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Su Fabbrica della Comunicazione, la rubrica Viaggio nella Storia Contemporanea è a cura del giornalista e scrittore Franco Fracassi – già co-autore di una collana di 12 volumi dal titolo “Nei Secoli Brevi” – che commenta con Beatrice Silenzi fatti e personaggi degli ultimi 120 anni.

Viene delineata una sconvolgente ricostruzione della strage di Ustica, avvenuta il 27 giugno 1980.
In occasione del 45° anniversario dell’evento, Fracassi ha smontato le teorie ufficiali e i depistaggi, definendo l’abbattimento del DC-9 Itavia non come un attentato o un cedimento strutturale, ma come il tragico errore di una vera e propria battaglia aerea segreta, il cui obiettivo era l’assassinio del leader libico Muammar Gheddafi.

Perché eliminare Gheddafi?

La chiave per comprendere Ustica risiede nel contesto geopolitico dell’epoca. Gheddafi, seguendo le orme del leader egiziano Nasser, stava promuovendo un ambizioso progetto di Panarabismo, volto a unire le nazioni arabe e del Nord Africa in un’unica, potente entità politica ed economica, indipendente sia dal blocco statunitense che da quello sovietico.

Questo progetto rappresentava una minaccia diretta agli interessi neocoloniali della Francia, che manteneva un’enorme influenza economica sulle sue ex colonie africane attraverso meccanismi come il Franco CFA.
La Francia, quindi, era il principale attore interessato a fermare l’ascesa di Gheddafi. “In cima alla lista di coloro che volevano far fuori Gheddafi c’era la Francia”, ha affermato Fracassi.

La Notte della Battaglia Aerea

La notte del 27 giugno 1980, Gheddafi stava tornando da una visita ufficiale in Polonia a bordo del suo aereo. La sua rotta di volo lo avrebbe portato a sorvolare i cieli italiani, proprio sopra il Mar Tirreno. L’operazione segreta per abbattere il suo aereo era già in atto.

Nei cieli si scatenò una vera e propria battaglia che coinvolse diversi attori: aerei francesi, con il compito di eseguire l’attacco, aerei libici, inclusi i MiG che scortavano Gheddafi, aerei della NATO, inclusi quelli italiani e statunitensi, che monitoravano la situazione.

In questo scenario di guerra non dichiarata, il DC-9 Itavia, partito da Bologna e diretto a Palermo, si trovò nel posto sbagliato al momento sbagliato. Fu colpito per errore, diventando la vittima collaterale di un’operazione militare internazionale.

Il “Muro di Gomma”

Per Fracassi, la tragedia più grande è iniziata subito dopo lo schianto. Per occultare la verità, è stata messa in moto una massiccia e sistematica operazione di depistaggio, che resiste ancora oggi.
Il giornalista ha rivelato dettagli inquietanti su come lo Stato italiano abbia partecipato attivamente a questo insabbiamento.
Ha citato il ruolo di Licio Gelli, capo della loggia P2, che secondo Fracassi aveva un ufficio all’interno del Ministero della Marina Militare proprio per gestire i depistaggi legati a Ustica.

La scia di sangue è continuata per anni con una serie di morti sospette che hanno eliminato testimoni chiave: suicidi e incidenti inspiegabili di radaristi e ufficiali militari che erano in servizio quella notte.

L’episodio più clamoroso fu la strage di Ramstein in Germania, dove i due piloti delle Frecce Tricolori che avrebbero dovuto testimoniare sull’accaduto il giorno seguente morirono in uno scontro aereo durante un’esibizione.
Fracassi ha anche raccontato di aver ricevuto personalmente un dossier “avvelenato” da un ufficiale, che presentava una versione dei fatti completamente falsa (un aereo carico di uranio, speronato e poi fatto esplodere), dimostrando come i depistaggi fossero attivi e mirati a confondere l’opinione pubblica e gli inquirenti.

L’analisi dipinge un quadro in cui Ustica non fu un incidente, ma un atto di guerra. L’Italia, trovandosi geograficamente e politicamente al centro della vicenda, è diventata complice nel nascondere la verità per proteggere alleati internazionali e i propri vertici politici e militari. “Lo Stato italiano è stato complice di una cosa del genere”, ha concluso Fracassi, sottolineando che ammettere la verità significherebbe riconoscere che l’intero apparato statale ha partecipato a un’operazione criminale, causando la morte di 81 civili innocenti e occultando la verità per decenni.

Beatrice Silenzi ha collaborato con gli autori nella realizzazione di tre Audiolibri “Hitler 1945”, “The Italy Project” e “Pravda”, anch’essi disponibili scrivendo mail a

francofracassi1@gmail.com

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