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Su Fabbrica della Comunicazione la rubrica Spoiler – podcast è cura di Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile.
“Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…”
Queste parole, apparse per la prima volta sugli schermi nel 1977, hanno inaugurato non solo un film, ma un universo narrativo che avrebbe ridefinito il cinema di fantascienza, il merchandising e l’immaginario collettivo globale.
“Star Wars”, o “Guerre Stellari” come è conosciuto in Italia, è più di una semplice saga cinematografica; è un fenomeno culturale che, nel corso di oltre quattro decenni, nove episodi principali e numerosi spin-off, ha mostrato una notevole evoluzione nella sua struttura narrativa, nel suo stile visivo e persino nel suo linguaggio.
Ogni trilogia porta impressi i segni del periodo storico in cui è stata prodotta e, soprattutto, della visione creativa dietro la cinepresa, passando dalla mano autoriale di George Lucas ai lavori coordinati dalla Disney con registi eterogenei.
Nonostante dal 2012 la Lucasfilm non appartenga più al suo creatore, l’essenza di Star Wars rimane intrinsecamente legata alla visione originale di Lucas, un universo che continua a espandersi e a interrogare temi universali.
L’idea di Star Wars germoglia nella mente di un giovane George Lucas a metà degli anni ’70. Fortemente influenzato dalle opere del maestro del cinema giapponese Akira Kurosawa, in particolare da film come “La fortezza nascosta” per le dinamiche tra personaggi e le transizioni visive, e dai serial cinematografici d’avventura degli anni ’30 come “Flash Gordon”, Lucas attinge anche al lavoro dell’antropologo Joseph Campbell e al suo concetto del “viaggio dell’eroe”.
La Lucasfilm, la casa di produzione fondata da George Lucas nel 1971, diviene il veicolo attraverso cui queste idee prendono forma. Nonostante un successo iniziale tutt’altro che scontato – Lucas dovette lottare non poco per realizzare il suo primo film – Star Wars si trasformò rapidamente in un fenomeno socioculturale mondiale.
Fin dal principio, Lucas concepì la storia come parte di una saga ben più ampia. Gli episodi originali, IV, V e VI (prodotti tra il 1977 e il 1983), rappresentano la trilogia classica, seguita molti anni dopo dalla trilogia prequel (Episodi I, II, III, prodotti tra il 1999 e il 2005) e, infine, dalla trilogia sequel (Episodi VII, VIII, IX, prodotti tra il 2015 e il 2019) sotto l’egida della Disney, che acquisì la Lucasfilm nel 2012, segnando un passaggio di testimone epocale.
Al centro di tutto l’universo di Star Wars risiede la Forza, un principio mistico ed energetico che circonda e permea ogni cosa, tenendo unita la galassia. Rappresenta un concetto spirituale di equilibrio e trascendenza, ispirato da religioni e filosofie che Lucas conosceva bene, in particolare le dottrine orientali del Buddismo e del Taoismo.
Lucas incorpora in questa visione un’energia cosmica che scorre attraverso tutti gli esseri viventi, dando vita a una spiritualità sincretica. In questo sistema, nozioni di immanenza divina e un dualismo equilibrato tra un lato luminoso e un lato oscuro – concetti affini allo yin e yang orientale – trovano piena espressione.
Da questa concezione nascono i Jedi e i Sith, ordini rivali sensibili alla Forza. I Jedi incarnano un ideale quasi monastico di disciplina, abnegazione, armonia e una ferma opposizione all’ira e alla brama di potere.
I Sith, al contrario, abbracciano il lato oscuro, cercando potere attraverso la paura, l’odio e l’aggressività. La ricerca dell’equilibrio è un tema ricorrente, come testimoniato dalla profezia del Prescelto, destinato a portare equilibrio nella Forza, una profezia che grava pesantemente sulle vicende di Anakin Skywalker.
La Forza, in una visione quasi panteistica, è un campo energetico creato da tutti gli esseri viventi, e i maestri Jedi insegnano il distacco dalle paure e dai legami terreni per attingere a uno stadio superiore di consapevolezza.
La morte stessa, in questa prospettiva, diviene un transito verso un’esistenza spirituale, un mistero che Star Wars mantiene vivo.
Star Wars, fin dal titolo “Guerre Stellari”, propone un racconto di conflitto, primariamente tra bene e male. Tuttavia, lo fa declinandolo come un percorso etico individuale.
Il libero arbitrio e la scelta morale sono centrali: i personaggi si definiscono in base alle decisioni etiche che prendono di fronte alle tentazioni del potere e della paura. Ogni individuo, nonostante le influenze esterne, resta responsabile del proprio cammino.
Anakin Skywalker sceglie di abbracciare il lato oscuro nel disperato tentativo di salvare la persona amata. Il suo cedimento alla corruzione, astutamente manipolata dal Cancelliere Palpatine, mostra come anche le migliori intenzioni possano portare a conseguenze nefaste quando si cede all’odio e all’ossessione.
Ma Star Wars è anche una storia di redenzione attraverso il sacrificio.
Anakin, divenuto Darth Vader, trova la salvezza finale nel sacrificio di sé per salvare suo figlio Luke. Obi-Wan Kenobi si lascia uccidere nell’Episodio IV per permettere a Luke e compagni di fuggire. Luke stesso, nell’Episodio VIII, si proietta astralmente consumando la propria vita per salvare la Resistenza.
