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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica della domenica mattina a cura di Beatrice Silenzi – giornalista e direttore responsabile – con Enrica Perucchietti si chiama L’Altra Domenica.
La Proliferazione dei Robot da Compagnia: Tra Innovazione e Perplessità
Il mercato della robotica companion sta vivendo una fase di espansione senza precedenti, con modelli sempre più diversificati che spaziano dagli animali domestici artificiali a dispositivi ibridi per l’assistenza.
Sony, pioniera in questo settore, ha rilanciato Aibo, il cane robotico in grado di interagire con l’ambiente attraverso sensori e algoritmi di apprendimento.
Poi c’è Spot, il robot quadrupede sviluppato da Boston Dynamics, progettato per trasportare carichi fino a 14 kg e utilizzato in contesti industriali o di sorveglianza.
La sua estetica “inquietante” solleva interrogativi sul confine tra utilità pratica e accettazione sociale.
Non mancano sperimentazioni bizzarre: Cassie, robot bipede ispirato alla biomeccanica degli struzzi, è stato sviluppato per operazioni di ricerca e salvataggio in terreni impervi.
La sua struttura, priva di torso e dotata di gambe articolate, gli consente di mantenere l’equilibrio anche su superfici instabili. Parallelamente, Mirumi, una scimmietta robotica di piccole dimensioni e dal colore rosa acceso, è pensata per aggrapparsi a borse o abiti, simulando il comportamento di un animale domestico.
La sua funzione ludica, però, appare poco chiara: sebbene sia presentata come un gadget da compagnia, la mancanza di interazioni significative la avvicina più a un peluche high-tech che a un dispositivo rivoluzionario.
L’Apicoltura Robotica e le Distopie Letterarie
Uno dei casi più controversi citati riguarda l’“ape bionica”, un drone delle dimensioni di 22 cm con un parallelo con *Le api di vetro* (1957) di Ernst Jünger, romanzo distopico in cui l’autore immagina una società ipertecnologica dove insetti robot sostituiscono quelli naturali, simboleggiando la frattura tra progresso e ambiente.
La trasposizione letteraria sottolinea una preoccupazione attuale: l’uso di tecnologie per “rimpiazzare” processi biologici, anziché preservarli.
Pet Therapy e Robot: Un Dibattito Etico
Un tema ricorrente è l’efficacia dei robot nella pet therapy. Se da un lato dispositivi come Aibo vengono promossi come soluzioni igieniche e low-maintenance per anziani o pazienti in strutture residenziali, dall’altro si critica l’incapacità di questi oggetti di generare empatia autentica.
La pet therapy tradizionale si basa sullo scambio emotivo tra essere umano e animale, dinamica che un robot, per quanto avanzato, non può replicare.
Come sottolineato, un peluche classico stimola almeno la proiezione immaginativa del bambino, mentre un robot programmato rischia di standardizzare anche la sfera dell’immaginario.
L’Intelligenza Artificiale tra Creatività e Sostituzione del Lavoro Umano
L’integrazione di sistemi di intelligenza artificiale in dispositivi companion apre ulteriori fronti critici. Luna, un altro modello di cane robotico, incorpora ChatGPT per interagire verbalmente con gli utenti, offrendo funzioni educative come l’insegnamento delle tabelline.
Questa caratteristica riaccende il dibattito sul ruolo dell’IA nell’istruzione: se da un lato potrebbe affiancare docenti e genitori, dall’altro solleva timori sulla delegittimazione del ruolo umano in ambiti sensibili.
Sebbene alcuni esperti sostengano che l’IA non sia ancora in grado di sostituire lavori creativi, casi concreti smentiscono questo ottimismo: redazioni giornalistiche hanno già iniziato a licenziare personale grazie all’uso di algoritmi per generare articoli o selezionare notizie.
Il settore dell’intrattenimento non è immune, con attori e doppiatori messi in competizione con voci sintetiche. La rapidità con cui queste tecnologie avanzano rende urgente un dibattito pubblico sulle politiche di riconversione professionale e protezione dei diritti dei lavoratori.
Il Paradosso della Creatività Artificiale
Un punto cruciale emerso riguarda la presunta “non creatività” dell’IA. Gli interlocutori concordano sul fatto che sistemi come ChatGPT operino ricombinando dati esistenti, senza vera originalità.
Ciò non impedisce a tali tecnologie di invadere ambiti tradizionalmente umani, come la scrittura, l’arte o la composizione musicale.
Il rischio è una standardizzazione della cultura, dove prodotti “nuovi” sono in realtà derivati da pattern pregressi, privi di quell’impulso irrazionale che caratterizza l’espressione artistica autentica.
Innovazione o Deriva?
La proliferazione di robot e IA solleva interrogativi che trascendono la sfera tecnologica, investendo l’etica, la psicologia sociale e l’economia.
Se da un lato queste innovazioni offrono soluzioni pratiche (dalla logistica alla compagnia per anziani), dall’altro rischiano di approfondire disuguaglianze e alienazione. Il riferimento ricorrente a opere letterarie come *Le api di vetro* non è casuale: la distopia serve da monito sulle conseguenze di un progresso incontrollato, che sostituisce anziché integrare.
La sfida per istituzioni, sviluppatori e società civile è trovare un equilibrio: regolamentare senza soffocare l’innovazione, preservando ciò che rende umano l’umano.
Senza un dialogo strutturato, si rischia di replicare gli errori del passato, dove l’entusiasmo per la tecnologia ha oscurato riflessioni fondamentali sul suo impatto.
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