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Su Fabbrica della Comunicazione la rubrica Libero Pensiero è cura di Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile, qui con Ilaria Bifarini. 

L’Economia – che per Ilaria Bifarini – è una scienza sociale, ha abbandonato il suo connotato precipuo per indossare, invece, la veste di una scienza esatta e infallibile, come la matematica.

La realtà dimostra che le cose non stanno così e che le previsioni economiche vengono puntualmente smentite dai fatti, mentre sempre più spesso economisti e organizzazioni internazionali sono costretti a rivedere le proprie affermazioni.

Uno specifico modello economico, fallace e basato su miti infondati, viene imposto come universale e guida le scelte politiche che investono la vita dei cittadini e il futuro dei Paesi.

Facendo leva su un innato senso di colpa dell’essere umano, vengono imposti sacrifici economici che non sono solo inefficaci nel superare l’attuale crisi, ma ne aggravano addirittura la portata.

Attraverso l’inganno e il ricatto del debito pubblico, milioni di individui sono stati privati dello Stato sociale e delle tutele del lavoro, in nome di un’austerity che continua a mietere vittime in Europa, dopo il massacro ellenico, dopo l’emergenza sanitaria e la morsa di due conflitti internazionali che hanno occupato tutto lo spazio possibile.

Il mito dell’infallibilità del libero mercato, completamente assimilato dall’opinione pubblica attraverso la propaganda capillare dei mezzi di comunicazione di massa, trova nell’UE la sua massima espressione.

La perdita della sovranità monetaria ha reso i Paesi sempre più indebitati ed assoggettati ai mercati, privi della libertà di scegliere la propria politica economica per tornare a crescere.

L’Unione Europea – preoccupata unicamente del mantenimento di un basso tasso di inflazione – elude completamente il problema dell’occupazione e della crescita.

Nonostante gli evidenti fallimenti e gli insegnamenti che la storia offre, il modello economico neoliberista sposato a livello transnazionale è diventato sempre più irremovibile e in grado di fagocitare ogni forma di dissidenza.

E tuttavia, il segreto di questo successo sta nel potere seduttivo dei miti economici che, utilizzando false similitudini e luoghi comuni infondati, fanno presa sul cittadino comune.

“Andrà tutto bene” – slogan che è passato dal cinema alla vita di tutti i giorni – sembra essere solo una bugia che tiene ancora una volta bloccata la gente a vivere nell’incertezza del futuro, ma nella certezza che sarà difficile uscire fiuori da questo stallo a meno che non si voglia reagire, manifestare, opporsi.

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