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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica Politicamente è a cura dello scrittore e storico Paolo Borgognone che commenta con Beatrice Silenzi fatti di attualità, politica e geopolitica.

L’Instabilità dell’Unione Europea nel Contesto Ucraino

L’Unione Europea si trova oggi in una fase di estrema vulnerabilità, legata alle dinamiche del conflitto in Ucraina e al mutato approccio statunitense sotto l’amministrazione Trump.
Gli Stati Uniti, attraverso una ridefinizione della loro strategia, stanno cercando di gestire una sconfitta militare della NATO in Ucraina, spingendo verso un negoziato che l’UE fatica ad accettare.

Il motivo risiede negli investimenti politici, economici e simbolici che Bruxelles ha dedicato al sostegno di Kiev, legittimando classi dirigenti europee che rischiano di essere travolte da un eventuale cambio di rotta.
La posta in gioco non è solo militare, ma di credibilità geopolitica.

Un ritiro o un accordo frettoloso minaccerebbe la stabilità delle leadership europee, già sotto pressione per le conseguenze delle sanzioni contro la Russia.
L’Europa, separata da Mosca a livello commerciale e sempre più dipendente dagli USA, paga un prezzo elevato: la perdita di autonomia strategica e l’esposizione a contraccolpi economici.

Il Dilemma della Dipendenza dagli Stati Uniti

La relazione transatlantica evidenzia un paradosso: mentre gli USA possono permettersi di ridimensionare il loro impegno in Ucraina, data la distanza geografica, l’UE subisce direttamente le ripercussioni di un conflitto alle sue porte.
Il timore di abbandonare Kiev non deriva solo da obblighi morali, ma dal rischio che gruppi ultranazionalisti ucraini, delusi dal sostegno mancato, possano reagire con azioni destabilizzanti verso i paesi europei.

La sudditanza culturale e politica verso Washington ha reso l’UE un “vaso di coccio” in uno scontro tra “vasi di ferro”.
La decisione di allinearsi incondizionatamente alla strategia statunitense ha prodotto una doppia dipendenza: energetica (con il pivot dal gas russo al GNL americano) e militare, attraverso l’acquisto di armamenti che indeboliscono le casse pubbliche europee.

Il Pericolo di un’Escalezione Militare Diretta

L’ipotesi di un invio di truppe europee in Ucraina, avanzata da alcune frange politiche, rappresenta un azzardo calcolato. Qualsiasi intervento diretto trasformerebbe i soldati dell’UE in bersagli immediati per l’esercito russo, trascinando la NATO in un conflitto aperto.
La Russia, conscia della superiorità convenzionale in teatro, sfrutterebbe tale mossa per legittimare una risposta ancora più dura, potenzialmente nucleare.

La retorica bellicista di Zelensky, che spinge per un maggiore coinvolgimento occidentale, nasconde una realtà: l’Ucraina non può vincere militarmente.
L’obiettivo sembra essere quello di prolungare il conflitto per giustificare flussi di aiuti che alimentano corruzione e riciclaggio, mentre l’Europa diventa complice del proprio indebolimento strutturale.

La Distrazione del “Kit di Sopravvivenza”: Simbolo di una Narrativa Fallimentare

In un contesto di tensioni crescenti, le istituzioni europee hanno diffuso linee guida surreali, come la preparazione di un “kit di sopravvivenza” per i cittadini in caso di conflitto nucleare.
Queste direttive, ridicole nella sostanza (con suggerimenti come portare accendini o preservativi), rivelano due aspetti critici:

1. La banalizzazione del pericolo: proporre soluzioni inefficaci a minacce esistenziali dimostra un distacco dalla realtà, oltre che una volontà di normalizzare l’idea di una guerra totale.
2. La manipolazione dell’opinione pubblica: strumentalizzando paure collettive, si devia l’attenzione da temi cruciali (come l’uso di 800 miliardi di fondi pubblici per riarmi invece che per welfare) verso pseudoproblemi.

Repressione Politica e la Fine dell’Alternanza in Europa

Il caso di Marine Le Pen in Francia, colpita da ineleggibilità per 5 anni, non è isolato.
Ricalca modelli già visti in Romania con George Simion o in Slovacchia con l’assassinio di Robert Fico.
Si tratta di un pattern sistematico: movimenti politici non allineati al mainstream euroatlantico vengono marginalizzati attraverso strumenti giudiziari o istituzionali quando diventano una minaccia elettorale.

Questo meccanismo conferma una transizione dall’“alternanza senza alternativa” a una “democrazia illiberale” dove il dissenso è tollerato solo finché non sfida il potere costituito.
Le proteste sociali, come quelle contro il Green Pass in Italia nel 2021, vengono sabotate attraverso l’infiltrazione di gruppi violenti (black bloc), delegittimando le istanze popolari.
Al contrario, manifestazioni filogovernative godono di protezione mediatica e istituzionale.

Economia di Guerra e il Tradimento del Welfare

Mentre l’UE mobilita risorse senza precedenti per finanziare l’industria bellica, settori chiave come sanità, trasporti e istruzione versano in crisi croniche.
La scusa della “mancanza di fondi”, utilizzata per smantellare il welfare, contrasta con i 800 miliardi stanziati per la guerra in Ucraina, soldi che alimentano debiti pubblici utilizzati come leve di ricatto.

Il debito, infatti, non è un incidente ma uno strumento di controllo: paesi indebitati perdono sovranità, diventando succubi di istituzioni finanziarie internazionali.
Mario Draghi, artefice dell’austerity e dell’euro, incarna questa logica: la moneta unica ha centralizzato il potere decisionale, svuotando le democrazie nazionali.

Autodistruzione o Risveglio

L’Unione Europea è intrappolata in una spirale di autodistruzione. Le sue classi dirigenti, legate a interessi transnazionali e militar-industriali, preferiscono sacrificare il benessere collettivo pur di mantenere privilegi.
L’unica via d’uscita richiederebbe una rottura radicale con il dogma atlantista e una riconquista di sovranità, ma i meccanismi repressivi e la disinformazione rendono questo scenario improbabile nel breve termine.

La speranza risiede nella capacità delle società europee di decodificare le manipolazioni, riappropriandosi di un dibattito pubblico focalizzato su bisogni reali, non su emergenze fabbricate.
Finché prevarranno le logiche di guerra e sottomissione, l’Europa resterà un gigante economico e un nano politico, destinato a soccombere sotto il peso delle sue contraddizioni.

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