Clicca per guardare il video
Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica Viaggio nella Storia Contemporanea è a cura del giornalista e scrittore Franco Fracassi – già co-autore di una collana di 12 volumi dal titolo “Nei Secoli Brevi” – che commenta con Beatrice Silenzi fatti e personaggi degli ultimi 120 anni.
Il contesto storico degli Stati Uniti negli anni ’70
Gli anni Settanta negli Stati Uniti, in particolare durante la presidenza di Richard Nixon (1969-1974), segnarono una fase di profonda trasformazione socioeconomica.
Fino alla fine degli anni Sessanta, il Paese manteneva un sistema di welfare relativamente robusto: sanità pubblica, pensioni statali e una tassazione progressiva che raggiungeva aliquote fino al 97% per i redditi più elevati. Nixon, tuttavia, avviò un processo di smantellamento di queste strutture, spianando la strada a un modello neoliberista.
La sanità pubblica venne sostituita da assicurazioni private, mentre il sistema pensionistico fu progressivamente privatizzato. Documenti e registrazioni dell’epoca rivelano che Nixon collaborò attivamente con lobby farmaceutiche e assicurative per ridefinire le politiche sociali, con l’obiettivo dichiarato di favorire gli interessi corporativi.
Parallelamente, la guerra in Vietnam raggiunse il suo apice durante la sua amministrazione. Oltre a intensificare i bombardamenti sul Vietnam del Nord, Nixon estese il conflitto alla Cambogia e al Laos, causando circa un milione di vittime vietnamite.
Questa escalation, unita al malcontento interno per le perdite militari e al trattamento dei reduci, alimentò proteste diffuse, represse con durezza dall’esercito in assetto antisommossa.
La svolta geopolitica: dialogo con URSS e apertura alla Cina
Nonostante le critiche per le politiche interne e la guerra, Nixon lasciò un’impronta significativa nella diplomazia internazionale. Nel 1972, divenne il primo presidente statunitense a visitare Mosca, avviando trattative per il controllo degli armamenti nucleari con l’Unione Sovietica. Questo gesto segnò l’inizio di un disgelo nella Guerra Fredda, attenuando tensioni accumulate in decenni di confronto.
Ancor più rivoluzionaria fu l’apertura alla Cina. Fino ad allora, Taiwan deteneva il seggio cinese all’ONU, con il sostegno degli Stati Uniti. Nixon, con la cosiddetta “diplomazia del ping-pong”, stabilì relazioni ufficiali con Pechino, riconoscendo la Repubblica Popolare Cinese e favorendone l’ingresso nel Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Taiwan venne estromessa, ridisegnando gli equilibri geopolitici globali.
Lo scandalo Watergate: dinamiche e retroscena
Il punto di svolta nella presidenza Nixon fu lo scandalo Watergate, scoppiato nel 1972. La vicenda iniziò con l’arresto di cinque uomini, ex agenti CIA, sorpresi a installare microfoni nella sede del Comitato Democratico, allora impegnato nella campagna elettorale contro Nixon.
L’episodio, inizialmente considerato un furto banale, attirò l’attenzione del giornalista Bob Woodward del *Washington Post*. Grazie a una fonte anonima nota come “Gola Profonda” (rivelatasi nel 2005 Mark Felt, vicedirettore dell’FBI), Woodward e il collega Carl Bernstein portarono alla luce un sistema di spionaggio, sabotaggio e corruzione orchestrato dalla Casa Bianca.
Le indagini rivelarono che Nixon utilizzava apparati statali per spiare gli avversari politici, distruggendone la reputazione attraverso falsi documenti, infiltrati e campagne diffamatorie.
Le registrazioni segrete dello stesso Nixon, che documentavano istruzioni per ostacolare le indagini, costituirono la prova schiacciante. Nel 1974, per evitare l’impeachment, Nixon si dimise, un evento senza precedenti nella storia americana.
Conseguenze politiche e culturali del Watergate
Le dimissioni di Nixon aprirono un periodo di sfiducia istituzionale. Il successore Gerald Ford, percepito come inadeguato, graziò Nixon, alimentando il malcontento. La Commissione Church (1975-1976) indagò sugli abusi dei servizi segreti, rivelando programmi come il MK Ultra (controllo mentale tramite torture e droghe) e l’ingerenza della CIA in colpi di Stato internazionali.
L’erosione della fiducia pubblica portò nel 1976 all’elezione di Jimmy Carter, outsider politico promettente un “governo onesto”. Tuttavia, Carter, privo di sostegno nell’establishment, fallì nel riformare il sistema, dimostrando la resilienza del cosiddetto *deep state*: la rete di potere burocratico, militare e corporativo che trascende le singole amministrazioni.
Watergate e l’eredità nella politica contemporanea
Lo scandalo Watergate è spesso interpretato come uno scontro tra Nixon e il sistema che intendeva proteggere gli equilibri della Guerra Fredda.
La figura di Mark Felt, legato al Project for the New American Century (PNAC) — think tank favorevole all’egemonia globale USA — suggerisce che l’obiettivo fosse eliminare un presidente percepito come destabilizzante per gli accordi con Cina e URSS.
La macchina del fango, però, non scomparve. Tecniche di disinformazione e spionaggio divennero più sofisticate, come evidenziato negli scandali successivi (Irangate, Russiagate).
L’ossessione di Nixon per il controllo, simboleggiata dalle sue registrazioni autolesioniste, rappresenta un monito sui rischi del potere assoluto.
Paralleli con l’amministrazione Trump
L’era Trump ha riproposto dinamiche simili: un presidente outsider in conflitto con il *deep state*, accuse di interferenze esterne e tentativi di riforma dell’apparato statale. Se Nixon cercò di ridimensionare il welfare, Trump ha puntato a smantellare istituzioni come l’EPA e la CDC con risultati contrastanti.
Entrambi i presidenti hanno affrontato impeachment, evidenziando tensioni tra leadership e establishment. Tuttavia, mentre Nixon cadde per le prove schiaccianti, Trump ha sfruttato media e base populista per consolidare il consenso, dimostrando l’evoluzione delle strategie politiche.
Gli anni Settanta e il Watergate insegnano che il potere, se non controbilanciato da controlli rigorosi, tende all’abuso. La vicenda di Nixon sottolinea l’importanza del giornalismo investigativo e dell’indipendenza giudiziaria, ma anche la fragilità delle istituzioni di fronte a interessi occulti.
In un’epoca di fake news e sorveglianza di massa, le riforme sociali di Nixon e la sua caduta rimangono un riferimento critico per comprendere le sfide della democrazia contemporanea.
Il video pubblicato è di proprietà di (o concesso da terzi in uso a) FABBRICA DELLA COMUNICAZIONE.
E’ vietato scaricare, modificare e ridistribuire il video se non PREVIA autorizzazione scritta e richiesta a info@fcom.it.