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Su Fabbrica della Comunicazione la rubrica Libero Pensiero è cura di Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile, qui con Francesco Cappello.
Riarmo Europeo: Tra Imperativi Geopolitici e Sacrifici Sociali
In un’epoca segnata da crescenti tensioni geopolitiche e da una pressante spinta verso il riarmo, le implicazioni economiche e sociali per i cittadini europei diventano un tema di cruciale importanza. L’intervista rilasciata da Francesco Cappello getta una luce critica su queste dinamiche, svelando una complessa rete di interessi che, secondo l’analista, rischia di erodere il welfare state in favore di un emergente “warfare state”.
Il Contesto Europeo: Una Risoluzione Controversa e le Sue Implicazioni
Al centro della discussione vi è la Risoluzione 146 del 2025 dell’Unione Europea, un documento che, come sottolinea Cappello, mira a eliminare ogni ostacolo al riarmo continentale. Questa direttiva si scontra, almeno in Italia, con principi costituzionali fondamentali, come l’articolo 11 che ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Cappello evidenzia anche la contraddizione con la legge 185/90, che regola l’esportazione di armamenti, vietandola verso paesi in stato di conflitto armato, un principio apparentemente disatteso nella prassi, come nel caso delle forniture a Israele.
L’UE, prosegue l’analista, ha manifestato un sostegno incondizionato a Kiev, traducendolo in un impegno a fornire sempre più armamenti e, aspetto ancor più preoccupante, a revocare i limiti precedentemente imposti al loro utilizzo. Ciò includerebbe la possibilità di colpire obiettivi in profondità nel territorio russo, un’escalation che ignora la dottrina nucleare di Mosca e le potenziali, catastrofiche conseguenze.
Le Preoccupazioni dei Cittadini e il Dilemma Economico
Di fronte a questo scenario, la domanda che sorge spontanea tra i cittadini, già provati da difficoltà economiche, inflazione e caro energia, è lapalissiana: perché investire massicciamente nel riarmo quando le necessità primarie sono a rischio?
Cappello si fa portavoce di questo scetticismo, evidenziando come il “caro bollette” sia solo uno dei sintomi di una crisi più profonda che il riarmo rischia di esacerbare. La priorità, per molti, è arrivare a fine mese, non finanziare una nuova corsa agli armamenti.
Il Ruolo di Mario Draghi e gli Interessi Finanziari Nascosti
Francesco Cappello dedica una parte significativa della sua analisi al ruolo svolto da Mario Draghi, sia come ex Presidente della BCE sia come ex Presidente del Consiglio italiano. Secondo Cappello, Draghi è stato una figura chiave nel convincere l’opinione pubblica europea che la pace passasse attraverso il sacrificio dell’energia russa a basso costo.
La celebre frase sulla scelta tra “la pace e l’aria condizionata” viene interpretata come un preludio alle sanzioni energetiche contro la Russia, sanzioni che hanno avuto un impatto devastante sulle economie europee.
La dipendenza dell’Europa, e in particolare dell’Italia, dal gas e dal petrolio russi a prezzi calmierati era un pilastro della sua competitività industriale. La transizione verso mercati del gas borsistici, più volatili e soggetti a speculazione (come il TTF di Amsterdam), ha portato a un’impennata dei costi energetici. Cappello non esita a menzionare il sabotaggio del Nord Stream come un evento cruciale in questa dinamica, che ha ulteriormente limitato l’accesso a fonti energetiche convenienti per l’Europa.
Questa politica energetica, secondo l’analista, ha avuto conseguenze dirette sulla deindustrializzazione del continente. Le aziende europee, gravate da costi energetici insostenibili, perdono competitività e, in alcuni casi, sono incentivate a delocalizzare, spesso verso gli Stati Uniti, che offrono condizioni più vantaggiose.
Parallelamente, la Cina emerge come un competitore formidabile, capace di produrre beni ad alta tecnologia e valore aggiunto a costi inferiori, erodendo ulteriormente le quote di mercato europee, come nel settore automotive.
