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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica Approfondimento Stoico è a cura dello scrittore ed antifilosofo Michele Putrino e Beatrice Silenzi, direttore responsabile.

Vivere Ardendo Senza Bruciarsi: Lo Stoicismo come Antidoto all’Iperstimolazione Emotiva

La domanda centrale che ci poniamo è: si può riuscire a sopravvivere alle emozioni? Possiamo tenere a bada le nostre passioni e trovare una cura per il nostro “male di vivere” che ci riconduca al benessere? Michele Putrino ci invita a riflettere su queste interpellanze, partendo da una delle frasi più celebri di Gabriele D’Annunzio: “Vivere ardendo e non bruciarsi mai.”

D’Annunzio e lo Stoicismo: Un Paradosso Apparente

A prima vista, D’Annunzio, figura di passioni estreme, eccessi e ricerca incessante di sensazioni, sembra l’antitesi dello stoico. Eppure, la sua esortazione a “vivere ardendo” racchiude anche un invito a vivere intensamente, con coraggio, senza esaurire le proprie energie, accettando il cambiamento ma mantenendo l’integrità interiore. Ma è davvero stoicismo?

Michele Putrino chiarisce subito che D’Annunzio, seppur con tratti di eclettismo, era più vicino al mondo epicureo. Il Vate è la quinta essenza dell’uomo moderno, quello che cerca il senso della vita inseguendo emozioni e sensazioni. Questa ricerca può manifestarsi in campi nobili come la difesa della famiglia o il patriottismo, ma anche negli eccessi di sesso e droghe. Ciò che accomuna queste esperienze, secondo Putrino, è la spasmodica ricerca della sensazione, il dare senso alla vita attraverso le passioni.

IL FINE è DIVERSO

Il celebre “Memento Audere Semper” di D’Annunzio, “ricordati di osare sempre,” incoraggia a spingersi oltre il limite. Ma qui emerge la differenza cruciale con lo stoicismo: il fine. Se l’audacia è motivata dalla creazione di emozioni e stimoli, si spinge l’uomo “verso il basso,” verso quella che gli stoici chiamerebbero la “bestia.”

Per gli stoici, l’uomo è un essere sospeso tra la bestia e il divino (o il superuomo di Nietzsche, ma inteso in chiave divina). Osare per l’esaltazione emotiva è usare un mezzo nobile per un fine non nobile.
Oggi, la ricerca spasmodica di emozioni è più che mai attuale. L’iperstimolazione sensoriale è una costante, spingendoci alla ricerca della dopamina, di sensazioni sempre nuove e gratificanti. 

È più facile, infatti, “sentire” la vita stimolando le emozioni che in altri modi. Questo è il motivo per cui si cade nelle dipendenze: droghe, alcool, cibo.
Chi ne abusa lo fa perché gli fa “sentire la vita,” lo fa sentire vivo. Ma si pagano conseguenze gravi, sia per la salute che per la mente, creando una dipendenza.
Se la mente è abituata a cercare il senso della vita nell’esaltazione emotiva, avrà bisogno di stimoli sempre maggiori, fino all’autodistruzione. Le emozioni in eccesso diventano una vera e propria droga.

“Negli ultimi 150-200 anni,” spiega Putrino, “c’è stata un’enorme esaltazione delle emozioni, tanto che la maggior parte delle persone comuni arriva a dirti: ‘se io non vivo di emozioni la vita poi non ha senso?’ Non riescono nemmeno a trovare più un’alternativa.” La società è intossicata da questa visione e non conosce altre vie. Ma l’alternativa c’è.

L’Odio Ideologico e la Mancanza di Logos

Un esempio lampante di questa intossicazione emotiva emerge nell’odio ideologico, come quello manifestato in occasione della morte di un attivista. Michele Putrino sottolinea come il profondo odio e l’esaltazione per la morte di una persona, anche da parte di “intellettuali,” dimostri una mancanza di pietas e soprattutto di logos.
Quando la valutazione di una persona si basa sull’odio o sull’amore, è condotta sull’onda delle emozioni, un “livello basso.”

L’intellettuale, per definizione, dovrebbe usare l’intelletto, la ragione, la logica. Non dovrebbe provare né amore né odio, ma valutare le idee. Giustificare un omicidio per motivi ideologici significa legittimare una spirale di violenza, dove chiunque può essere eliminato per le proprie idee.
Questa è una “pazzia,” una “responsabilità enorme” per coloro che, a causa di questa visione bassa dell’esistenza, cavalcano solo le emozioni.

Il Distacco Stoico: Non Alienazione, ma Liberazione

La soluzione risiede nel distacco dalle passioni e dalle emozioni. “Ciò che temi di perdere in realtà ti tiene prigioniero,” una frase che evoca l’insegnamento Jedi di Star Wars sull’allenamento contro le emozioni. Ma quanto è difficile questo distacco nella vita di tutti i giorni?

“È meno difficile di quanto uno possa immaginare,” rassicura Putrino. Richiede tempo, come imparare ad andare in bicicletta o a guidare l’auto, ma una volta raggiunto un certo livello, diventa naturale. Il distacco stoico non è alienazione dal mondo, bensì il contrario: “significa sempre trovare il tuo posto nel mondo e non lasciarti trascinare dagli eventi, ma essere tu ad andare dove devi andare.” È un atteggiamento di grande attività, non di passività.

A differenza della meditazione trascendentale orientale, lo stoicismo non ricerca un distacco inattivo.
È più affine allo Zen e al Bushido dei samurai: dominio di sé, dominio delle emozioni per trovare il proprio posto nel mondo e fare ciò che si deve. Per lo stoico, si è qui per compiere una missione per conto dell’universo, di Dio, della Natura. La nostra funzione, in quanto esseri umani, è essere razionali e coscienti, “gli occhi di Dio,” osservare il mondo e comprenderne l’armonia. Per farlo, non dobbiamo lasciarci trasportare dalla nostra parte emotiva, ma accendere la nostra coscienza, la nostra ragione.

Esercizi Pratici per il Quotidiano

Come possiamo iniziare a praticare questo distacco? Con le piccole cose. Michele Putrino riprende l’esempio di Epitteto, le cui massime semplici e pratiche erano seguite dalla gente comune dell’Impero Romano. Lo stoicismo è una filosofia pratica.
Gli esercizi possono essere banali, ma efficaci:
Voglia di richiamare l’ex? Non farlo.
Impulso irrefrenabile di mangiare un dolce gigante a tarda sera? Non farlo.
Voglia di fumare? Resisti.

Sono piccole vittorie quotidiane che allenano il nostro controllo emotivo. E, come sottolinea Putrino, hanno anche benefici collaterali: meno “casini,” miglior forma fisica e benessere generale.

La Disintossicazione Emotiva: Una Nuova Sensazione di Vita

Un aspetto cruciale, però, è la fase di “astinenza.” Quando si inizia a praticare seriamente lo stoicismo, si può sentire la vita più “spenta,” priva dell’impulso emotivo. Questo non è un segnale negativo, ma al contrario, il segno che si sta disintossicando. È come un alcolista o un goloso di cioccolata che, privo del suo stimolo, si sente morire. È la tossicità emotiva che viene a mancare.

Le emozioni non spariranno mai, ma saranno riportate al loro livello naturale. A quel punto, si sentirà una connessione profonda con la vita, con l’universo, con qualcosa di molto più alto. 

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