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Su Fabbrica della Comunicazione la rubrica Dimensione Arte è cura di Giorgio Pandini – musicista e blogger.

La narrazione ufficiale ci ha tramandato che nella notte del 5 dicembre 1791 e più precisamente 55 minuti dopo la mezzanotte, si spegneva uno dei più grandi geni musicali che la storia occidentale ricordi, ma è davvero ciò che accadde realmente?

Parlo di Wolfgang Amadeus Mozart

Tutti conoscono la storia di Joannes Chrysostomus Wolfgangus Theophilus Mozart, questo il suo nome per esteso, nato il 27 gennaio 1756 a Salisburgo, del suo rapporto con il padre Leopold severo insegnante di musica, che lo avvia sin da bambino allo studio avendo riconosciuto in lui prodigiose doti naturali per questa arte, come aveva fatto in precedenza con la sorella Maria Anna.

Il bambino già a 5 anni componeva e si esibiva in pubblico al clavicembalo, ed insieme al padre e alla sorella intraprese due lunghi viaggi in tutte le capitali europee per esibirsi nelle corti nobiliari, incuriosite da questo piccolo talento.
Gli aneddoti si sprecano, si sa per certo invece che durante questi viaggi conobbe ed ebbe modo di studiare con diversi compositori famosi per assimilarne lo stile ed adeguarsi alla moda del tempo.

L’Italia che allora era considerata la terra di elezione della musica, non poteva essere lasciata fuori dall’itinerario del curioso carrozzone itinerante, e infatti per ben 3 volte Mozart visitò il nostro Paese da nord a sud per studiare non solo la composizione musicale ma anche la lingua italiana che proprio fino al suo avvento era la lingua ufficiale dell’opera lirica.

Nel frattempo il giovane Mozart aveva rimaneggiato il suo nome abolendo i nomi Joannes Chrysostomus e sostituendo al nome Theophilus la sua versione latina Amadeus, ed era stato nominato prima Konzertmeister e successivamente nel 1779 organista di corte a Salisburgo dove regnava l’arcivescovo Colloredo, poco sensibile però all’arte musicale che fu tra le prime a subire i drastici tagli di spesa dell’arcivescovo con conseguente mancanza di opportunità di lavoro per Mozart, che iniziò quindi a lamentarsi in maniera piuttosto dura, tanto che fu letteralmente cacciato a pedate dal camerlengo del Colloredo come scrive lo stesso Wolfgang in una lettera piccata al padre Leopold.

Nel 1781 quindi si trasferì definitivamente a Vienna dove trascorse gli ultimi 10 anni della sua breve esistenza.
Al suo arrivo nella capitale austriaca Mozart incontrò le due figure chiave che lo accompagneranno fino alla sua prematura scomparsa, prima Constanze Weber, figlia della padrona di casa dove prese in affitto una stanza, che diventerà sua moglie, e soprattutto il barone Gottfried van Swieten, figura di spicco della corte viennese, figlio del medico personale di Maria Teresa d’Austria e, ai tempi dell’arrivo di Mozart a Vienna, prefetto della biblioteca di corte imperiale.

Van Swieten, oltre che ricco e potente era anche uomo colto e appassionato di musica e prese sotto la sua ala protettrice il talentuoso giovane compositore affidandogli incarichi e committenze per sostenerlo da vero mecenate nella sua avventura viennese, lo stesso aveva fatto e fece poi con altri due pilastri della cultura musicale: Franz Joseph Haydn e Ludwig van Beethoven.

A Vienna fu introdotto in massoneria come testimoniano su tutte tre composizioni: la Musica Funebre Massonica, la Piccola Cantata Massonica (ultimo brano a cui mise mano prima di morire), e soprattutto l’opera Il Flauto Magico, capolavoro assoluto in cui il protagonista compie un vero e proprio viaggio iniziatico e che trabocca di riferimenti esoterici.