Finanziare il Riarmo: Debito, Tagli al Sociale e il “Warfare State”
Ma come si finanzia questa imponente macchina da guerra? Cappello indica una duplice strategia: debito comune europeo e aumento del debito dei singoli stati membri. Si parla di cifre astronomiche: 800 miliardi di euro per il riarmo europeo, di cui 150 miliardi attraverso un debito comune (il cosiddetto programma SAFE – Security Action for Europe, sponsorizzato da Draghi) e i restanti 650 miliardi attraverso emissioni di titoli di stato nazionali.
Per l’Italia, che già spende circa 35 miliardi l’anno (1,5% del PIL) per la difesa, si prospettano aumenti significativi, con richieste che potrebbero portare la spesa al 3% o addirittura al 5% del PIL, come auspicato da figure come Donald Trump. Questo significherebbe decine di miliardi in più da trovare ogni anno. La “soluzione”, secondo Cappello, è inquietante: queste spese militari verrebbero considerate “al di fuori” dei vincoli del Patto di Stabilità e Crescita, aggirando di fatto i parametri di Maastricht sul rapporto debito/PIL.
Questo nuovo paradigma segna, per Cappello, il passaggio dal “Welfare State” al “Warfare State”. Per finanziare il riarmo e per sostenere il crescente costo del debito pubblico (dovuto anche all’aumento dei tassi d’interesse necessari per rendere appetibili i titoli di stato nazionali in un mercato competitivo), la via maestra diventa quella dei tagli ai servizi pubblici: sanità, istruzione, trasporti, infrastrutture. Un esempio lampante è la situazione critica dei pronto soccorso italiani, dove i cittadini possono attendere anche 24 ore prima di ricevere cure, sintomo di un sistema al collasso.
Il Circolo Vizioso: Privatizzazione e Grandi Fondi d’Investimento
Questa erosione dei servizi pubblici, spiega Cappello, spinge i cittadini a rivolgersi a soluzioni private, come le assicurazioni sanitarie o i fondi pensione privati. E qui si chiude un cerchio perverso: dietro queste compagnie assicurative e fondi pensione si celano spesso i medesimi grandi fondi d’investimento internazionali (come BlackRock, State Street, Vanguard) che sono anche i principali acquirenti dei titoli di debito emessi per finanziare il riarmo.
Questi colossi finanziari diventano così interlocutori privilegiati dei governi, influenzando le politiche economiche. Giorgetti, attuale Ministro dell’Economia, si sarebbe rivolto a Larry Fink, CEO di BlackRock, proprio per assicurarsi che i titoli di stato italiani trovino acquirenti. Per rendere questi titoli appetibili, è necessario offrire rendimenti più alti, aumentando il costo per interessi a carico dello Stato e, in ultima analisi, dei cittadini attraverso tasse più alte o ulteriori tagli ai servizi.
L’Emergenza Come Strumento di Potere
Cappello traccia un parallelo tra l’emergenza COVID, che ha visto l’ascesa e i profitti stratosferici di “Big Pharma”, e l’attuale emergenza bellica, che sembra favorire “Big Arma”. La narrazione della “minaccia russa”, a suo dire non supportata da reali intenzioni aggressive da parte di Mosca (che anzi, si sentirebbe provocata e messa alle strette), servirebbe a giustificare questa corsa al riarmo.
La Russia, ricorda Cappello, è una potenza nucleare che ha modificato la sua dottrina strategica in risposta a quella che percepisce come una minaccia esistenziale. In questo contesto, le recenti dichiarazioni di Macron sulla possibilità di mettere a disposizione l’arsenale nucleare francese ad altri paesi europei, o addirittura di inviare truppe in Ucraina, non fanno che aumentare il rischio, trasformando potenzialmente i paesi ospitanti in bersagli diretti.
L’analisi di Francesco Cappello dipinge un quadro preoccupante: una politica di riarmo che, lungi dal garantire maggiore sicurezza, sembra dettata da interessi finanziari e geopolitici che rischiano di impoverire ulteriormente i cittadini europei, smantellare lo stato sociale e trascinare il continente in una spirale di conflitto e instabilità. La riconversione industriale da civile a bellica, la deindustrializzazione a favore di altre potenze, l’aumento del debito e il taglio dei servizi pubblici sono tutti tasselli di un mosaico che prefigura un futuro difficile.
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