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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica della domenica mattina a cura di Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile – con Enrica Perucchietti si chiama L’Altra Domenica.

WEF: Crolla l’impero di Schwab, ecco perché. Al centro della bufera, una lettera anonima, presumibilmente redatta da dipendenti ed ex dipendenti del WEF, che ha innescato un’indagine interna e l’intervento dell’Autorità di vigilanza sulle fondazioni (AVF).
Le accuse sono pesanti e gettano un’ombra inquietante sulla gestione dell’organizzazione:

Secondo quanto riportato, Schwab avrebbe alterato il “Global Competitiveness Report” per favorire politicamente alcuni paesi, in particolare in Medio Oriente, Nord Africa e India, al fine di mantenere relazioni diplomatiche o evitare ricadute politiche negative.
In un caso specifico, si presume che abbia insabbiato un rapporto sfavorevole dopo averne discusso con un funzionario governativo.

L’indagine si concentra anche su circa 900 mila franchi svizzeri di spese presentate da Schwab e sua moglie, Hilde.
Quest’ultima è accusata di aver fatturato viaggi al WEF senza ricoprire alcuna posizione ufficiale e di aver organizzato riunioni fittizie per giustificare viaggi di lusso a spese della fondazione.
Si parla di rimborsi per spese che non avrebbero dovuto essere coperte, come viaggi di lusso e massaggi.

Già in precedenza, un’inchiesta del Wall Street Journal aveva sollevato accuse di un ambiente di lavoro tossico, caratterizzato da razzismo, molestie e discriminazioni, in particolare nei confronti di donne, persone di colore e dipendenti più anziani. Addirittura, Schwab avrebbe spinto per un “restyling giovanile” dell’organizzazione, portando a licenziamenti controversi.

Klaus Schwab ha negato tutte le accuse, definendole infondate e presentando una denuncia penale contro gli autori della lettera anonima.
Tuttavia, queste vicende hanno messo in luce le profonde spaccature all’interno dell’élite che gravita attorno a Davos.
Le dimissioni di Schwab, che inizialmente avrebbe voluto rimanere fino al 2027, hanno anche fatto sfumare l’ipotesi di una successione guidata da Christine Lagarde, attuale presidente della Banca Centrale Europea.

Questi eventi offrono uno spunto di riflessione più ampio sul concetto di “filantrocapitalismo”, un modello in cui le élite economiche esercitano un’influenza crescente sulla governance globale attraverso le loro fondazioni.

Se da un lato queste iniziative possono colmare i vuoti lasciati dalla politica, dall’altro sollevano interrogativi sul potere incontrollato di individui che, pur non essendo eletti, prendono decisioni che impattano sulla vita di milioni di persone.
La vicenda Schwab dimostra come, anche all’interno di questo sistema apparentemente monolitico, esistano lotte di potere e interessi contrastanti.

L’uscita di scena di Klaus Schwab segna la fine di un’era per il World Economic Forum. La valanga di accuse e scandali ha non solo appannato l’immagine dell’organizzazione, ma ha anche rivelato la complessità e le contraddizioni di un mondo in cui potere, denaro e politica si intrecciano in modi non sempre trasparenti.
Il futuro di Davos e del suo ruolo nell’arena globale appare oggi più incerto che mai, in attesa che le indagini facciano piena luce sulle trame oscure che si celano dietro le quinte del potere.

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