;

Clicca per guardare il video

Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica Spazio Economico e Unione Europea è a cura dello scrittore ed esperto di economia Fabio Sarzi Amadè e Beatrice Silenzi, direttore responsabile.

L’Unione Europea al Bivio: Tra Dichiarazioni Istituzionali e Reali Debolezze

Le recenti dichiarazioni di Ursula von der Leyen e Mario Draghi, figure centrali nel panorama europeo, offrono uno spaccato interessante e talvolta inquietante sullo stato attuale dell’Unione Europea. Analizzando i loro interventi, emergono visioni contrastanti e strategie che oscillano tra l’ambizione di un superstato e la palese debolezza geopolitica.

Mario Draghi, nel suo discorso al meeting di CL a Rimini, ha subito colpito per la sua interpretazione della storia economica europea. Ha affermato che l’UE “ha creduto che la dimensione economica con 450 milioni di consumatori portasse con sé potere geopolitico e potere nelle relazioni commerciali”.

La scelta del termine “consumatori” anziché “cittadini” è particolarmente significativa, suggerendo una visione dell’individuo primariamente come attore economico.
Draghi sostiene che l’Europa si sia adattata alla fase neoliberale, prosperando in un mondo ora finito, e che sia giunto il momento per l’UE di “fare un passo avanti”.

Questa narrazione storica è stata contestata: l’Europa occidentale prosperò maggiormente negli anni ’50-’70 con politiche keynesiane, mentre il neoliberismo, dagli anni ’80 in poi, è spesso associato alla distruzione di quel sistema. La sua argomentazione converge verso la necessità di un’unità politica degli stati europei, un “unico superstato”, giustificato dalla debolezza internazionale.

Un altro punto controverso riguarda la distinzione tra “debito buono” e “debito cattivo”. Dopo anni in cui il debito è stato dipinto come il male assoluto, Draghi ora lo distingue: il debito “cattivo” finanzia il consumo corrente (essenziale per la vita quotidiana), mentre il debito “buono” finanzia investimenti strategici, che secondo lui sarebbero possibili solo a livello europeo, non nazionale. 

Ursula von der Leyen, nel suo discorso sullo Stato dell’Unione, ha dipinto un quadro preoccupante di un’Europa “comatosa”.
L’atmosfera in Parlamento, con banchi vuoti e interruzioni, riflette una crescente disillusione. Il suo discorso, sebbene più pacato rispetto al passato, ha continuato a enfatizzare il sostegno all’Ucraina, l’ingente spesa di 170 miliardi di euro per Kiev, in assenza di canali diplomatici, evidenziano una strategia bellicistica senza apparente fine.

I punti principali del suo discorso hanno ruotato attorno alla “lotta” per i valori e le democrazie europee, un eufemismo per indicare la necessità di combattere per un posto in un nuovo ordine mondiale.
Questo preambolo giustifica il continuo focus sugli armamenti e la creazione di nuovi programmi come “Prontezza 2030”, con un piano da 800 miliardi di euro nel settore della difesa (poi alzato a 1200 miliardi da Draghi).

Parallelamente, per placare le critiche socialiste, ha accennato a misure, seppur deboli, contro Israele, proponendo sanzioni a ministri estremisti e coloni violenti, e una sospensione parziale dell’accordo commerciale, misure che sembrano avere poche probabilità di successo.

Non sono mancati i temi cari al Green Deal, con un pacchetto di quasi 2 miliardi di euro per la produzione di batterie in Europa e l’insistenza sull’auto elettrica, nonostante le obiezioni sulla sua sostenibilità e competitività con la Cina. 

La von der Leyen gode di una maggioranza debole e ha già affrontato mozioni di censura. Il meccanismo per sfiduciare la Commissione è estremamente complesso, rendendo quasi impossibile la sua rimozione. Questa inerzia istituzionale permette alla Commissione di zoppicare, avanzando con difficoltà ma senza crollare, sebbene molte delle sue proposte rimangano irrealizzate.

A livello geopolitico, l’UE appare debole. Accordi di sottomissione con potenze esterne, come quello con Trump, incontri in cui il ruolo europeo è marginale, e figuracce diplomatiche, come quelle della Callas, testimoniano una mancanza di peso sulla scena internazionale. La critica di Draghi alla Commissione per la scarsa attuazione delle politiche e l’aumento delle cifre per la difesa rivelano una tensione interna e una ricerca di legittimazione.

La costante ricerca di un “superstato” e l’aumento delle spese militari si scontrano con una governance complessa, una mancanza di legittimità democratica in alcune cariche e una palese inefficacia in politica estera.
La questione non è solo se l’Europa sia debole o forte, ma se questa debolezza non sia strumentalizzata per giustificare cambiamenti profondi e talvolta impopolari, lasciando i cittadini (o consumatori) a subire le conseguenze di decisioni prese lontano da loro.

Il video pubblicato è di proprietà di (o concesso da terzi in uso a) FABBRICA DELLA COMUNICAZIONE.
E’ vietato scaricare, modificare e ridistribuire il video se non PREVIA autorizzazione scritta e richiesta a info@fcom.it.