Mozart tra le altre cose fu il primo compositore ad affrancarsi dalla dipendenza da una nomina di incarico per una corte o per la chiesa, per vivere solo della propria arte organizzando concerti a pagamento, procurandosi committenze private e pubbliche e dando lezioni di musica a quanti potevano permettersi un insegnante privato. Sfortunatamente però questo non bastò a farsi largo nel panorama musicale viennese tanto da mantenere sé stesso e la sua famiglia ed iniziò a chiedere prestiti.

Oltre alle difficoltà finanziarie va rilevato anche il carattere vulcanico di Wolfgang che non si manifestava solo nella sua produzione artistica, sappiamo infatti che il giovane era solito partecipare a feste e banchetti oltre che ad avere una predisposizione per le donne sposate o meno, incluse le sue allieve di musica.
Chi conosce le sue opere non faticherà a ritrovare alcuni di questi aspetti nei personaggi di Tamino e Papageno del Flauto Magico per non parlare di Don Giovanni, la vita coniugale nelle Nozze di Figaro o nei doppi sensi nemmeno troppo celati di Così Fan Tutte.

Il ritratto che traspare dalle testimonianze del tempo, dalle sue opere e dalle sue lettere è quello insomma di un artista pieno di vita e di interessi.
Tutto però si interrompe bruscamente nel dicembre del 1791 quando improvvisamente Mozart cade malato e dopo una brevissima agonia si spegne nel suo letto. Ma cosa è accaduto realmente?

La narrazione che è giunta fino a noi resistendo fino a qualche decennio fa è che Wolfgang sia stato avvelenato da Antonio Salieri, compositore di corte a Vienna e italiano quindi straniero, naturalmente per invidia nei confronti del genio di Salisburgo.
Chi si ricorda il celebre film di Milos Forman Amadeus avrà certamente ben presente la straordinaria interpretazione di Murray Abraham nel ruolo dell’avvelenatore.

Niente di più falso! Salieri all’epoca era molto più famoso di Mozart e ricopriva la carica più alta disponibile per un musicista in Austria: compositore e maestro di cappella dell’imperatore.
Inoltre sebbene oggi le sue opere non siano conosciute dal grande pubblico, Salieri era tutt’altro che incapace visto che ebbe come allievi musicisti del calibro di Beethoven, Schubert, Liszt e Hummel, non esattamente dei dilettanti.

Quindi semmai avrebbe avuto più senso che fosse Mozart a voler eliminare il celebre collega e liberare quindi la posizione a cui ambiva sia per prestigio che per risolvere i suoi problemi finanziari.
Altri miti da sfatare sono il funerale solitario durante una serata di pioggia e la sepoltura da poveri con funerale di terza classe.

Innanzitutto non è vero che il funerale andò deserto, il corteo funebre fu invece molto partecipato nonostante la leggera nebbia presente quel giorno (niente pioggia insomma), ma solo fino alle soglie del cimitero dove la salma fu presa in carico dal becchino per la sepoltura in una tomba a pozzo insieme ad altre 5 o 6 persone, niente fossa comune.
Questa era la prassi di sepoltura suggerita a Vienna da parte dell’imperatore. Inoltre da alcune annotazioni sul prezzo del funerale sembra che sia stata acquistata anche la bara in cui Mozart fu inumato.

Una cosa che invece fu disattesa nel suo caso fu l’obbligo di attendere 48 ore tra l’accertamento di morte e la sepoltura, Wolfgang su sepolto invece frettolosamente al più tardi il giorno dopo la morte, come se ci fosse l’urgenza di far sparire il cadavere, perché?

Nei secoli successivi diversi autori e medici cercarono di capire le cause della sua prematura dipartita, nonostante già all’indomani della morte di Mozart tutta Vienna ne parlasse come di un omicidio, si fecero strada le ipotesi di avvelenamento dopo quella di Salieri, da parte dei massoni per aver rivelato i rituali segreti nel Flauto Magico, peccato che il libretto dell’opera non sia di Mozart ma del suo amico Schikaneder che però gli sopravvisse tranquillamente per altri 21 anni.

