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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica della domenica mattina a cura di Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile – con Enrica Perucchietti si chiama L’Altra Domenica.
Lavoro e Automazione nel Dibattito Contemporaneo
Le recenti dichiarazioni di Bill Gates sulla possibile riduzione della settimana lavorativa a due giorni hanno riacceso il dibattito sul futuro del lavoro in un’epoca dominata dall’intelligenza artificiale (IA).
L’ipotesi, presentata come una “profezia” ottimistica, nasconde interrogativi complessi: chi finanzierà questo modello? Quali saranno le conseguenze sociali?
L’entusiasmo per il progresso tecnologico si scontra con problematiche strutturali, dal sostentamento delle persone alla sostenibilità ambientale ed energetica dei sistemi IA.
Le Dichiarazioni di Bill Gates e le Reazioni
Gates non è il primo a immaginare una drastica riduzione degli orari lavorativi. Economisti e futurologi discutono da decenni sull’impatto dell’automazione, ma oggi l’accelerazione tecnologica rende queste previsioni più concrete.
Il fondatore di Microsoft introduce un elemento controverso: l’idea che professioni tradizionalmente considerate “immuni” alla sostituzione tecnologica, come medici e insegnanti, possano essere soppiantate.
Restano escluse, secondo la sua visione, solo figure legate all’artigianato, alla ricerca scientifica e allo sport.
Il nodo critico risiede nella transizione. Se l’IA ridurrà la necessità di lavoro umano, come verrà redistribuita la ricchezza?
Gates cita il reddito universale come soluzione, ma senza approfondire meccanismi di finanziamento o rischi di condizionamento sociale.
Reddito Universale: Opportunità o Strumento di Controllo?
Il reddito universale è spesso presentato come una panacea per disuguaglianze e disoccupazione tecnologica.
Le critiche sono numerose.
Primo: chi lo erogherà? Stati già indebitati? Multinazionali attraverso sistemi privatizzati?
Secondo: quali condizioni saranno associate al suo accesso?
L’esperienza recente, come i bonus legati alla vaccinazione durante la pandemia, dimostra come trasferimenti monetari possano essere utilizzati per incentivare comportamenti specifici.
Il rischio è che il reddito universale diventi uno strumento di controllo, subordinato a criteri politici, sanitari o sociali. Inoltre, la somma proposta (spesso citata attorno ai 1.000 euro mensili) potrebbe non bastare per vivere dignitosamente in molte aree, creando nuove forme di dipendenza.
L’Impatto dell’IA sul Mercato del Lavoro: Quali Settori Resisteranno?
L’automazione non è un fenomeno nuovo, ma l’IA genera un salto qualitativo. Macchine non solo eseguono compiti ripetitivi, ma apprendono, analizzano e prendono decisioni.
Settori come la diagnostica medica, la traduzione, la contabilità e persino l’istruzione potrebbero essere rivoluzionati.
Alcuni esempi:
– Medicina: algoritmi in grado di diagnosticare tumori con precisione superiore a molti radiologi.
– Istruzione: piattaforme adaptive che personalizzano i programmi didattici in base alle capacità dello studente.
– Giurisprudenza: software per analisi di contratti o previsioni di sentenze.
Resistono attività che richiedono creatività, manualità specializzata o interazione umana empatica: artigiani, terapisti, ricercatori.
Ma anche qui, l’avanzata tecnologica è rapida. Robot umanoidi come Ameca dimostrano capacità di dialogo sempre più sofisticate.
La “Classe Inutile”: Un Concetto Inquietante
Lo storico Yuval Noah Harari, consulente di Gates, ha coniato il termine “classe inutile” per descrivere milioni di persone che, senza competenze richieste dal mercato, diventano economicamente irrilevanti.
Questo scenario solleva dilemmi etici e pratici:
– Sopravvivenza materiale: senza lavoro o reddito adeguato, come garantirsi cibo, casa, salute?
– Identità sociale: il lavoro non è solo fonte di reddito, ma elemento costitutivo dell’identità individuale e collettiva.
– Coesione politica: masse escluse dal sistema produttivo potrebbero alimentare conflitti o derive autoritarie.
Risorse Limitate e Ipocrisie Elitarie
Un paradosso emerge nelle dichiarazioni di alcuni leader tecnologici: da un lato sostengono che le risorse planetarie sono insufficienti per una popolazione in crescita, dall’altro promuovono modelli (come i data center per l’IA) che consumano quantità enormi di energia e acqua.
Secondo studi, un’interazione con ChatGPT consuma 500 ml di acqua per raffreddare i server. Scalando queste cifre, l’impatto ambientale diventa insostenibile.
Inoltre, mentre si invoca il controllo demografico per i “paesi poveri”, figure come Elon Musk hanno fino a 10 figli, contraddicendo i principi neo-malthusiani spesso propagandati.
Lezioni dal Passato: Quando le Promesse Non Si Avverano
La storia recente offre esempi di promesse tecnologiche disattese. Negli anni ’90, l’allora presidente della Commissione Europea Romano Prodi sosteneva che l’euro avrebbe aumentato il tempo libero grazie a una crescita economica accelerata.
In realtà, la produttività è cresciuta, ma gli orari lavorativi in molti paesi UE non si sono ridotti, mentre precarietà e disuguaglianze sono aumentate.
Allo stesso modo, l’automazione industriale degli anni ’70-’80 non ha eliminato il lavoro, ma lo ha trasformato, spesso peggiorandone le condizioni.
Ciò suggerisce cautela verso narrazioni troppo ottimistiche.
Prospettive Future: Tra Catastrofismo e Azione Politica
Il dibattito non deve oscillare tra utopismo tecnologico e catastrofismo.
Servono politiche concrete:
– Formazione continua: riqualificare lavoratori verso settori emergenti (energie rinnovabili, bioingegneria).
– Tassazione dei robot: proposta da Bill Gates nel 2017, prevede di tassare le aziende che sostituiscono esseri umani con macchine, finanziando così welfare e reddito universale.
– Democratizzazione della tecnologia: evitare che l’IA sia controllata da oligopoli, garantendo accesso open-source e regole antitrust.
– Riduzione dell’orario lavorativo senza perdita salariale: esperimenti in Islanda e Spagna mostrano che lavorare 4 giorni a parità di stipendio aumenta produttività e benessere.
Il Determinismo Tecnologico
Il futuro del lavoro dipenderà da scelte politiche, non solo dal progresso tecnico. Accettare passivamente narrazioni come quelle di Gates significa ignorare lezioni storiche e rischi concreti.
Serve un dibattito pubblico informato, che coinvolga sindacati, economisti e cittadini, per costruire modelli equi.
L’alternativa è un mondo diviso tra élite tecnocratiche e una maggioranza marginalizzata, dove il “tempo libero” si trasforma in esclusione. La posta in gioco non è economica, ma esistenziale: definire cosa significhi essere umani in un’era di macchine intelligenti.
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