di GIORGIO PANDINI

Sembra quasi che l’Italia non possa fare a meno di quel pizzico di allarmismo che caratterizza la narrazione degli ultimi anni.
Dopo le innumerevoli varianti ed emergenze continue che hanno scandito il vivere quotidiano, ecco palesarsi un nuovo spauracchio all’orizzonte.
La febbre Dengue è in arrivo.
Negli aeroporti, da Fiumicino a Malpensa, si intensificano i controlli e le disinfezioni degli aeromobili: operazione, questa, mastodontica per contrastare un nemico invisibile, la zanzara Aedes Aegypti, presunto veicolo del virus, che, per fortuna, non abita ancora lungo le nostre latitudini.

L’immancabile Organizzazione Mondiale della Sanità, in un tripudio di zelo, avverte che i contagi sono in forte crescita su scala globale: giù con i numeri.
Cinque milioni di casi nel 2023, 600mila solo a gennaio, con un aumento decuplicato in vent’anni: numeri che suonano come quelli dei bollettini quotidiani di coviddiana memoria, capaci di tenere in fibrillazione l’intera popolazione.

Il Ministero della Salute ha diramato circolari e potenziato la vigilanza, con una mossa degna di un thriller, in cui la minaccia è palpabile, se non fosse per il fatto che la zanzara non è di casa da noi. Ma si sa, prevenire è meglio che curare, soprattutto quando si possono innescare dinamiche di controllo e monitoraggio su vasta scala.

La maggior parte dei casi di Dengue in Italia è dunque di importazione, come confermato da autorevoli epidemiologi dell’Istituto Superiore di Sanità.
Che va letto così: sono gli italiani stessi a portarla in patria, al ritorno da viaggi esotici.
Eppure, nonostante la rassicurazione che la trasmissione autoctona sia un evento raro, l’invito alla prudenza è d’obbligo e con la prudenza arrivano anche i suggerimenti per le vaccinazioni.

Già. Perché, nonostante al momento si cerchi di mantenere un basso profilo, si comincia a far trapelare che “la prevenzione può basarsi sul vaccino”, anzi, due.
E se l’indicazione è data a chi vive in zone endemiche o per chi è di passaggio in quei territori, domani potrebbe accadere qualsiasi cosa. 

Tra zanzare che non ci sono e allarmi globali, dunque, l’impressione è che si stia preparando il terreno per l’ennesima campagna di sensibilizzazione.
Dopotutto, tenere la popolazione in allerta, con un nemico invisibile alle porte, è un esercizio che abbiamo imparato a conoscere fin troppo bene.