Altri indiziati furono alcuni creditori di Wolfgang che però dalla sua morte non ricavarono alcun guadagno avendo perso la possibilità di rientrare dai prestiti.
Altre ipotesi riguardano delle malattie che lo avrebbero progressivamente portato nella tomba, sifilide, nefrite cronica, infiammazione e febbre reumatica con diagnosi basate in alcuni casi sui suoi ritratti, omettendo il fatto che nel ‘700 l’abitudine era di far sparire i difetti fisici ed adeguarsi ai canoni estetici dell’epoca, un po’ come si fa oggi con i filtri delle foto sui social! Parecchio azzardato.

Contro queste ipotesi c’è il fatto che lo stesso Mozart non risulta abbia accennato a malesseri o sintomi talmente gravi da costringerlo lungamente all’inattività o addirittura a letto, tranne alcuni piccoli episodi.
Ci troviamo di fronte ad un uomo di 35 anni in buona salute che repentinamente entra in agonia e muore poco dopo nel suo letto con un’emiparesi, difficoltà respiratorie e la paralisi incrociata dagli occhi, il figlio inoltre ricorda che il padre rimase immobile nel letto per 2 giorni incapace di controllare le funzioni corporali.

È da annotare inoltre che il medico che lo visitò la sera del 4 dicembre si rifiutò poi di rilasciare un certificato di morte naturale e che non venne eseguita l’autopsia, forse perché le cause del decesso erano evidenti? In tempi recenti un’altra versione è ritornata a galla, ed è relativa ad un altro evento tragico avvenuto il giorno successivo alla morte del compositore e di cui parlarono tutti i giornali tranne stranamente quelli di Vienna.

Un uomo torna a casa e con un coltello sfregia pesantemente la moglie incinta prima di suicidarsi.
L’uomo Franz Hofdemel era un cancelliere del tribunale, massone e conoscente di Mozart al quale aveva anche prestato del denaro, sua moglie Maria Magdalena era una pianista allieva di Mozart.

Già ai tempi dell’evento la vox populi viennese metteva in relazione i due avvenimenti sostenendo che Mozart avesse una relazione con la moglie di Hofdemel, alcuni si spingevano a dire che il figlio in arrivo fosse proprio di Wolfgang.
Il marito avrebbe quindi deciso di dare una lezione al compositore dongiovanni attendendolo fuori di casa ed aggredendolo con un bastone, nella furia punitiva però si sarebbe lasciato prendere troppo la mano e gli avrebbe sfondato il cranio provocandogli un’emorragia cerebrale che avrebbe portato Mozart alla morte.

Una banale storia di corna sarebbe quindi la causa della scomparsa del genio di Salisburgo.
Successivamente tutto sarebbe stato messo a tacere dalla corte per evitare uno scandalo che avrebbe toccato anche l’imperatore “reo” di aver sostenuto la nomina del dissoluto Mozart a vice kapellmeister della chiesa di S. Stefano, la più importante di Vienna.

A riprova del fatto che la morte del compositore fosse un caso politico è da notare che il barone van Swieten fu sollevato dai suoi incarichi di governo da Leopoldo II proprio per occuparsi dell’affaire Mozart.
Ed in effetti il barone se ne occupò egregiamente, mettendo a tacere per sempre l’autore dell’omicidio, saldando i debiti della vittima ed assicurandosi il silenzio di Constanze con un vitalizio e l’autorizzazione a far sparire il cadavere che venne sepolto con la tunica nera di una confraternita ed il cappuccio tirato sulla fronte.

Come in tutti i gialli che si rispettino gli indizi sono molti e sta a noi curiosi cercare di metterli in fila per arrivare ad una possibile soluzione, oppure si può seguire la direttiva indicata dalla moglie di Mozart Constanze nella biografia del marito pubblicata nel 1828:

“Non si vuole e non si deve mostrare in pubblico il proprio eroe così come egli stesso si sarebbe forse descritto nell’intimità delle serate familiari.
Dire tutta la verità può nuocere alla Sua fama, alla Sua rispettabilità, al successo della Sua stessa musica”.

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