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Su Fabbrica della Comunicazione la rubrica Dimensione Arte è cura di Giorgio Pandini – musicista e blogger.
La storia di oggi è quella di un’anima tanto sensibile quanto fragile, troppo fragile per gestire il successo e la notorietà. In 8 anni ha pubblicato 3 album dei quali l’ultimo postumo. Con questi 3 dischi ha vinto premi, scalato classifiche e lasciato un’impronta che riverbera ancora oggi nel mondo della musica.
Parlo di Amy Jade Winehouse.
Nata nel 1983 in un sobborgo periferico di Londra, Amy vive immersa nella musica il padre infatti è un appassionato di Jazz e trasmette alla figlia il suo amore per la musica, ma è la nonna paterna Cynthia anch’essa cantante jazz la figura di riferimento alla quale Amy resterà legata per tutta la vita, specialmente dopo la separazione dei genitori quando la piccola ha 10 anni.
Amy fin da piccola ascolta jazz, soul, rhythm and blues, hip hop e a 13 anni riceve in regalo la sua prima chitarra.
La bambina adora il mondo del jazz e dello spettacolo in generale e cantare la riempie di gioia, inizia ad esercitarsi con la chitarra ed il canto, e proprio come cantante entra a 16 anni nella National Youth Jazz Orchestra.
Nel 2002 un amico musicista invia a sua insaputa una demo dei suoi brani ad un talent scout, il suo talento viene notato ed Amy firma il suo primo contratto da professionista con la Island Records.
Si mette al lavoro immediatamente e l’anno successivo pubblica il suo primo album Frank.
Il disco che rispecchia la musica amata da Amy riceve subito critiche positive e la porta anche a cantare in alcune apparizioni televisive.
Oltre alla qualità delle sue canzoni, è la sua voce ad incantare pubblico e critica, fin da subito viene paragonata alle grandi voci del Jazz ma lei è un’anima sensibile di soli vent’anni e non è abituata a tutte queste attenzioni.
La cantante inizia a far uso di droghe e alcol e soffre di disturbi alimentari che la portano a perdere 4 taglie a causa di alcuni commenti sul suo peso.
Nel 2005 incontra il suo futuro marito Blake Fielder-Civil in un pub di Camden la zona di Londra preferita da Amy.
I due si rispecchiano l’uno nell’altra, due anime inquiete e disagiate che si rifugiano nell’abuso di sostanze.
Questo incontro segnerà la breve vita di Amy che insieme a Blake inizia una lenta ma inesorabile discesa negli inferi delle droghe pesanti.
Ad aggravare la situazione nel 2006 muore la nonna Cynthia, per Amy è un colpo durissimo, ma nonostante i problemi personali ad ottobre dello stesso anno esce il suo album più celebre Back to Black che la consacra a livello mondiale.
Il successo è travolgente, il disco si piazza al primo posto in classifica ed i singoli Rehab, You Know I’m no Good, Back to Black e Love Is a Losing Game sono letteralmente osannati dalla critica e dal pubblico e nell’edizione del 2008 la giovane cantante inglese porta a casa ben 5 Grammy Awards entrando così di diritto nell’olimpo dello star system contemporaneo insieme ad altre cantanti come Lauryn Hill, Alicia Keys, Norah Jones e Beyoncé.
Nel maggio del 2007 Amy e Blake si sposano a Miami Beach in Florida ma nel 2008 Blake finisce in carcere per un anno a causa di un pestaggio ai danni del gestore di un pub e per aver tentato di depistare le indagini.
Amy gli resta accanto ma nel 2009 dopo la sua uscita di prigione Blake chiede il divorzio.
Per la cantante è un colpo durissimo, dopo alcuni blandi tentativi di disintossicazione, la situazione precipita nuovamente e tra denunce per aggressione, atti di autolesionismo, esibizioni in TV e in concerto in evidente stato di alterazione fisica e psicologica, nel 2010 Amy decide di smettere e si impegna a liberarsi dalle sue dipendenze con l’aiuto del padre Mitch che le è sempre stato vicino.
Entra in una clinica e inizia a lavorare, oltre che su sé stessa anche ad un nuovo progetto discografico e a novembre annuncia il suo ritorno sulle scene con la programmazione di un tour mondiale.
Finalmente sembra che le cose si stiano sistemando ma alle 15:53 del 23 luglio 2011 la luce si spegne per sempre: Amy viene trovata morta nel suo letto a soli 27 anni. Le cause del decesso non sono chiare e l’autopsia non riesce a chiarire il mistero.
Alcuni documenti del fascicolo della polizia riguardante la sua morte vanno smarriti inspiegabilmente, provocando la rabbia della famiglia.
L’esame tossicologico invece rivela una presenza di alcol nel sangue molto alta sebbene non mortale, questo suggerisce che Amy possa essere morta per un’overdose di alcol a seguito di un periodo di astinenza prolungata noto come effetto shock da stop and go.
Le ceneri di Amy Winehouse insieme a quelle dell’amata nonna sono sparse nel cimitero ebraico e viene eretto un monumento in marmo nero a ricordo di questa anima fragile, troppo fragile per una vita così intensa, ma che ci ha lasciato una delle voci più emozionanti degli ultimi anni.
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