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Su Fabbrica della Comunicazione la rubrica Libero Pensiero è cura di Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile, qui con Francesco Cappello.

Nasce l’iniziativa “Mobilitiamoci contro il genocidio” campagna di cui parla il prof. Cappello e chiunque voglia contribuire lo può fare iscrivendosi al canale Telegram
https://t.me/Mobilitiamocicontroilgenocidio 

Gli esponenti della società civile dell’Italia-Paese la cui Costituzione ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, la campagna mira a sostenere la denuncia, corredata da un’ampia documentazione delle prove – presentata dalla Repubblica del Sudafrica alla Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite – contro lo Stato d’Israele, per il reato di genocidio nei confronti del popolo palestinese.

L’iniziativa è promossa dal Sudafrica, Paese che ha vissuto l’esperienza della apartheid, analoga a quella che sta vivendo il popolo palestinese e costituisce un atto concreto, in base ai principi enunciati nella Carta delle Nazioni Unite, per salvare le future generazioni dal flagello della guerra.

Se manifesti contro il genocidio sei fuorilegge, lo sa anche Ghali che, avendo chiesto di fermare il genocidio, è stato accusato di incitamento all’odio e alla violenza e poco conta che a supporto dell’appello del cantante ci sia la citazione in giudizio, per crimine di genocidio, presso il tribunale di giustizia internazionale dell’ONU di Israele, da parte del Sudafrica.

Israele, per il resto del mondo (occidentale!) non avrebbe commesso violenze poiché si starebbe limitando a difendersi dopo gli attacchi subiti il 7 ottobre, ed il massacro sistematico dei civili, con bombardamenti a tappeto e deportazione dei suoi abitanti, sarebbero effetti collaterali della “guerra” contro Hamas.

A fronte di una possibile escalation delle manifestazioni della società civile a favore della popolazione palestinese, la Lega di Matteo Salvini ha deciso di correre ai ripari per arginare e bloccare “l’ondata di antisemitismo”, con un disegno di legge.

Si tratta di tre articoli pienamente coerenti con la progressiva chiusura degli spazi politici, atti a limitare, controllare e impedire manifestazioni in cui si criticano le istituzioni Israeliane.
In una parola: Censura.

La cooperazione tra l’industria militare italiana e quella israeliana è stata ratificata dal terzo governo Berlusconi che codificò un precedente accordo tra Italia e Israele, con la Legge 94 del maggio 2005.

Facile ipotizzare che quegli stessi bambini siano stati feriti da armi ed esplosivi italiani come ad esempio nel caso dei cannoni prodotti in Italia, venduti ad Israele. 

Crosetto afferma anche che siamo stati i primi a portare aiuto alla popolazione di Gaza, invece l’Italia è collaborazionista, sottolinea infine Cappello.

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