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Su Fabbrica della Comunicazione la rubrica Dimensione Arte è cura di Giorgio Pandini – musicista e blogger.
Una vita un bianco e nero costellata di tragedie fino alla sua misteriosa scomparsa, poeta e scrittore del mistero e del fantastico per eccellenza, è stato il capostipite del romanzo poliziesco e senza di lui non esisterebbe tra gli altri il personaggio di Sherlock Holmes che dal suo Dupin ha preso ispirazione.
Parlo di Edgar Allan Poe.
Il 19 gennaio 1809 a Boston, Edgar Poe venne alla luce in una pensione nelle vicinanze del parco pubblico cittadino Boston Common non distante dal teatro dove i genitori recitavano.
Elizabeth Arnold e David Poe erano infatti entrambi provenienti da una stirpe di attori e si conobbero proprio in questo ambito, la madre si era sposata a 15 anni con Charles Hopkins anch’egli attore che però morì prematuramente dopo soli 3 anni.
Conobbe quindi il padre di Poe e si sposò con lui a 19 anni e l’anno successivo nel 1806 nacque il loro primogenito William Henry Leonard seguito dopo 3 anni dal piccolo Edgar.
Affetto da problemi di alcolismo e stroncato da una parte della critica per la sua recitazione, il padre iniziò a soffrire di attacchi di panico e decise di abbandonare il palcoscenico e a seguire anche la famiglia sparendo per sempre.
Rimasta sola Elizabeth diede poi alla luce anche una bambina e poco dopo a soli 24 anni si spense dopo aver manifestato i sintomi della tubercolosi.
I figli rimasti orfani vennero separati e dati in affidamento, Edgar venne quindi accolto anche se mai adottato formalmente da John Allan un ricco mercante di origine scozzese di Richmond che lo fece battezzare Edgar Allan Poe nella chiesa episcopale e si preoccupò della sua educazione facendolo studiare in Inghilterra, dove il ragazzo crebbe a contatto con il romanticismo della letteratura inglese che molto contribuì al suo stile di scrittura ed alla sua produzione artistica.
Ritornato con la famiglia Allan negli Stati Uniti nel 1820, Poe frequentò prima l’Accademia di Richmond dalla quale fu espulso e successivamente l’Università della Virginia che abbandonò dopo un solo anno per trasferirsi a Boston appena diciottenne tentando di mantenersi scrivendo articoli di giornale o lavorando come impiegato dato che il rapporto con il padre adottivo si era interrotto a causa delle continue richieste di denaro speso principalmente nel gioco d’azzardo.
Non riuscendo a mantenersi da solo, Poe decise di arruolarsi nell’esercito mentendo sulla sua identità e sulla sua età dichiarando di avere 22 anni invece dei 18 appena compiuti.
Dopo una breve carriera e la pubblicazione della sua prima raccolta di poesie, Edgar decise di abbandonare l’esercito per iscriversi all’Accademia Militare di West Point come cadetto cosa che si concretizzò il 1 Luglio del 1830.
In questo periodo John Allan si risposò dopo che la prima moglie alla quale Poe era affezionato morì improvvisamente e questo fece deflagrare il loro rapporto definitivamente a causa dei continui litigi di Edgar con i figli naturali di Allan che arrivò a rinnegare il figlio adottivo. Infuriato Poe si fece cacciare da West Point e si trasferì a New York per assecondare la sua inclinazione letteraria.
In effetti Edgar Allan Poe fu il primo degli scrittori statunitensi che cercò di mantenersi solo con la scrittura non avendo un altro lavoro o un patrimonio familiare a sostenerlo economicamente.
A New York pubblicò un altro volume di poesie ma dopo poco si diresse verso Baltimora dove viveva una zia e soprattutto il fratello Henry che però morì di lì a poco per problemi di alcolismo.
