di GIORGIO PANDINI

Sottotitolo “le micro Macron”.

Qualche lettore più adulto ricorderà sicuramente il film “Sturmtruppen” del 1976 tratto dai fumetti di Bonvi, in cui una serie di improbabili quanto grotteschi soldati tedeschi si trovano a combattere nella Seconda Guerra Mondiale con esiti esilaranti.
All’epoca erano Cochi e Renato accanto a Lino Toffolo, Massimo Boldi e Teo Teocoli a farci sorridere, oggi tocca al Presidente francese Emmanuel Macron, sollazzarci con improbabili dichiarazioni di guerra, annunciando in pompa magna soldati della NATO in Ucraina, perchè, si sa, “non possiamo permettere che la Russia vinca questa guerra”.

L’invio di truppe di terra in un teatro bellico in gergo viene detta “boots on the ground”.
In questo caso gli stivali, anziché sul terreno, hanno terminato la loro corsa sul presidenzial deretano.

Dopo l’annuncio bomba, al quale è stato prontamente replicato che tutto ciò significherebbe, per il Cremlino, guerra totale, il “soldaten” Macron è stato spernacchiato in coro da tutti gli stati membri della NATO, a partire dagli Stati Uniti fino alla Germania, con il cancelliere Olaf Scholz che ha dichiarato perentorio: “non ci saranno truppe sul terreno, né soldati inviati dagli Stati europei o dagli Stati della NATO sul suolo ucraino”, più chiaro di così!?

Lo sappiamo dai tempi della scuola: i francesi, la Rivoluzione (quella con la R maiuscola!), ce l’hanno nel sangue e, per citare Alberto Sordi ne “Il Marchese del Grillo”, dopo aver cantato la Marsigliese, “certo che con un inno così, poi pure annà a morì”.
Tuttavia, sappiamo altrettanto bene che la Francia ha generato ometti di ben altra caratura rispetto a Macron, i quali hanno messo a ferro e fuoco l’Europa, e così la domanda pare chiara: non sarebbe il caso che si desse una calmata Oltralpe?

In realtà una rivoluzione sta effettivamente avendo luogo in Francia: quella degli agricoltori. Dopo i gilets jaunes infatti, quest’anno è montato il malcontento dei bonnets jaunes.
La rivolta è scoppiata in diversi Stati Europei: in Germania a causa dei tagli alle agevolazioni degli agricoltori, con cui il governo ha tentato di aggiustare il bilancio, tedesco, ma anche in Italia.

Post Festival-Distrazione di Massa-di Sanremo, i Media hanno semplicemente smesso di occuparsene, in Francia invece, malgrado non se ne parli, la protesta è cresciuta, tanto che, lo stesso Macron è andato personalmente alla Fiera dell’Agricoltura a Parigi – diciamolo – a farsi insultare dalla platea!

Per onestà intellettuale bisognerebbe riconoscergli almeno il coraggio di averci messo la faccia… cosa alla quale nel Belpaese non siamo abituati a fare.

Ma torniamo alla vicenda dell’invio di truppe di terra Europee in Ucraina.
Dopo aver suonato la carica – salvo poi scoprire che nessuno lo seguiva – il prode Macron ha pensato bene di ritrattare, dicendo che, con le sue parole, intendeva sì inviare soldati, ma solo per operazioni di sminamento ed altre non ben precisate attività di supporto.
Che strano, mi è parso di sentire stridor di unghie sui vetri…

Insomma dallo spavento alla barzelletta, alla figuraccia. O forse no?

In realtà Macron non è nuovo a queste operazioni di marketing. In altre occasioni è ricorso al medesimo copione e sempre in situazioni di difficoltà sul fronte interno.
È utile fare una dichiarazione roboante, di cui si parli con grande enfasi per distrarre l’opinione pubblica dalle problematiche di politica nazionale!
In questo caso il caso sono proprio quelle proteste che in Francia iniziano a diventare preoccupanti, basti cercare nei canali non ufficiali rispetto al mainstream per vedere immagini di carri di letame che imbrattano palazzi e supermercati e folle inferocite di agricoltori in lotta con le forze dell’ordine.

Senza contare che, con questi energumeni, a differenza degli studenti, il manganello non lo usa nessuno (chissà come mai…).

Caro Macron, temo che il giochetto mediatico inizi a non funzionare più e che si ravveda una nuova, diversa strategia di comunicazione.
Oppure, meglio ancora, non sarebbe opportuno cominciare a risolvere i problemi veri ed urgenti anziché preoccuparsi di un consenso che sembra scemare velocemente?
Stavolta non basterà indossare l’elmetto (metaforicamente parlando s’intende) per ricompattare l’elettorato: i tempi dell’“armiamoci e partite” sono finiti. Adieu Monsieur le President!