di GIORGIO PANDINI
Le cose sono consequenziali: inizia la primavera e, a distanza di pochi giorni, inizia l’ora legale. L’attesa per il cambio dell’ora, rituale oramai consueto che segna il passaggio da quella solare a quella legale, si fa sempre più palpabile.
Per molti, questo momento non è solo un giro di lancette dell’orologio, ma un segnale inequivocabile dell’avvento della nuova stagione, con la promessa di giornate più lunghe e temperature più miti.
La domanda che serpeggia tra la popolazione è: “Quando dovremo spostare le lancette per abbracciare l’ora legale nel 2024?”.
La risposta è chiara. L’ora legale farà il suo ingresso trionfale nella notte del 31 marzo e come sempre sarà necessario compiere il gesto convenzionale di avanzare le lancette in avanti. Un piccolo, ma significativo, spostamento che per molti, rappresenterà il vero e proprio segnale dell’arrivo di giornate più luminose e piacevoli, che accompagnano il risveglio della natura.
Questo passaggio non influenza solo la nostra routine quotidiana, ma esercita anche un impatto diretto sul nostro umore e sulle nostre abitudini.
Se la primavera segna la fine del rigore invernale, l’ora legale diviene simbolo di un tempo che si estende, offrendo più luce e giornate più lunghe.
L’incremento delle ore di luce naturale al pomeriggio e alla sera può avere un effetto positivo sul benessere psicologico, riducendo i sintomi del “mal di stagione” invernale e incoraggiando un maggiore dinamismo.
L’introduzione dell’ora legale ha radici che affondano nel lontano 1784, quando Benjamin Franklin propose per primo l’anticipo dell’orario per risparmiare sul consumo di candele, un bene di primaria necessità in un’era pre-industriale. L’intuizione di Franklin, sebbene rudimentale, gettò le basi per quella che sarebbe diventata una pratica diffusa.
In Italia, è stata ufficialmente adottata nel 1965 con la Legge 503, iniziando a seguire un modello già consolidato in molti paesi europei e del mondo.
L’adozione del meccanismo ha avuto implicazioni significative, soprattutto dal punto di vista economico e sociale: sul fronte economico, uno dei principali benefici risiede nel risparmio energetico. Con un maggior numero di ore di luce naturale durante la giornata, si riduce la necessità di illuminazione artificiale, sia nelle abitazioni private che nelle strutture pubbliche e commerciali.
Ciò si traduce in una diminuzione dei consumi energetici, con effetti positivi sul bilancio delle famiglie, delle imprese e dello Stato, che vedono ridursi i costi energetici complessivi.
Oltre ai vantaggi economici, vi sono benefici sociali: la maggiore quantità di luce naturale, specialmente nelle ore serali, incoraggia le persone a trascorrere più tempo all’aperto, socializzare, praticare attività fisica e a godere maggiormente del tempo libero. Questo si traduce in un miglioramento della qualità della vita, favorisce maggiore benessere fisico e mentale, stimolando attività ricreative fuori casa.
Tuttavia, nonostante i benefici, l’ora legale non è immune da critiche: uno degli aspetti più dibattuti riguarda gli effetti sul nostro organismo, in particolare sul ritmo circadiano, il nostro orologio biologico interno che regola il ciclo sonno-veglia.
Il cambiamento dell’orario, infatti, interferisce sui ritmi biologici naturali e causa disturbi del sonno.
Molte persone lamentano difficoltà ad addormentarsi o a svegliarsi, con conseguente sensazione di spossatezza e irritabilità nei giorni successivi al cambio.
Un riposo inadeguato, a sua volta, può avere effetti negativi sul sistema immunitario, sul metabolismo, sul sistema cardiovascolare e non mancano appelli da parte di esperti e associazioni a rivedere la pratica del cambio dell’ora.
Negli ultimi anni, l’Unione Europea ha discusso più volte della possibilità di abolire il passaggio all’ora legale, ma finora non ci sono stati sviluppi concreti in tal senso.
Il dibattito rimane aperto, bilanciando i benefici economici e sociali con le potenziali ripercussioni sulla salute e sul benessere individuale.