Questo evento spinge Edgar ad impegnarsi maggiormente nella promozione della sua attività di scrittore, ostacolata però dalla mancanza di una legislazione sul diritto d’autore che quindi lasciava campo libero alla riproduzione selvaggia delle opere letterarie senza il pagamento dei relativi compensi, e dalla presenza spropositata di quotidiani e riviste che spesso fallivano dopo pochi numeri senza retribuire i collaboratori per il loro lavoro.
Costretto quindi a chiedere prestiti per mantenersi, Poe decise di iniziare a produrre anche opere di prosa oltre alle poesie, il suo interesse si manifestò nella scrittura di racconti per i quali vinse anche un premio per “Manoscritto trovato in una bottiglia” del 1833.
A Richmond riuscì quindi a trovare un impiego nella rivista Southern Literary Messenger dal quale si fece licenziare per essersi fatto trovare ubriaco in redazione dal direttore Thomas White.
Ritornato a Baltimora, Edgar si sposa quindi con una cugina e, dopo aver dato assicurazione a White circa l’abbandono della bottiglia, questi lo riprese con sé a Richmond dove finalmente Poe prese a scrivere articoli, recensioni e poesie, ma soprattutto iniziò la produzione di storie e racconti.
A questo periodo risale la pubblicazione delle sue prime opere come “Storia di Arthur Gordon Pym” e successivamente “La caduta della casa degli Usher”.
Nel frattempo amplia la sua rete di collaborazione con altre riviste letterarie in cui, con le sue recensioni taglienti, si costruisce la fama di critico caustico e pungente.
Al 1841 risalgono invece “La maschera della Morte Rossa” e “I delitti della Rue Morgue” in cui compare per la prima volta la figura di Auguste Dupin un detective brillante che per risolvere un brutale caso di omicidio si basa esclusivamente sulla meticolosa raccolta di indizi e su una strabiliante tecnica deduttiva, vero capostipite del genere poliziesco da cui Arthur Conan Doyle creatore di Sherlock Holmes trarrà ispirazione per il suo celebre personaggio.
Nel 1842 un altro evento funesta la vita di Poe: la moglie Virginia inizia a manifestare i sintomi della tubercolosi, la stessa malattia che aveva portato alla morte la madre di Edgar.
Lo scrittore è sconvolto ed inizia una lenta discesa negli inferi dell’alcol, abbandona quindi Filadelfia per trasferirsi con la moglie a New York per tentare di sostenere cure migliori e quindi più costose per Virginia.
Qui riesce a trovare un impiego inizialmente all’Evening Mirror e poi come editore al Broadway Journal che dopo qualche tempo diventa di sua proprietà, permettendogli quindi totale libertà di scrittura, libertà che causerà a Poe l’inimicizia di molti autori e colleghi per via della sua penna velenosa.
A New York pubblica però “Lo Scarabeo d’Oro”, “Il Gatto Nero” e soprattutto la raccolta “Il Corvo e altre Poesie” che diventa un caso letterario e nonostante renda il suo nome celebre tra il pubblico non frutta all’autore il giusto riconoscimento economico, il che porterà presto al fallimento della sua rivista nel 1846.
Nel 1847 Virginia muore e Poe data la loro estrema povertà è costretto ad utilizzare le lenzuola del corredo nuziale come sudario per la sepoltura della moglie.
Questo tragico evento riecheggia in diversi dei suoi racconti e diventerà quasi un topos narrativo per lo scrittore che inizia in questo periodo una vita sregolata tra alcol e problemi emotivi che lo portano ad un tentativo di suicidio nel 1848 ingerendo del laudano.
Dopo aver toccato il fondo Poe decide di tornare a Richmond e riprende i rapporti con Sarah Royster una ragazza con la quale era stato fidanzato ai tempi dell’università che poi si era allontanata da lui per sposare un altro uomo.
Lo scrittore decide quindi di disintossicarsi dall’alcol e dall’uso di oppio e smette di bere cercando di rimettere insieme i cocci della sua esistenza.
