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Su Fabbrica della Comunicazione la rubrica Libero Pensiero è cura di Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile, qui con Victor Nunzi.

Il nuovo lavoro dello scrittore e ricercatore Victor Nunzi si presenta come un’indagine affascinante e accurata sul mondo antico, in particolare sull’organizzazione divina che, secondo le fonti mesopotamiche ed egizie, governava il mondo nei millenni precedenti alla storia comunemente accettata.
Il titolo del libro – Il nuovo ordine mondiale degli dèi – non è una provocazione, ma il riflesso di una riflessione profonda su fonti testuali antiche, mitologie complesse e possibili strutture di potere che affondano le radici in epoche remotissime.

Il testo si pone come il naturale seguito del libro precedente di Nunzi, La regalità degli dèi. Mentre quel primo lavoro indagava la regalità esercitata dalle divinità prima e dopo il Diluvio universale, questa nuova pubblicazione si concentra su un periodo intermedio poco documentato e tuttavia cruciale: i 7200 anni successivi al Diluvio, un’epoca durante la quale la regalità non viene esercitata in forma umana, ma resta confinata tra le divinità.

Secondo Nunzi, questo intervallo temporale non è una semplice lacuna storiografica, ma una fase complessa di transizione, riorganizzazione e conflitto interno al pantheon degli Anunnaki, termine sumero che designa una categoria di divinità superiori.

La sua cronologia alternativa, che colloca il Diluvio Universale intorno al 36.500 a.C., pone quindi questi 7200 anni in una fase storica remota ma densa di trasformazioni mitologiche e geopolitiche.

Il titolo e il documento sumero da cui trae ispirazione

Il titolo del libro trae spunto da un’opera mitologica mesopotamica chiamata Enki e l’ordine del mondo, conservata al Museo del Louvre. In questo testo, la divinità Enki è incaricata, su volontà di Enlil – divinità superiore e suo fratello – di riorganizzare il mondo e i poteri divini dopo un evento epocale.
Nella lettura dello studioso Giovanni Pettinato, questo documento può essere interpretato come Enki e il nuovo ordine del mondo. Questo spunto diventa così il fulcro del lavoro di Nunzi, che lo sviluppa anche in riferimento ai possibili paralleli con le dinamiche geopolitiche del presente.

Le fonti mesopotamiche: Eridu e Nippur

Il lavoro di ricerca si basa principalmente su testi provenienti da due grandi centri della cultura mesopotamica: Eridu e Nippur.
Eridu, tradizionalmente associata a Enki, è fonte di miti che mettono in evidenza il ruolo creativo e regolatore di questa divinità, spesso vista come il portatore della civiltà. Nippur, invece, era il centro di culto di Enlil, dio dell’aria e dell’ordine, considerato il sovrano del pantheon sumero.

Queste due scuole forniscono una visione articolata e, a tratti, contrastante del mondo divino: da un lato la saggezza e l’inventiva di Enki, dall’altro la volontà dominante e regolatrice di Enlil. I testi riflettono anche un pantheon complesso, popolato da molte altre divinità affiliate, in perenne lotta per il potere e la supremazia.

L’eredità di Zecharia Sitchin e il contributo critico

Victor Nunzi si inserisce nel solco delle ricerche inaugurate da Zecharia Sitchin, celebre autore di testi pseudoarcheologici sul mondo sumero e gli Anunnaki.
Nunzi prende le distanze da alcune semplificazioni di Sitchin, offrendo una lettura più rigorosa e documentata. In particolare, egli sottolinea la necessità di confrontare direttamente i testi originali, analizzandoli parola per parola e mettendoli in relazione con fonti parallele, come i testi biblici ed extrabiblici.

Una delle fonti più importanti per ricostruire il periodo dei 7200 anni post-diluviani è il Libro dei Giubilei, un testo apocrifo della tradizione ebraica.
Questo documento fornisce, secondo Nunzi, un’indicazione chiara dell’esistenza di un intervallo temporale in cui l’umanità non gioca un ruolo attivo nella storia, lasciando la scena interamente agli dèi.

Il confronto con la mitologia egizia e lo Zep Tepi

Un altro aspetto fondamentale del libro è l’analisi comparativa tra il pantheon sumero e quello egizio. In particolare, Nunzi colloca l’inizio del cosiddetto Zep Tepi, il “Primo Tempo” della tradizione egizia, intorno al 36.420 a.C., una data che sorprendentemente coincide con quella da lui proposta per il Diluvio e l’inizio della fase post-diluviana.

Questo confronto apre scenari nuovi per comprendere le possibili connessioni culturali e religiose tra Mesopotamia ed Egitto, due delle più antiche civiltà della storia umana. I testi egizi consultati includono, tra gli altri, il Libro dei Morti e i Testi dei Sarcofagi, nei quali compaiono riferimenti a luoghi mitici come le Sale di Amenti, legate al dio Thot.

