Per Pillole di ExtraMondo Enrico Pietra incontra Paola Giovetti (scrittrice) per parlare delle esperienze di premorte (Near Death Experiences).

Da oltre quarant’anni ormai in tutto il mondo si studia il fenomeno di chi, sulla soglia della morte, vive un’esperienza indimenticabile nell’oltre, su un piano di realtà indefinito che alcuni chiamano l’aldilà.

Migliaia di casi registrati in tutto il mondo, tutti con le stesse caratteristiche: visione del corpo da fuori, tunnel di luce, incontro con i propri cari defunti e presunte entità angeliche, esame del film della vita, fino alla ricaduta nel corpo.

Gli scettici parlano di fenomeni biochimici, uguali dappertutto perché il cervello umano è uguale per tutti.

Resta il fatto che le esperienze di premorte cambiano la vita di chi le esperisce, fanno superare la paura della morte e lasciano in dote un sentimento di amore oblativo nella cui ottica interpretare il tempo che rimane.

ESPERIENZE DI PREMORTE

 In quello che ad oggi rappresenta il più ampio studio sull’argomento, condotto dalla NYU Grossman School of Medicine negli Stati Uniti, è stata scoperta la presenza di picchi di attività cerebrale in pazienti nella fase premorte.

“I nostri risultati dimostrano che mentre siamo sull’orlo della morte o in coma, le persone subiscono un’esperienza cosciente interiore unica, inclusa la consapevolezza senza angoscia”.

Lo afferma Sam Parnia ricercatore capo dello studio e un medico di terapia intensiva. “Queste esperienze lucide non possono essere considerate un trucco di un cervello che sta per spegnersi, ma piuttosto un’esperienza umana unica che emerge sull’orlo della morte”, afferma Parnia.

Quando il cervello si spegne, molti dei suoi sistemi di frenatura naturali vengono rilasciati.

Conosciuto come disinibizione, secondo lo studio, quindi, quando siamo sul punto di morire il cervello fornisce l’accesso alle profondità della coscienza di una persona.

Ciò include i ricordi immagazzinati, i pensieri dalla prima infanzia alla morte e altri aspetti della realtà.

Sebbene nessuno conosca lo scopo evolutivo di questo fenomeno, rivela chiaramente “domande intriganti sulla coscienza umana, anche alla morte”, afferma Parnia. (fonte Il Fatto Quotidano)

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