Nel 1849 riprese quindi a collaborare con diverse riviste e a scrivere, spostandosi da una città all’altra per appuntamenti di lavoro tra New York, Richmond, Baltimora e Philadelphia, in settembre mentre si trovava a Richmond fece la proposta ufficiale di matrimonio a Sarah Royster. Durante un successivo spostamento da New York a Philadelphia misteriosamente Poe scompare senza lasciare traccia.
Viene ritrovato il 3 ottobre dopo diversi giorni nei pressi della taverna Gunner’s Hall che era adibita per quella data a seggio elettorale, da uno stampatore Joseph Walker, che avendolo riconosciuto manda a chiamare Joseph Evans Snodgrass che conosceva Poe, chiedendogli aiuto.
Arrivato sul luogo in seguito descrisse Poe come un uomo “in grande angoscia” con i vestiti in disordine e fuori luogo e pensò che “… egli evidentemente era stato derubato dei suoi vestiti o imbrogliato nel cambio…”
Gli uomini pensarono che Poe fosse in stato di ebbrezza e si trovarono d’accordo nel mandarlo al vicino Washington College Hospital dove fu ricoverato in una stanza riservata a pazienti alcolizzati.
Nei giorni successivi il paziente perse continuamente conoscenza dando risposte incoerenti e senza senso alle domande dei medici, dando segno di estrema confusione mentale.
Prima dell’alba, la domenica del 7 ottobre 1849, Poe si spense senza riprendere conoscenza.
Se i contemporanei non si posero troppe domande in merito attribuendo l’accaduto all’alcol di cui effettivamente lo scrittore aveva abusato in passato, non possiamo non rilevare le tante stranezze che circondano la sua scomparsa.
Sappiamo che Poe si era disintossicato e non beveva da mesi, che era diretto ad un appuntamento di lavoro al quale non è mai arrivato, che era in procinto di sposarsi e che anche nei momenti di estrema povertà era sempre attento agli abiti che indossava.
In che modo è scomparso?
Perché venne ritrovato in stato confusionale e soprattutto perché aveva indosso degli abiti logori che non gli appartenevano?
Negli anni diverse ipotesi sono state fatte in proposito, si parlò di diverse malattie tra cui la rabbia e la sifilide solo per citarne alcune, altre ipotesi sono che sia stato rapito, picchiato e derubato provocandogli delle lesioni alla testa, o che sia stato avvelenato, aspetto smentito da una analisi fatta su una ciocca dei suoi capelli.
Il fatto che sia stato poi trovato nei pressi di un seggio senza i suoi vestiti ha suggerito a qualcuno che sia stato rapito e drogato o fatto ubriacare per poi farlo votare più volte, cosa possibile all’epoca in quanto non esistevano liste elettorali e bastava essere riconosciuti da qualcuno noto nel luogo per poter votare.
L’ultima ipotesi fatta da un suo discendente e studioso è che Poe soffrisse quasi sicuramente di tubercolosi dato che la madre ma soprattutto la moglie erano morte di questo male estremamente contagioso, la malattia avrebbe causato una meningite che associata ad un sistema immunitario fortemente compromesso sarebbe stata fatale date le condizioni in cui fu ritrovato: cioè ubriaco e infreddolito perché privato dei suoi abiti.
È forse questa la più probabile della serie di concause che hanno privato la storia della letteratura di un genio visionario e ricco di immaginazione, uno scrittore che ha influenzato enormemente le generazioni successive, giudicato strambo se non addirittura squilibrato dalla società in cui è vissuto, sicuramente troppo moderno per il suo tempo, ecco cosa scriveva nella sua opera Eleonora del 1841: «Mi hanno chiamato pazzo; ma nessuno ancora ha potuto stabilire se la pazzia sia o non sia la più elevata forma d’intelligenza, se la maggior parte di ciò che è glorioso, se tutto ciò che è profondo non derivi da una malattia del pensiero, da umori esaltati della mente a spese dell’intelletto generale.»
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