La rubrica Libero Pensiero – a cura di Beatrice Silenzi giornalista e direttore responsabile – ospita il sacerdote ed esorcista Don Luciano Condina.
Maria Valtorta: Un Viaggio nella Spiritualità Cristiana
Il mondo della spiritualità è costellato di figure che, attraverso esperienze mistiche, hanno cercato di gettare un ponte tra l’umano e il divino. Tra queste, una delle più affascinanti e discusse è senza dubbio Maria Valtorta.
L’opera della Valtorta, pur rientrando nella categoria delle “letture spirituali” consigliate, non è ufficialmente riconosciuta dalla Chiesa come di ispirazione soprannaturale. Questa distinzione è cruciale per comprendere il suo impatto e le continue discussioni che la circondano.
Misticismo e Spiritualità: Una Sottile Differenza
Spesso confusi, misticismo e spiritualità sono concetti che viaggiano di pari passo ma presentano differenze sostanziali. La spiritualità è una dimensione intrinseca a ogni essere umano, parte della sua triade di corpo, anima e spirito.
Il misticismo, invece, è un carisma particolare che porta a esperienze soprannaturali, ovvero percezioni che vanno oltre il comune.
Persone come Maria Valtorta, possiedono “antenne privilegiate” verso il divino, un dono che, come sottolinea don Luciano, non è sempre un privilegio, ma spesso un difficile fardello da portare.
La vita di Maria Valtorta, infatti, è stata segnata da profonde tribolazioni. Nata in una buona famiglia, ebbe una madre severa e anaffettiva. Intorno ai trent’anni, un’aggressione la lasciò paralizzata a letto per gli ultimi trent’anni della sua vita. Questa sofferenza fisica e morale sembra essere un filo conduttore in molte figure mistiche, quasi a indicare che le esistenze prescelte per missioni particolari siano spesso le più difficili.
Ciò che rende la Valtorta unica rispetto ad altre come la beata Caterina Emmerick o Suor Maria d’Agreda, è l’impressionante mole della sua produzione. Scrisse ben 15.000 pagine, tutte a mano, in circa 5-6 anni. Un’opera monumentale che supera di gran lunga quella di altri.
Un esempio delle sue visioni e delle differenze con altri mistici è la descrizione della flagellazione di Gesù. Mentre la Emmerick lo vede legato a una colonna bassa (immagine resa celebre dal film “The Passion” di Mel Gibson), la Valtorta descrive Gesù legato in piedi a una colonna romana alta, con le braccia fissate da anelli di ferro. Questi dettagli, appuntati dalla Valtorta stessa nelle edizioni della passione della Emmerick, evidenziano la specificità e la vividità delle sue esperienze.
L’Opera Valtortiana: Struttura e Contenuti
L’opera è vastissima e non fu scritta in ordine cronologico. Il suo padre spirituale le chiese inizialmente di redigere un’autobiografia, ma poi le sue scritture si susseguirono “a ruota libera”. Quella più imponente è certamente quella legata ai Vangeli, pubblicata inizialmente come “Il poema dell’Uomo-Dio” e ora divisa in dieci volumi con il titolo “L’Evangelo come mi è stato rivelato”.
Accanto a questa, esistono i “Quaderni” e i “Quadernetti” contenenti scritti non legati direttamente alla vita di Gesù, il “Libro di Azaria” con commenti ai Vangeli domenicali, e testi tematici specifici.
La modalità di ricezione del materiale è duplice: visioni, quasi come se lei fosse immersa nella scena, percependo voci e linguaggi (con riferimenti anche a espressioni ebraiche maccheroniche, a testimonianza dell’autenticità dell’esperienza), e dettati interiori che le imponevano di scrivere in qualsiasi momento.
La sorprendente organicità del racconto evangelico, nonostante la scrittura disordinata e non cronologica dei 651 capitoli, è un elemento che per molti suggerisce un’origine che va oltre l’umano.
Un tema affrontato è quello delle profezie, spesso associate all’Apocalisse e alla fine dei tempi. Don Luciano chiarisce che il vero scopo delle profezie bibliche non è predire il futuro, ma trasformare il presente dell’uomo.
La paura distoglie l’individuo dal vivere pienamente l’oggi, spingendolo verso nostalgie del passato o angosce per il futuro. Il demonio, come spiega don Luciano dalla sua esperienza di aiuto esorcista, mira proprio a questo: distrarre l’uomo dal presente, l’unico momento in cui può incontrare Dio e amare. “L’unico momento che abbiamo da vivere è oggi,” ribadisce.
L’invito è a non sprecare la vita in litigi o futilità, ma a ricordare l’amore e la solidarietà, specialmente in tempi in cui i media e i social media amplificano il negativo e l’odio.
Naturalmente, l’opera della Valtorta non è stata esente da critiche. Una delle principali accuse fu quella di essere una “vita malamente romanzata di Gesù”, portando persino alla sua inclusione nell’indice dei libri proibiti (una lista poi abolita). Si è discusso quanto ci fosse di suo, della sua cultura e della sua mente in questi scritti.
Don Luciano ammette che ogni “traduzione” o trasmissione è influenzata dal canale, e che la Valtorta mette del suo nello stile, caratterizzato da un linguaggio forbito e talvolta arcaico.
Tuttavia, ci sono dettagli inspiegabili che sfidano una spiegazione puramente umana.
Un esempio è la descrizione della fuga in Egitto, dove la Valtorta afferma che la Sacra Famiglia soggiornò a Matarea e che da lì si vedeva una sola piramide.
Un dettaglio geograficamente accurato: da Matarea, posta sulla diagonale delle tre piramidi, se ne vede effettivamente solo una. Questo e molti altri particolari simili lasciano perplessi e spingono all’approfondimento, avendo portato molte persone a un percorso di fede.
Il pittore Lorenzo Ferri, affascinato dall’opera, incontrò Maria Valtorta e disegnò i volti dei personaggi e le scene da lei descritte, quasi come un identikit. Un aneddoto curioso narra che Gesù stesso, in una visione della Valtorta, approvasse alcuni ritratti di Ferri e meno altri, aggiungendo un tocco di umanità e mistero a questa straordinaria vicenda.