di GIORGIO PANDINI
Sembra una barzelletta, ma la storia di Ottavia Piana, trentaduenne speleologa protagonista di questa odissea sotterranea, non lo è affatto e non lo è neppure per quel nutrito gruppo di soccorritori che sono intervenuti.
La tenace studiosa è riuscita di nuovo nell’impresa di rimanere bloccata.
Per la seconda volta, in meno di due anni! Il luogo è l’inquietante Abisso Bueno Fonteno, un labirinto sotterraneo tra i laghi d’Iseo e d’Idro.
Secondo il medico soccorritore, la nostrana avventuriera ha giurato e spergiurato che da ora mai più metterà piede in una grotta ed a noi non resta che confidare nei posteri, cui spetta l’ardua sentenza (e forse un altro dispiegamento di forze!).
L’Abisso Bueno Fonteno, cavità di 19 chilometri che si estende a 500 metri di profondità, è un luogo così inesplorato che sembra quasi chiamare a gran voce chiunque voglia metterci piede, magari senza troppa cognizione di causa.
La Piana, istruttrice dello Speleo Cai di Lovere, sebbene non sia sprovveduta, non ha tuttavia saputo resistere al richiamo di questo posto maledetto.
L’anno scorso la colpa è stata di un masso, quest’anno la caduta di cinque metri con fratture multiple, anche al torace. Evidentemente, la sfortuna perseguita i recidivi.
Mentre la squadra di soccorso, composta da un’ottantina di persone fuori e una ventina all’interno (alcuni armati di trapani e persino esplosivo per allargare i cunicoli), si affannava per trarla in salvo, sarebbe stato il caso chiedersi quanto sia costata questa passione smodata per l’ignoto.
Trenta ore e passa di operazioni estenuanti, un dispendio di risorse umane ed economiche non indifferente.
E da qui il naturale parallelo con quei turisti “avventurieri” che decidono di scalare montagne, senza avere la necessaria esperienza.
Il pericolo è in agguato – e spesso, purtroppo anche la tragedia – per chi decide di navigare in mari in tempesta su improbabili gommoni o addentrarsi in grotte sconosciute con un’attrezzatura risibile.
Spesso, queste gesta audaci si concludono con richieste di soccorso che ricadono sulla collettività: sembra quasi che l’adrenalina dell’impresa sia inversamente proporzionale alla responsabilità nei confronti di chi poi dovrà rimediare ai propri incauti exploit.
Ottavia Piana, raggiunta e stabilizzata dai soccorritori, come detto, ha garantito che questa sarà la sua ultima immersione nel mondo sotterraneo ed il medico, Rino Bregani, del Policlinico di Milano, ha persino parlato di una “sfida medica”, con “allerta massima”.
Certo, ora è “più tranquilla”, ma sa bene cosa l’aspetta.
Maurizio Finazzi, presidente del club e scopritore della grotta, ha commentato con una certa dose di fatalismo che “se uno svolge attività in maniera abbastanza intensa, prima o poi può capitare qualcosa”.
Una filosofia che potrebbe giustificare qualsiasi rischio, ma che forse dovrebbe essere bilanciata con un pizzico di prudenza in più, specialmente quando si opera in ambienti così ostili e sconosciuti.
Dopotutto, l’Abisso Bueno Fonteno, con i suoi “canyon e pareti verticali” e i suoi “corsi d’acqua che diventano torrenti durante le piogge”, non è esattamente il salotto di casa.