di GIORGIO PANDINI
La Germania ha da qualche giorno regalato all’Europa un altro successo da incorniciare.
Stiamo parlando del lancio inaugurale del razzo Spectrum di Isar Aerospace, che lo scorso 30 marzo ha deliziato il pubblico con un’esibizione mozzafiato, concludendosi con un tuffo acrobatico nelle gelide acque norvegesi.
Trenta secondi di gloria, e poi la rovinosa caduta. Un vero capolavoro di ingegneria teutonica, che fa impallidire persino le politiche più lungimiranti dell’Unione Europea.
Ricordate l’entusiasmo, le promesse di un’Europa all’avanguardia nello spazio, capace di competere con i giganti americani?
Bene, Spectrum ci ha mostrato la realtà: un razzo che, dopo aver ondeggiato come un ubriaco all’Oktoberfest, ha deciso di terminare la sua carriera con un fragoroso splash.
Ma guai a parlare di fallimento!
Per il professor Kjellmar Oksavik dell’Università di Bergen, è stato “un grande successo, perché sulla rampa di lancio non è esploso nulla”.
Ecco un ennesimo, fulgido esempio in cui un evidente flop si trasforma in una vittoria clamorosa che tanto ricorda certe direttive di Bruxelles, che, dopo anni di discussioni e miliardi spesi, si risolvono spesso in un nulla di fatto, ma vengono celebrate come pietre miliari del progresso!
Isar Aerospace, con un’onestà disarmante, aveva già ammesso di avere scarse speranze di raggiungere l’orbita. E infatti, trenta secondi dopo il decollo, il razzo da 28 metri ha mostrato il suo spirito indipendente, scegliendo un bagno nell’Artico.
L’amministratore delegato, Daniel Metzler, tuttavia, non si è scomposto: “Abbiamo avuto un decollo pulito, 30 secondi di volo e abbiamo persino potuto convalidare il nostro sistema di terminazione del volo”. Come dire che il Titanic ha avuto un successo strepitoso perché “ha dimostrato che i ponti erano resistenti e che il sistema di evacuazione, seppur breve, funzionava”.
Ciliegina sulla torta: “tonnellate di dati” da analizzare, ma siamo sicuri che questi dati riveleranno importanti scoperte?
Questo “volo orbitale dall’Europa” (che in realtà ha sfiorato il concetto di “volo” e il concetto di “orbitale” solo in senso metaforico) ci ricorda che nel campo della “New Space economy”, il vecchio continente è ancora alle prime armi.
Mentre Elon Musk e Jeff Bezos lanciano razzi che tornano a casa come trottole, noi ci accontentiamo di un tuffo ben riuscito. Ma non c’è da temere! La corsa ai “micro o mini-lanciatori” è in pieno fermento, con una miriade di startup pronte a farci sognare, e magari a farci fare qualche altra risata.
In fondo, in un’Europa orfana dei cosmodromi russi, costretta a inventarsi spazioporti dalle Azzorre alle Shetland, questo tipo di successi serve per mantenere alto il morale.
Dopotutto, se si riesce a far passare un’esplosione in mare per un trionfo ingegneristico, forse c’è ancora speranza per il vecchio continente (o forse, semplicemente, abbiamo imparato l’arte di chiamare le cose con nomi diversi).
Che sia questa la vera forza dell’UE?