E in “Rogue One”, un intero gruppo di eroi rinuncia alla vita pur di consegnare alla galassia una speranza. La saga ammonisce costantemente sugli effetti della corruzione morale: l’Impero Galattico e i Sith prosperano sulla paura, sull’aggressività e sull’ambizione sfrenata.
Sebbene Star Wars sia innanzitutto un racconto epico, non è privo di connotati politici. La trilogia prequel, in particolare, approfondisce la decadenza di una democrazia e l’ascesa dell’autoritarismo.
La Repubblica, raffigurata nei prequel, cade non per conquista esterna, ma per corrosione interna: corruzione, burocrazia paralizzante, guerre orchestrate ad arte e l’uso strumentale della paura, fino a quel “far morire la libertà sotto scroscianti applausi”.
Il Cancelliere Palpatine incarna il demagogo che, riecheggiando dinamiche del nostro mondo, si fa conferire poteri straordinari in nome della sicurezza, per poi instaurare una dittatura.
La fragilità dei sistemi democratici è un tema palpabile. L’Impero Galattico ricalca, esteticamente e simbolicamente, i totalitarismi del XX secolo, anche nelle divise e nella nomenclatura.
Lucas si ispira anche a eventi storici come la guerra del Vietnam e al terrore post-11 settembre, veicolando messaggi potenti: il potere assoluto corrompe; le libertà possono essere distrutte dall’interno con il consenso del popolo.
La vigilanza dei cittadini – o dei Jedi, in questo caso – è fondamentale per impedire la fine della democrazia. Star Wars, pur parlando di una galassia lontana, è profondamente radicato nelle vicende del nostro mondo.
La saga gioca costantemente sulla dialettica tra destino e libero arbitrio. Gli interrogativi riguardano il destino e l’identità personale, suggerendo a volte una componente predeterminata, quasi un fato ineluttabile che incombe sui personaggi.
Il celebre monito “il futuro è sempre in movimento” implica che nulla è scritto in modo irrevocabile. Crisi di identità e ricerca di sé, come in Luke che scopre che il proprio padre è il nemico che odiava, costringono i personaggi a ridefinire sé stessi. Luke non si definisce come figlio di Darth Vader, ma come un Jedi capace di trascendere l’eredità oscura.
Per una maggiore comprensione dell’arco narrativo, i film andrebbero visti in una sequenza temporale diversa da quella di uscita, partendo dall’Episodio I (1999).
La trilogia originale (Episodi IV-VI, 1977-1983), supervisionata da Lucas ma diretta da registi diversi, definisce l’identità stilistica di Star Wars.
Il linguaggio cinematografico è preciso, classico: niente camera a mano, zoom improvvisi o flashback. È una grammatica ispirata al cinema classico che mescola innovazione ed evocazione del passato, come una rielaborazione di filmati della Seconda Guerra Mondiale ma con l’uso di modellini, effetti speciali pratici e set reali.
La trilogia prequel (Episodi I-III, 1999-2005), scritta e diretta interamente da Lucas dopo sedici anni di pausa, propone un linguaggio cinematografico differente. Pur narrando un’epoca precedente, Lucas adotta uno stile più moderno, sperimentale, con un massiccio uso di CGI.
I film sono più politici e psicologici, abbandonando in parte l’avventura pura per una trama più densa, fatta di intrighi, manovre belliche, conflitti interiori e tormenti.
Vi sono personaggi interamente in CGI, vasti scenari digitali e un design più barocco e luminoso. “L’attacco dei cloni” (2002) è uno dei primi lungometraggi girati interamente in digitale. I dialoghi, tuttavia, sono spesso criticati per la loro prolissità e formalità.
Dopo la cessione della Lucasfilm alla Disney, viene realizzata la trilogia sequel (Episodi VII-IX, 2015-2019).
L’Episodio VII, “Il Risveglio della Forza”, è praticamente un remake mascherato dell’Episodio IV, ripetendone gran parte degli snodi. Una scelta che da un lato rinvigorisce l’effetto nostalgia, ma dall’altro è criticata per scarsa originalità. Per l’Episodio IX, “L’ascesa di Skywalker”, J.J. Abrams torna al timone per concludere la saga, ma il risultato è un film dallo stile frenetico da videogame, un diluvio di riferimenti interni anziché nuove idee, discontinuo e a tratti assurdo, privo di una direzione chiara, che perde l’aura fiabesca originale.
Fin dal 1977, Star Wars ha generato un fandom appassionato e multigenerazionale. Non è stato solo un successo cinematografico, ma un fenomeno storico-culturale che ha lanciato la fantascienza come genere di massa e inaugurato l’era del merchandising su larga scala.
Frasi come “Che la Forza sia con te” o “Fare, o non fare. Non c’è provare” sono entrate nel linguaggio comune. La critica riconosce a Lucas il merito di aver creato una mitologia filmica moderna che, ancora oggi, riflette mutamenti e ansie della società contemporanea.
Lucas concepiva Star Wars come una moderna mitologia, ispirata al viaggio dell’eroe, ai miti e alle religioni, con un messaggio di speranza, genuina spiritualità e moralità fiabesca.
Una storia in evoluzione, ma coesa nei suoi primi sei episodi. La visione Disney, d’altro canto, pur avendo permesso un’ulteriore espansione dell’universo in direzioni che Lucas da solo probabilmente non avrebbe intrapreso (come le serie TV multimediali), ha spesso privilegiato l’accessibilità al vasto pubblico, talvolta a scapito della coerenza narrativa e del tocco visionario personale che caratterizzava i lavori di Lucas. La grande professionalità tecnica è innegabile, ma spesso a discapito dell’audacia creativa.
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