Il fascino delle nostre origini è indissolubilmente legato alle scoperte archeologiche.

Le civiltà che molti di noi hanno conosciuto soltanto attraverso i libri di Storia ci incuriosiscono da sempre.

Marco Pizzuti – Saggista – come un investigatore, per molto tempo, è andato alla ricerca delle tracce che provano quali legami ci fossero tra una civiltà e l’altra e perché esse si sono evolute e poi estinte.

Intervista di Beatrice Silenzi – Giornalista.

L’origine e lo sviluppo della civiltà umana non possono più essere considerati misteri completamente risolti.

Le recenti scoperte scientifiche sulle catastrofi planetarie determinate da fenomeni ciclici come l’inversione dei poli magnetici o casuali impatti meteoritici impongono ormai una rilettura meno semplicistica della nostra storia…

Un ciclone di letteratura scientifica indipendente sta letteralmente travolgendo tutti i precedenti dogmi accademici, per introdurre nella comunità scientifica novità (o meglio riscoperte) come il concetto di sviluppo ciclico del progresso umano.

Con esso si vuole intendere l’arco dei millenni in cui le civiltà fioriscono e poi cessano di esistere a causa di cataclismi naturali.

A conferma di questo nuovo orientamento emergente troviamo un lungo elenco di reperti archeologici e di conoscenze anacronistiche (cioè non compatibili con quella che si suppone essere stata la tecnologia del tempo), che costituiscono una vera e propria spina nel fianco per l’odierna teoria ortodossa maggioritaria.

Gli unici a discuterne sono i ricercatori esclusi dal libro paga delle istituzioni, oltre ad alcuni insigni accademici fuori dal coro.

Schierarsi a favore dell’archeologia “eretica”, condannata dall’establishment ortodosso a non avere alcuna visibilità nei grandi canali di informazione, significa dover accettare un confronto ad armi impari contro pregiudizi, luoghi comuni e dogmi largamente condivisi.

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