L’eredità di Hancock e la riscrittura della storia

Un punto di contatto importante è anche quello con le teorie di Graham Hancock, noto divulgatore e autore di bestseller dedicati alla storia alternativa dell’umanità. Sebbene Hancock adotti un approccio divulgativo e focalizzato su aspetti socio-culturali, Nunzi ne riconosce l’importanza nel diffondere teorie innovative, specialmente riguardo alla cronologia egizia e alla cosiddetta *teoria della correlazione* tra le piramidi e le stelle della cintura di Orione.

Nunzi sottolinea, inoltre, come alcune ricerche italiane più recenti, in particolare quelle coordinate da Corrado Malanga, Armando Mei e Filippo Biondi, stiano contribuendo a una possibile riscrittura della storia antica.
Questi studiosi ipotizzano, basandosi su tecnologie radar avanzate (come il SAR, Synthetic Aperture Radar), l’esistenza di strutture artificiali sotterranee sotto la piana di Giza, alcune delle quali profonde oltre 1200 metri.

Tecnologia e archeologia: il caso delle piramidi di Giza

Secondo i risultati presentati da questo team, sotto la piramide di Chefren si troverebbero delle strutture tubolari e vasche poste a profondità significative, che potrebbero rappresentare parte di un complesso sotterraneo mai esplorato.
Queste scoperte, ancora in fase di verifica, sono supportate da una tecnologia già utilizzata in altri contesti e dimostratasi affidabile. Il SAR è stato impiegato, per esempio, per esplorare le camere interne delle piramidi note, rivelando nuove cavità mai viste prima.

Il punto critico, evidenziato dallo stesso Nunzi, è il modo in cui queste informazioni vengono comunicate al pubblico. Se da un lato la scoperta scientifica dovrebbe essere trattata con rigore, dall’altro la spettacolarizzazione mediatica – specialmente sui social e piattaforme come YouTube – rischia di svilire la portata delle ricerche, trasformandole in fantasie pseudo-fantascientifiche.

Uno degli aspetti più affascinanti del libro è la lettura in chiave geopolitica del mondo antico. Nella visione di Nunzi, il potere divino non si manifesta solo nella mitologia, ma si traduce anche in strategie di controllo del territorio.
Alcune aree geografiche, come l’attuale regione di Gerusalemme, vengono identificate nei testi come luoghi centrali dell’attività divina post-diluviana.

Questo spiegherebbe anche la perdurante instabilità geopolitica della zona: la sua importanza simbolica e strategica sarebbe radicata in una storia molto più antica di quella finora riconosciuta.
La storia del mondo, suggerisce Nunzi, potrebbe essere letta come una lunga serie di “riorganizzazioni divine” in seguito a conflitti cosmici, molto simili per dinamiche a quelle dei conflitti umani attuali.

Revisionismo storico e ostilità accademica

Uno dei punti centrali dell’intervista a Nunzi è la difficoltà di rivedere paradigmi storici consolidati. L’accademia ufficiale, sostiene l’autore, tende a respingere ipotesi alternative, anche quando supportate da nuovi dati, strumenti e tecnologie.
Questo atteggiamento di chiusura si riflette anche nei programmi scolastici, sempre più poveri di contenuti storici e culturali fondamentali.

Nunzi denuncia una vera e propria “cancellazione della cultura”, che priva le nuove generazioni di strumenti interpretativi e conoscitivi essenziali per comprendere il passato e, di conseguenza, il presente.
La storia, ricorda, non è un semplice racconto di fatti, ma uno strumento di potere: chi controlla la narrazione del passato, controlla anche il futuro.

Tornando alla cultura egizia, il libro si sofferma anche sul mito delle *Sale di Amenti*, spesso citate nei testi funerari come luogo di conoscenza e iniziazione. Queste sale, associate al dio Thot, rappresentano il cuore della sapienza divina, un archivio nascosto di conoscenze proibite o dimenticate.

Sebbene oggi siano spesso oggetto di interpretazioni esoteriche o fantastiche, Nunzi invita a recuperare la dimensione originale del mito, senza cedere né all’eccessivo scetticismo né alla speculazione incontrollata.
La possibilità che tali concetti mitologici si riflettano in strutture architettoniche sotterranee reali, pur ancora da verificare empiricamente, apre comunque scenari di ricerca affascinanti e potenzialmente rivoluzionari.

Il lavoro di Victor Nunzi si configura come una delle voci più interessanti nel panorama della ricerca alternativa sul mondo antico.
Lontano tanto dalla divulgazione sensazionalistica quanto dall’accademismo autoreferenziale, Il nuovo ordine mondiale degli dèi rappresenta un esempio di come mito, archeologia e tecnologia possano dialogare per costruire una nuova ipotesi di passato.

In un’epoca in cui la conoscenza viene spesso banalizzata o strumentalizzata, questa opera invita a recuperare il senso critico, la curiosità e la responsabilità della ricerca.
Una storia più complessa, stratificata e forse anche più vera attende di essere riscoperta sotto la polvere dei millenni.

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