di GIORGIO PANDINI

Neuralink, start-up fondata nel 2016 dal multimiliardario Elon Musk, ha annunciato pochi giorni fa di aver ottenuto finalmente, dopo diversi tentativi, il via libera alla possibilità di testare il chip neurale di propria produzione sugli esseri umani.

Andiamo con ordine: nel 2016 Musk, il magnate sudafricano naturalizzato statunitense, attuale proprietario di Tesla, Space X, Open AI e Twitter fonda, insieme ad altri investitori, un’azienda che si propone di progettare e sviluppare un impianto neurale da inserire nel cervello umano al fine di integrarlo con l’intelligenza artificiale per poter compiere operazioni di controllo di dispositivi con il solo pensiero.

Le intenzioni dichiarate sono molteplici: da una parte Elon Musk dichiara di temere la pericolosità dell’Intelligenza Artificiale se lasciata a sé stessa, e l’integrazione con il cervello permetterebbe quindi all’uomo di mantenere il controllo su questa tecnologia di ultima generazione.

Curioso che però lo stesso Musk sia proprietario di OpenAI che sviluppa al proprio interno l’intelligenza artificiale di ultima generazione predittiva come Chat GPT.

La seconda intenzione è quella di permettere ai pazienti affetti da patologie degenerative o con protesi elettroniche, di poter controllare tali dispositivi in modo diretto senza dover gestire comandi meccanici.

La terza, e non dichiarata, volontà si inserisce invece in quella corrente di pensiero denominata transumanesimo, che teorizza il potenziamento fisico e psichico del corpo umano attraverso l’utilizzo spregiudicato di tutte le tecnologie di ultima generazione frutto nelle ultime innovazioni scientifiche e tecniche.

In quest’ottica, anche se in maniera più blanda, rientrano a pieno diritto gli utilizzi più o meno ludici di controllo sui dispositivi di realtà aumentata (o realtà virtuale) attualmente in commercio e per i quali sono già in previsione integrazioni dirette con il chip di Neuralink.

Nel 2018 l’azienda ha chiesto ed ottenuto il permesso per iniziare la sperimentazione animale, e solo un anno più tardi annunciava che per il 2020 sarebbe stata avviata quella sull’uomo.
Non occorre qui ricordare gli eventi che, proprio nel 2020, “ufficialmente” hanno ritardato l’iter del progetto.
Si arriva quindi a maggio di quest’anno quando, infine, la Food and Drug Administration (l’ente a tutela della salute pubblica degli Stati Uniti) concede appunto il via libera all’impianto del chip nell’essere umano.

Elon Musk può così annunciare con toni trionfalistici che, sebbene i test in questo senso non siano ancora iniziati, la sperimentazione è già stata avviata, anche se naturalmente non sappiamo con quali risultati, segnando un’altra tappa nel percorso già definito di integrazione uomo-macchina i cui esiti son ben lungi dall’essere certi quanto trasparenti.