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Su Fabbrica della Comunicazione la rubrica Libero Pensiero è cura di Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile, qui con Victor Nunzi.
La Concezione del Tempo nelle Civiltà Antiche: Tra Ciclicità e Linearità
Il Tempo Circolare e le radici agricole
Le società antiche, fondate sull’agricoltura e l’allevamento, svilupparono una percezione del tempo strettamente legata ai ritmi naturali.
L’osservazione delle stagioni, dei cicli lunari e solari, e dei movimenti celesti divenne la base per organizzare la vita quotidiana e religiosa.
La ciclicità del tempo emergeva dalla necessità di sincronizzare le attività umane con i fenomeni ambientali: la semina, il raccolto, le migrazioni degli animali e le festività rituali seguivano schemi ripetitivi, percepiti come eterni ritorni.
In questo contesto, la primavera assumeva un ruolo centrale come inizio simbolico del calendario, coincidendo con il risveglio della natura dopo il “sonno” invernale. Questo momento rappresentava non solo una rinascita ecologica, ma anche spirituale, essendo associato a divinità legate alla fertilità e alla rigenerazione.
L’Osservazione Celeste: Luna, Sole e Zodiaco
La misurazione del tempo nelle civiltà antiche non poteva prescindere dallo studio dei corpi celesti.
La Luna, con il suo ciclo di circa 30 giorni, offriva un sistema di riferimento immediato per suddividere l’anno in mesi.
La sua influenza si estendeva anche alla sfera biologica: il ciclo mestruale femminile, anch’esso di 30 giorni, veniva spesso associato alle fasi lunari, creando un legame simbolico tra microcosmo umano e macrocosmo celeste.
Il Sole, invece, scandiva ritmi più lunghi. Gli equinozi e i solstizi segnavano quattro punti cardinali nel percorso annuale, diventando momenti di transizione carichi di significato religioso. Strutture megalitiche come Stonehenge o i templi egizi allineati agli astri testimoniano una conoscenza astronomica avanzata, finalizzata a prevedere eventi celesti e a consolidare il potere sacerdotale.
Un ulteriore livello di complessità è rappresentato dalla precessione degli equinozi, un ciclo di 25.800 anni causato dall’oscillazione dell’asse terrestre. Nonostante la sua durata millenaria, diverse civiltà sembrano averne colto l’esistenza.
Lo zodiaco, suddiviso in 12 costellazioni, rifletteva questa consapevolezza: ogni “era” astrologica (circa 2.150 anni) era associata a una costellazione dominante, come l’attuale transizione dall’Era dei Pesci a quella dell’Acquario.
Calendari Antichi: Mesopotamia, Egitto e Grecia
In Mesopotamia, i Sumeri svilupparono un calendario lunisolare, integrando i cicli lunari con aggiustamenti stagionali.
Il sistema numerico sessagesimale (base 60), ancora oggi utilizzato per misurare ore e minuti, facilitava i calcoli astronomici.
Gli Egizi perfezionarono invece un calendario solare di 365 giorni, legato alle piene del Nilo e al culto del dio Ra, simbolo del disco solare.
La civiltà greca ereditò e rielaborò queste conoscenze, introducendo concetti come il Grande Anno (periodo teorico di rigenerazione cosmica) e associando le divinità olimpiche alle costellazioni. L’eredità greca influenzò la Roma antica, dove il calendario giuliano, riformato da Cesare nel 46 a.C., cercò di armonizzare tempo civile e anno solare.
Il Tempo degli Dei: Miti e Cicli Divini
Nelle tradizioni antiche, il tempo non era un’entità astratta, ma un elemento permeato di sacralità.
I miti mesopotamici, ad esempio, parlavano di un Sar, un ciclo divino di 3.600 anni, mentre gli Indù descrivevano Yuga, ere cosmiche della durata di migliaia di anni. Questi modelli riflettevano una visione gerarchica del tempo, dove gli eventi umani erano inseriti in una cornice metastorica governata dagli dei.
L’architettura sacra incarnava questa connessione: la Sfinge di Giza, orientata verso la costellazione del Leone durante l’equinozio di primavera nel 10.500 a.C., suggerisce una conoscenza astronomica antecedente alle datazioni ufficiali. Similmente, i templi mesoamericani allineati a Venere o ai solstizi rivelano un’attenzione millimetrica ai cicli celesti.
La Rivoluzione del Tempo Lineare: Dal Mito alla Storia
La transizione da tempo circolare a lineare coincide con l’affermarsi del monoteismo e della storiografia.
Il cristianesimo introdusse una narrazione unidirezionale: la Creazione, l’Incarnazione di Cristo e il Giudizio Universale crearono un asse temporale irreversibile, segnando una rottura con le ciclicità pagane.
La datazione “avanti Cristo” (d.C.) e “dopo Cristo” (a.D.) divenne il perno cronologico dell’Europa medievale, sostituendo i sistemi locali basati su regni o eventi mitici.
Questa svolta non cancellò completamente le eredità precedenti.
La festa del Natale, ad esempio, fu sovrapposta ai Saturnali romani e al solstizio d’inverno, mentre la Pasqua mantenne un legame con il calendario lunare ebraico.
Il tempo lineare assorbì così elementi della tradizione circolare, ibridando sacro e profano.
Il Calendario Maya: Tra Mistero e Misurazione
Il calendario Maya, spesso associato a teorie apocalittiche, era in realtà un sistema sofisticato basato sull’interazione di cicli multipli. Il Tzolkin (260 giorni) e lo Haab’ (365 giorni) formavano una “ruota calendariale” di 52 anni, mentre il Lungo Computo misurava epoche di 5.125 anni.
La presunta “fine del mondo” del 2012 corrispondeva semplicemente alla conclusione di un ciclo e all’inizio del successivo, secondo una logica rigenerativa tipica delle cosmologie mesoamericane.
Studi recenti suggeriscono analogie tra i calendari Maya e quelli del Vicino Oriente, ipotizzando una comune radice ancestrale. La sfida per gli archeologi è decifrare come civiltà lontane svilupparono conoscenze astronomiche simili, spesso senza contatti diretti.
Tempo e Potere nella Storia Umana
La misurazione del tempo è sempre stata uno strumento di controllo sociale e politico.
Dai sacerdoti babilonesi che predicevano eclissi agli imperatori romani che riformavano i calendari, l’autorità sul tempo conferiva prestigio e legittimità.
Oggi, sebbene viviamo in un’epoca dominata dall’orologio atomico e dal tempo universale, residui di antiche concezioni permangono: nelle festività legate ai solstizi, nell’astrologia popolare, nel fascino per i misteri dei cicli cosmici.
Comprendere le visioni del tempo passate non è solo un esercizio accademico, ma un modo per riflettere sulla nostra relazione con l’eternità e sul ruolo che assegniamo alla storia nel definire la nostra identità collettiva.
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