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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica Habemus Papam, il mercoledì, è a cura del giornalista e scrittore Massimo – Max – Del Papa che commenta con Beatrice Silenzi – i fatti del momento.
La recente escalation tra Iran e Israele, fa allargare lo sguardo a una crisi globale che viene definita “guerra totale e frammentata”. L’attacco israeliano non è un atto isolato, ma una mossa di rappresaglia preventiva inserita in una strategia che lui stesso critica aspramente, paragonandola a un modello “afghano o vietnamita” di caccia infinita al nemico, destinata al fallimento.
Tuttavia, la sua critica non risparmia l’Iran, definito senza mezzi termini un “regime teocratico, fondamentalista e feroce” il cui statuto mira non solo alla distruzione di Israele ma dell’intero Occidente.
Del Papa si scaglia contro quella che percepisce come l’ipocrisia di certi ambienti politici e attivisti occidentali che, a suo dire, difendono l’indifendibile.
Gesti come quello della cantante Elodie con la bandiera palestinese vengono etichettati come “attivismo da salotto” e un’offesa a chi vive realmente sotto quei regimi, sottolineando il profondo scollamento tra la realtà e la sua rappresentazione mediatica in Occidente.
Il fulcro della riflessione si sposta poi sulla conseguenza più diretta di questi conflitti: la corsa globale al riarmo. La spinta della NATO e dell’Unione Europea verso un aumento massiccio delle spese militari è evidente ma “Chi combatterà queste guerre?”.
La sua analisi dipinge una società occidentale, in particolare le nuove generazioni, completamente disconnessa dalla mentalità necessaria per affrontare un conflitto bellico tradizionale. “Mi sembra che strida un po’,” afferma, contrapponendo la retorica marziale dei governi con una gioventù cresciuta tra TikTok e social media, lontanissima dall’idea del sacrificio in trincea.
Questa visione si salda con una profonda sfiducia nel sistema politico, che Del Papa definisce “blindato”. Ricollegandosi all’esperienza della pandemia, descritta come un “regime totalitario” a cui tutte le forze politiche hanno aderito, sostiene che non esista una vera opposizione.
Le nuove formazioni politiche, come il Movimento 5 Stelle di Grillo, vengono liquidate come “favole”, operazioni create e finanziate dal sistema stesso per neutralizzare il dissenso e mantenere lo status quo. L’idea di un cambiamento dal basso, secondo lui, è pura illusione.
L’analisi si conclude con una visione pessimistica ma coerente: il mondo è già immerso in molteplici fronti di guerra (Palestina, Ucraina, India-Pakistan) che, insieme, compongono un conflitto globale. In questo scenario, le dinamiche di potere finanziario, dove nemici militari sono alleati economici, rendono la situazione ancora più complessa e apparentemente senza via d’uscita.
La vera minaccia non è solo il conflitto in sé, ma l’inarrestabile inerzia verso di esso, in un mondo che sembra aver perso la capacità di fermarsi prima del baratro.
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