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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica della domenica mattina a cura di Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile – con Enrica Perucchietti si chiama L’Altra Domenica.
Charles Manson, una delle figure più oscure e iconiche del XX secolo, è tornato al centro del dibattito pubblico.
Ma questa volta, la discussione va oltre i noti massacri della sua “Family” per esplorare un’ipotesi tanto scioccante quanto inquietante: e se il leader del culto non fosse stato altro che un prodotto, una pedina inconsapevole del famigerato progetto di controllo mentale della CIA, l’MKUltra?
Autrice di saggi come “Le origini occulte della musica” per Enrica Perucchietti, la narrazione ufficiale su Manson sarebbe solo la punta di un iceberg che nasconde decenni di esperimenti governativi segreti.
Il punto di partenza della conversazione è la recente attenzione mediatica su Manson, scatenata da un documentario basato sul libro di Tom O’Neill, “Chaos”.
Quest’opera tenta di ricostruire gli anni formativi di Manson, suggerendo un coinvolgimento diretto della CIA.
Il progetto MKUltra era un programma reale e declassificato della CIA, attivo dagli anni ’50 ai ’70, il cui scopo era studiare e perfezionare tecniche di controllo mentale.
Gli esperimenti includevano l’uso di droghe psicotrope (in particolare LSD), ipnosi, deprivazione sensoriale, abusi e traumi psicologici per manipolare gli stati mentali e alterare le funzioni cerebrali dei soggetti.
L’obiettivo finale era la creazione del cosiddetto “Candidato Manciuriano”: un assassino programmato per compiere una missione per poi dimenticare tutto, attivabile a distanza tramite una parola o un segnale chiave.
La figura chiave che collegherebbe Manson a questo programma sarebbe lo psichiatra Louis Jolyon “Jolly” West.
Secondo la ricostruzione di Perucchieti, West non era solo un esperto di culti e lavaggio del cervello, ma anche il direttore di un sotto-progetto dell’MKUltra.
Il suo nome emerge in uno dei più grandi misteri della storia americana: fu lo psichiatra assegnato a Jack Ruby, l’uomo che uccise Lee Harvey Oswald, il presunto assassino di John F. Kennedy.
Il legame con Manson si sarebbe creato in una clinica dove West operava. Durante il suo periodo di libertà vigilata, Manson avrebbe frequentato regolarmente questa struttura, entrando così in contatto con l’ambiente e, forse, con gli esperimenti stessi.
L’analisi non si limita a Manson.
Dipinge un quadro molto più ampio, in cui l’MKUltra avrebbe coinvolto, direttamente o indirettamente, numerose figure della controcultura.
Si citano esperimenti su volontari (come lo scrittore Ken Kesey) e l’influenza su personaggi come Timothy Leary.
La stessa “Family” australiana, un altro culto distruttivo, utilizzava metodi identici (LSD, ipnosi, traumi) e il marito della leader, Anne Hamilton-Byrne, avrebbe avuto legami con l’intelligence.
Il massacro di Cielo Drive, in cui perse la vita l’attrice Sharon Tate, viene descritto come un evento “stratificato”, pieno di simbolismi e con moventi che andavano ben oltre la semplice follia omicida.
Perucchietti sostiene che l’allora procuratore, Vincent Bugliosi, avrebbe deliberatamente occultato le prove di un possibile coinvolgimento governativo per non compromettere la sicurezza nazionale, presentando al mondo una versione semplificata e rassicurante.
La storia di Charles Manson, riletta attraverso questa lente, cessa di essere la cronaca di un criminale isolato per diventare un tassello di un puzzle molto più vasto e inquietante.
È la storia di come il potere, attraverso progetti segreti, possa aver manipolato individui e movimenti sociali per i propri fini, lasciando dietro di sé una scia di violenza e misteri irrisolti. Quello che conosciamo è solo la superficie, mentre la verità profonda rimane nascosta, in attesa di essere scoperta.
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