONI ARTIFICIALI E FARMACI DANNOSI
Il confine tra la distopia narrata in serie come Black Mirror e la realtà quotidiana si assottiglia sempre di più, presentando scenari un tempo relegati alla fantascienza.
Due fenomeni recenti, apparentemente distanti, tracciano un filo rosso che connette tecnologia, salute, fragilità psicologica e un mercato pronto a capitalizzare su ogni debolezza umana.
Da un lato, l’avvento di “amici” basati sull’intelligenza artificiale; dall’altro, l’abuso di un farmaco per il diabete come scorciatoia per la perdita di peso.
Entrambi rivelano una preoccupante deriva verso soluzioni facili per problemi complessi, con conseguenze potenzialmente devastanti.
L’Illusione della Scorciatoia: Dagli Amici AI all’Abuso di Farmaci
L’ultima frontiera della tecnologia personale è un piccolo dispositivo indossabile, simile a un ciondolo, che promette di essere un “amico” sempre presente.
Sviluppato dall’imprenditore Avi Schiffmann, “Friend” è un’intelligenza artificiale progettata per ascoltare costantemente l’utente e l’ambiente circostante, raccogliendo dati per offrire consigli, supporto e compagnia.
L’idea di un compagno che non ti abbandona mai, che ti ascolta senza giudicare, potrebbe sembrare allettante in una società che soffre sempre più di solitudine. Tuttavia, il concetto nasconde implicazioni inquietanti.
Questo dispositivo non è altro che l’orecchio del Grande Fratello appeso al collo, un agente del “capitalismo della sorveglianza” che mappa, registra e archivia non solo i nostri dati, ma anche quelli delle persone con cui interagiamo.
Si apre così la porta a una totale dissociazione dalla realtà. Affidare i propri pensieri e le proprie decisioni a un algoritmo rischia di atrofizzare il pensiero critico e la capacità di creare legami umani autentici.
Invece di affrontare e sanare le fragilità, soprattutto quelle dei più giovani, si offre un surrogato digitale che rischia di isolarli ancora di più, creando una dipendenza da una piattaforma che monetizza la loro vulnerabilità.
Fortunatamente, un barlume di speranza e di consapevolezza sembra emergere dalla reazione del pubblico.
La campagna pubblicitaria milionaria per questo “amico” artificiale ha subito una forte contestazione, con cartelloni strappati e vandalizzati.
Questo rifiuto netto indica che una parte della società sta iniziando a percepire il pericolo di una tecnologia così invasiva, riconoscendo che la soluzione alla solitudine non può essere un algoritmo, ma un contatto umano, seppur più complesso e faticoso.
Le Derive di una Società Fragile
Parallelamente alla deriva tecnologica, se ne manifesta una farmaceutica, altrettanto allarmante.
L’Ozempic, un farmaco il cui principio attivo è il semaglutide, è nato per trattare il diabete di tipo 2 ma è diventato la “pillola magica” di Hollywood e non solo.
Star internazionali, da Elon Musk alle Kardashian, ne hanno promosso, direttamente o indirettamente, l’uso per dimagrire rapidamente, dato che il farmaco sopprime lo stimolo della fame.
Questa tendenza ha innescato una domanda fuori controllo, tanto che in Italia le vendite sono aumentate quasi dell’80 per cento.
Il costo, che si aggira tra i 300 e i 400 euro al mese, non scoraggia chi cerca una scorciatoia per raggiungere un ideale di perfezione fisica, spesso a discapito della propria salute.
Il caso di Robbie Williams è emblematico e sconcertante: il cantante ha dichiarato di avere gravi problemi alla vista a causa dell’uso del farmaco, ma ha aggiunto che continuerà ad assumerlo “finché non perderà la vista da un occhio”.
Questa affermazione scioccante svela la profondità di una cultura ossessionata dall’immagine.
L’abuso di Ozempic non è solo una questione di salute individuale, ma un fenomeno sociale che ha conseguenze gravi. Ha creato carenze del farmaco per i pazienti diabetici che ne hanno realmente bisogno e ha alimentato un pericoloso mercato nero online, dove vengono vendute versioni contraffatte che possono contenere sostanze letali, come l’insulina, portando a casi di coma e persino alla morte.
Questa deriva è alimentata anche dal bullismo mediatico. La cantante Nelly Furtado, ad esempio, è stata massacrata da commenti di body shaming per aver preso peso, dimostrando come il pubblico, che spesso si professa paladino di valori positivi, sia poi il primo a giudicare spietatamente l’aspetto fisico.
Entrambe queste derive, l’amico AI e la puntura dimagrante, nascono da un terreno comune: la ricerca della via più facile. Si pensa di poter risolvere problemi complessi come la solitudine o l’accettazione del proprio corpo con una “pillola magica”, sia essa tecnologica o chimica.
Questo atteggiamento riflette una progressiva abdicazione al pensiero critico e alla responsabilità personale.
Non ci si interroga più sulle conseguenze a lungo termine, sui dati che cediamo o sui rischi per la salute che corriamo.
Si preferisce la gratificazione istantanea, l’illusione di una soluzione immediata.
La dichiarazione di Robbie Williams non è solo il dramma di un singolo, ma il sintomo di una società che sta perdendo la bussola, disposta a sacrificare un senso fondamentale come la vista sull’altare di un canone estetico effimero.
La speranza, come detto, risiede in quella reazione istintiva e umana di chi ha imbrattato i cartelloni dell’amico artificiale. È il segnale che una parte di noi riconosce ancora il valore inestimabile dell’autenticità, dello sforzo e del legame umano.
È un piccolo atto di resistenza contro un futuro in cui le nostre fragilità diventano il prodotto più redditizio sul mercato.
Sta a noi decidere se seguire la comoda ma pericolosa scorciatoia o intraprendere il percorso più impegnativo, ma infinitamente più gratificante, della consapevolezza e della realtà.
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