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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica Politicamente è a cura dello scrittore e storico Paolo Borgognone che commenta con Beatrice Silenzi fatti di attualità, politica e geopolitica.
La Dissoluzione del PKK e gli Equilibri in Medio Oriente
In Siria e Turchia, uno sviluppo significativo ha interessato il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), storica organizzazione impegnata nella lotta per l’autonomia curda.
Il gruppo, attivo anche sotto l’egida delle Forze Democratiche Siriane (SDF), ha annunciato lo scioglimento formale delle sue strutture militari.
Questa decisione segna un punto di svolta in un conflitto decennale che ha visto il PKK protagonista di scontri armati contro Ankara, accusata di opprimere le minoranze curde.
La mossa potrebbe riflettere una riorganizzazione strategica, finalizzata a ottenere maggiore legittimazione internazionale o a ridefinire le priorità politiche in un contesto regionale sempre più instabile, caratterizzato dalla presenza di attori esterni come Russia, Stati Uniti e Iran.
La Tregua di Trump in Yemen: Calcolo Politico o Necessità Strategica?
L’amministrazione Trump ha dichiarato una tregua unilaterale nello Yemen, sospendendo i bombardamenti contro le milizie di Ansar Allah (note come Houthi). La decisione, motivata da valutazioni operative ed economiche, risponde all’inefficacia delle campagne aeree statunitensi, che non hanno ottenuto risultati militari significativi nonostante le pesanti perdite civili.
Gli obiettivi strategici degli Houthi, protetti da infrastrutture interrate e difese antiaeree efficienti, sono rimasti intatti. Inoltre, il mancato supporto logistico degli alleati regionali — Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti — ha reso insostenibile il proseguimento delle operazioni.
La tregua evita a Trump un contraccolpo politico interno, considerato il suo impegno elettorale a ridurre l’impegno militare estero, e riflette una pragmatica accettazione dei limiti del potere militare statunitense in contesti asimmetrici.
Kashmir: Un Conflitto Perenne tra India e Pakistan
La rivalità tra India e Pakistan per il controllo del Kashmir permane una delle questioni geopolitiche più irrisolte dal 1947, anno della partizione voluta dal colonialismo britannico.
La regione, contesa per ragioni storiche, etniche e religiose, è diventata un simbolo della strategia del *divide et impera*, utilizzata dalle potenze coloniali per indebolire le ex colonie.
Il Pakistan, alleato tradizionale di Stati Uniti e Gran Bretagna, e l’India, membro influente dei BRICS, continuano a confrontarsi in un’escalation militare che mina la stabilità dell’Asia meridionale.
La persistenza del conflitto serve a neutralizzare il potenziale geopolitico di entrambi i paesi: il Pakistan, destabilizzato da colpi di stato e tensioni interne, e l’India, frenata nel suo ruolo di potenza emergente.
Russia-Ucraina: Dialoghi e Scenari Possibili
Il nuovo round di negoziati tra Russia e Ucraina, con l’obiettivo di esplorare soluzioni al conflitto in corso. Mosca mantiene posizioni rigide su due punti: il rifiuto di cedimenti territoriali (come la diga di Nova Kakhovka e la centrale di Zaporizhzhia) e l’opposizione a qualsiasi accordo che permetta all’Ucraina di riarmarsi con supporto occidentale.
La memoria degli accordi di Minsk del 2015, disattesi da Kiev, influenza la diffidenza russa verso promesse negoziali. Per il Cremlino, la sicurezza nazionale passa attraverso un riassetto degli equilibri europei, incluso il ridimensionamento della presenza NATO nei paesi baltici e in Europa orientale. La possibilità che l’Ucraina entri nell’Alleanza Atlantica è percepita come una minaccia esistenziale, motivando la determinazione russa a mantenere zone cuscinetto.
Gli Stati Uniti e la Strategia del Conflitto Per Procura
Il sostegno occidentale all’Ucraina ha prodotto risultati ambigui per Washington. Se da un lato non è riuscito a indebolire strategicamente la Russia — il cui apparato militare conserva capacità operative — dall’altro ha consentito agli USA di raggiungere obiettivi collaterali.
Primo tra tutti, l’allontanamento dell’Europa da Mosca, interrompendo collaborazioni energetiche (come il gasdotto Nord Stream) e commerciali, e aumentando la dipendenza del Vecchio Continente dagli approvvigionamenti statunitensi.
In secondo luogo, il conflitto ha logorato sia l’esercito ucraino sia porzioni di quello russo, ritardando una potenziale ascesa di entrambi come attori globali. Infine, gli accordi sulle risorse naturali ucraine hanno garantito a Washington vantaggi economici diretti, trasformando Kiev in un debitore forzato per gli aiuti militari.
Il Ruolo dell’Europa e il Dilemma della Sovranità
L’Unione Europea, subordinata alle direttive NATO, ha accettato di farsi carico dei costi del conflitto, subendo sanzioni economiche contro la Russia e una crisi energetica senza ottenere benefici strategici.
Questa dinamica consolida il protettorato statunitense sul continente, riducendo l’autonomia decisionale di paesi come la Germania, tradizionalmente vicina a Mosca. La mancanza di una politica estera comune e indipendente rende l’UE un attore marginale negli scenari globali, nonostante le sue potenzialità economiche.
Il Messaggio del Nuovo Papa: Una Chiamata alla Pace
In un contesto internazionale segnato da tensioni, l’elezione del nuovo Pontefice ha riportato l’attenzione sul tema della pace.
Il suo primo messaggio pubblico, incentrato sulla riconciliazione in Medio Oriente e in Ucraina, solleva interrogativi sul possibile ruolo diplomatico della Santa Sede.
L’impatto concreto di tale appello rimane incerto, data la complessità degli interessi in gioco e la marginalità degli attori religiosi nelle dinamiche geopolitiche moderne.
Un Mondo Multipolare e le Sfide della Coesistenza
Gli scenari analizzati evidenziano un sistema internazionale sempre più frammentato, dove vecchie potenze tentano di preservare la loro influenza e nuove realtà emergono.
La crisi ucraina, il conflitto yemenita e le tensioni indo-pakistane dimostrano come le rivalità geopolitiche siano spesso alimentate da logiche esterne ai territori coinvolti. In questo contesto, la capacità degli Stati di difendere interessi nazionali senza cadere in dinamiche di sudditanza sarà cruciale per definire gli equilibri del XXI secolo.
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