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La rubrica Il Punto di Vista è a cura dello scrittore e giornalista Max del Papa e Beatrice Silenzi, direttore responsabile di Fabbrica della Comunicazione.

L’atmosfera natalizia, tradizionalmente tempo di raccoglimento e celebrazione dei valori cristiani, sembra essere diventata l’ennesimo campo di battaglia di una guerra culturale sempre più aspra.
Quella che emerge è una disamina impietosa dello stato di salute dell’Occidente, stretto nella morsa di due forze apparentemente opposte ma convergenti nel risultato finale: la dissoluzione dell’identità europea.

Da un lato c’è l’ideologia “woke” e gender che, secondo del Papa, ha infiltrato la politica e persino la teologia; dall’altro, un Islamismo sempre più assertivo che sfrutta le debolezze della democrazia per imporre la propria visione.
Il punto di partenza della riflessione è la recente polemica innescata dalle dichiarazioni di Nichi Vendola, secondo il quale i personaggi del Vangelo – dalla Vergine Maria al Buon Samaritano – sarebbero figure “queer”.

Per del Papa, non si tratta di una semplice rilettura moderna, ma di una vera e propria operazione di “sciacallaggio culturale” e di offesa gratuita alla sensibilità dei credenti. L’uso del termine “queer”, nell’ottica vendoliana, vorrebbe indicare una stravaganza rispetto alle logiche capitalistiche, ma per il giornalista questa è solo retorica da “guitto”.
Del Papa sottolinea l’ipocrisia di chi critica il capitalismo mentre si avvale di pratiche costose come l’utero in affitto, per poi lanciare il sasso e nascondere la mano.

Dire che la Madonna è “trans” o che il Vangelo è “frocia” (termini forti usati per smascherare quella che del Papa ritiene essere la vera intenzione dietro la parola queer) è un atto di blasfemia che, se rivolto ad altre religioni, avrebbe conseguenze ben diverse. Invece, nel contesto cattolico attuale, tutto è permesso.
Ed è qui che l’analisi si sposta su quello che viene definito il “grande malato” del nostro tempo: la Chiesa Cattolica.

Del Papa non usa mezzi termini, parlando di una Chiesa “fellona”, guidata da gerarchie – citando Papa Francesco, i cardinali Zuppi e i vescovi come Delpini – che hanno abdicato al loro ruolo di custodi della fede. La denuncia riguarda il silenzio assordante di fronte a rappresentazioni blasfeme, come il Cristo transessuale esposto al Parlamento Europeo o le installazioni austriache con la Madonna barbuta. Ancor più grave, secondo l’autore, è l’atteggiamento verso l’immigrazione e l’identità religiosa: dai “presepi velati” che nascondono la tradizione cristiana per non offendere, fino al sostegno indiscriminato alle ONG.

Una Chiesa che, invece di difendere i propri simboli, sembra quasi vergognarsene, lasciando i fedeli orfani di una guida spirituale e culturale.
Se il fronte interno è minato dall’autolesionismo culturale, quello esterno è segnato dalla pressione dell’Islam politico e dalla criminalità delle bande giovanili, i cosiddetti “Maranza”.
Del Papa cita il caso dell’archiviazione delle molestie di Capodanno in Piazza Duomo a Milano (il caso della “Taharrush Gamea”) come emblema della resa delle istituzioni.

Una magistratura definita “militante” e orientata a sinistra preferisce non perseguire i colpevoli, nonostante le evidenze, lasciando passare il messaggio che certi comportamenti siano impuniti. Per del Papa, questi non sono semplici atti di teppismo, ma rituali di marcatura del territorio e di conquista culturale.

La democrazia occidentale, nella sua tolleranza illimitata, rischia di nutrire il suo stesso carnefice. Il timore espresso – condiviso anche dal giornalista Mario Giordano – è che l’Islam, attraverso la via democratica e demografica, possa un giorno instaurare partiti che, una volta al potere, smantellino le libertà occidentali per imporre la Sharia.
È il paradosso della tolleranza: includere chi non è tollerante porta, inevitabilmente, alla fine della società aperta.
Del Papa nota con amarezza che, mentre l’Occidente si perde in complessi di inferiorità e sensi di colpa storici, altre culture avanzano con determinazione e orgoglio identitario.

Non manca una stoccata al sistema mediatico e intellettuale italiano. Il “salotto” di Fabio Fazio viene descritto come una centrale di ortodossia progressista, dove sfilano personaggi come Burioni e Scurati per dettare la linea del pensiero unico, che sia sanitario o politico. Del Papa evidenzia una doppia morale: si grida alla censura e al fascismo per un nonnulla (come nel caso Scurati), ma si tollera l’intolleranza quando proviene da sinistra o da matrici islamiche.

In questo panorama, voci come quelle di Mario Giordano o Nicola Porro vengono salvate perché, a differenza della sinistra monolitica, la destra mediatica mostra ancora una capacità di critica interna, anche verso il proprio governo.
Infine, lo sguardo si posa sull’Unione Europea, considerata ormai un ente inutile, una “camera di compensazione” per affari e corruzione, lontana dagli interessi dei popoli.
La vittoria di Trump e le posizioni di Musk sono viste come la conferma che il re è nudo: l’Europa tecnocratica è finita, anche se continua a trascinarsi per inerzia.

 

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